Antica e celebre raccolta di novelle italiane, scritte in volgare. La prima
pubblicazione a stampa, avvenuta nel 1525, a cura del letterato C. Gualteruzzi,
e l'edizione giuntina del 1572, curata da V. Borghini, recano come titolo
Le
cento novelle antiche e
Libro di Novelle et di bel parlar gentile.
Sconosciuta è l'originaria consistenza della raccolta, forse composta da
123 novelle poi ridotte al numero convenzionale di cento. Sconosciuto è
anche l'autore: si è pensato a due autori differenti, uno dei quali
sarebbe stato il raccoglitore e l'autore del prologo. Incerta è anche la
provenienza delle novelle; a lungo si è ipotizzata un'origine toscana del
materiale, ma la presenza di un numero cospicuo di novelle con personaggi
dell'Italia settentrionale ha fatto prevalere la tesi di un materiale prodotto
nell'alta Italia (forse nella Marca trevigiana), poi raccolto e rielaborato in
Toscana. Le cento novelle di cui si compone il libro, le cui fonti sono di
carattere biblico, orientale, mitologico, hanno un contenuto molto ricco e
vario. Vi si trova, ad esempio, l'esaltazione della nobiltà in
contrapposizione alla borghesia involgarita dai commerci e dai traffici. I
protagonisti sono spesso personaggi leggendari presi a esempio di
magnanimità: trovatori provenzali, filosofi, cavalieri ed eroine della
Tavola Rotonda, re biblici e imperatori romani, cristiani e saraceni (Federico,
Carlo Magno, il Soldano). Assenti sono, invece, figure significative di preti e
santi cristiani. I racconti molto brevi hanno a lungo fatto pensare al
N.
come a una sorta di prontuario di novellistica, mentre la brevità
risponde, invece, a un preciso intento di
locutio brevis proprio
dell'
Ars dictandi.