Movimento raggruppante tutti i Paesi che non hanno aderito ai blocchi
politico-militari facenti capo agli Stati Uniti e all'Unione Sovietica,
costituitisi dopo la seconda guerra mondiale. Il
n.a. nacque
ufficialmente con la conferenza di Belgrado del 1961, cui parteciparono, oltre
alla Jugoslavia, 24 Paesi dell'Asia, Africa e America Latina. Le origini del
movimento risalgono però alla conferenza di Bandung del 1955, quando i
rappresentanti di tutti i Paesi dell'Asia e dell'Africa, allora indipendenti,
sottoscrissero una dichiarazione a sostegno della pace da perseguire superando
la politica di contrapposizione dei due blocchi, ispirandosi al principio
dell'autodeterminazione dei popoli e della non ingerenza nei reciproci affari
interni. Oltre al superamento del colonialismo, si proposero il miglioramento
delle condizioni economiche del Terzo Mondo e il perseguimento di una politica
ispirata ai principi della coesistenza pacifica e della collaborazione con tutti
i Paesi su un piano di parità, a prescindere dalle differenze esistenti
nei rispettivi ordinamenti politici e sociali. I principali ispiratori del
n.a. furono il presidente jugoslavo Tito, quello egiziano Nasser e il
primo ministro indiano Nehru, che promossero una politica di "neutralismo"
attivo nel campo del pacifismo. In una prima fase il movimento si orientò
verso il sostegno al processo di decolonizzazione, vedendo progressivamente
aumentare il numero dei Paesi aderenti, che salirono gradualmente fino ad oltre
100. Negli anni Settanta, con l'inizio della distensione fra Stati Uniti e
Unione Sovietica e il venir meno della politica di contrapposizione fra i
blocchi, i Paesi non allineati cercarono di assumere un ruolo più
importante nel campo dei rapporti economici internazionali, rivendicando
l'esigenza di un "nuovo ordine economico" che ponesse fine allo squilibrio
esistente fra Nord e Sud del mondo. In questo senso, vennero attuate delle
politiche di controllo delle esportazioni di materie prime da parte dei Paesi in
via di sviluppo, per cercare di riequilibrarle con l'importazione di prodotti
industriali: politica che funzionò solo nel caso dei Paesi produttori di
petrolio. Il proliferare di guerre locali negli anni Settanta-Ottanta, dal
Vietnam al conflitto fra Iran e Iraq (entrambi appartenenti al gruppo dei non
allineati), determinò la crisi del movimento, che si trovò di
fronte all'impossibilità di mantenere al suo interno una posizione di
equidistanza fra l'Occidente e il mondo socialista, considerata da diversi Paesi
non allineati, come quelli dell'America Latina e in particolare Cuba,
l'ideologia naturalmente più vicina ai principi del
n.a. La
nascita, inoltre, del movimento rivoluzionario islamico, con la sua pretesa di
influire direttamente sulla politica interna dei vari Paesi, come su quella
internazionale, e la corsa agli armamenti praticata dagli stessi Paesi non
allineati hanno costituito solo alcune delle contraddizioni di fondo del
movimento. Il susseguirsi delle conferenze (Lusaka, 1970; Algeri, 1973; Colombo,
1976; L'Avana, 1979; Nuova Delhi, 1983; Harare, 1986; Belgrado, 1989; Accra,
1991) si è così risolto in una serie di dichiarazioni di
principio, spesso generiche e frutto di difficili compromessi, che hanno dovuto
scontrarsi con le contraddizioni esistenti all'interno del movimento stesso.
All'inizio degli anni Novanta, la fine della guerra fredda, il crollo mondiale
del comunismo, il mutamento profondo della situazione internazionale, insieme
alla debolezza politica del movimento stesso, hanno determinato una profonda
crisi fra i non allineati, ponendone in discussione la stessa ragion
d'essere.