(dal bizantino
nomokánōn). Termine con cui si definiscono le
collezioni di leggi normative adottate dalle Chiese orientali comprendenti,
oltre ai canoni conciliari, anche le leggi imperiali. Il
n. ha origini
molto antiche: nel VI sec. il futuro patriarca di Costantinopoli Giovanni lo
Scolastico inserì nella raccolta di canoni da lui curata
(
Synagoghé) anche le norme tratte dalle lettere canoniche di san
Basilio. Ciò significò l'assunzione definitiva dei testi
patristici nelle collezioni canoniche, all'interno delle quali essi acquistarono
un'autorità crescente. I
n. si diffusero ampiamente all'interno
delle diverse Chiese orientali e alcuni di essi ebbero un prestigio particolare.
Fra questi ricordiamo: il
Grande Nomocanone Georgiano di XIV titoli
(risalente ai secc. X-XI); la
Kormčaja Kniga di san Saba (XIII
sec.), che ebbe larga diffusione in tutta la Slavia ortodossa; il
Syntagma di Matteo Blastarēs (1335); il
Nomocanone di Manuele
Malaxos (1561). In particolare presso la Chiesa egiziana o copta ha tuttora
carattere normativo una raccolta canonica compilata in lingua araba nel XIII
sec. Si tratta di un testo che, diffuso anche nella regione abissina, vi rimase
come fondamento della legislazione dell'Impero fino all'adozione dei moderni
Codici Civile e Penale.