Fiume (6.671 km; bacino 2.867.000 kmq) dell'Africa orientale. È il
maggior fiume dell'Africa, primo del mondo per lunghezza e uno dei primi per
estensione. Si considera come suo ramo sorgentifero il fiume Kagera, il maggior
immissario del Lago Vittoria. All'uscita dal Lago Vittoria forma un serie di
rapide, le
Ripon falls, oggi non più visibili per la costruzione
della diga delle Owen Falls. Si dirige poi verso Nord-Ovest, formando un
vastissimo bacino paludoso (lago Kioga). Poco oltre il fiume forma le cascate
Murchison. Esce nella pianura sudanese col nome di
Bahr el-Gebel o
N.
delle montagne, dove si divide in molti rami, tra cui il Bahr el-Zefar
(fiume delle giraffe), a cui si ricongiunge dopo 380 km. In questo tratto
subisce grandi perdite di acqua per evaporazione. La confluenza di tanti fiumi
dal corso lento e su un terreno pianeggiante determina la formazione di una
palude in cui crescono papiri e piante palustri, che formano una rete
inestricabile tale da rendere difficile la navigazione. Riceve da sinistra il
Bahr el-Ghazal (fiume delle gazzelle) e da destra il Sobat. Riprende poi a
scorrere verso Nord, attraversando una regione di savane con gallerie di
vegetazione arborea. Giunto a Khartoum riceve da destra il
N. Azzurro,
assai ricco di acque, che scende dall'altopiano etiopico. Attraversa quindi la
Nubia, ricevendo l'ultimo affluente, l'Atbara. Con una serie di sei cateratte,
l'ultima delle quali si trova poco a monte di Assuan, il
N. scende da 350
a 85 m di altitudine. Tra la prima e la seconda cateratta il fiume si allarga
nel bacino artificiale di Nasser formato dalla diga di Assuan. A valle del Cairo
ha inizio il delta, assai fertile e densamente popolato, intersecato da un
intrico di bracci morti e canali artificiali e limitato dai due rami di Rosetta,
a Ovest, e di Damietta, a Est. La portata e il regime del fiume dipendono in
gran parte da quello dei principali affluenti: il
N. Bianco e il
N. Azzurro. Le acque del primo e quelle del Sobat alimentano il corso
durante i mesi da gennaio a giugno, mentre tra giugno e settembre la maggiore
portata è data dal
N. Azzurro e dall'Atbar, che convogliano nel
fiume ondate di piena ricca di
limo fertilizzante. A tale irrigazione,
detta "per sommersione", dal XIX sec. è subentrata l'irrigazione
permanente, possibile grazie alla costruzione di imponenti dighe e canali che
permettono di immagazzinare le acque in grandi bacini di riserva. Tra i
principali sbarramenti, si ricordano quello di Gebel Aulia, di Sennar, di Owen
Falls, del Delta, di Assiut, di Nag Hammadi, di Isna, di Zifita e quello di
Assuan. In particolare quest'ultimo, terminato nel 1970, ha notevolmente
aumentato il potere irriguo del fiume e la produzione di energia idroelettrica.
● St. - Il
N. ha sempre avuto molta importanza come via di
comunicazione. Le sue sorgenti rimasero avvolte in un mistero fino alla
metà del XIX sec. Il primo tentativo di individuarle fu fatto da due
centurioni romani, che risalirono fino alle paludi del Bahr el-Ghazal e
riferirono che il
N. sgorgava da due alte montagne. Nel II sec. d.C. il
geografo Martino de Tiro esplorò i cosiddetti "Laghi" e "Monti della
Luna" nei quali pensò di individuare la sorgente del fiume. Nel 1613 il
missionario gesuita X.P. Paez e l'esploratore inglese J. Bruce esplorarono il
N. Azzurro considerandolo il ramo principale del fiume. Seguirono le
esplorazioni dei francesi D'Abbadie (1837-44), Brun-Rollet (1855) e Lejan
(1859-61), del tedesco T. Heuglin (1856-76), dell'inglese Petherick (1848-63) e
dell'italiano G. Miani (1860). Già nel 1853, però, gli inglesi
Speke e Burton, scoperto il lago Vittoria, lo considerarono il bacino
sorgentifero del
N. In seguito, la ricognizione completa del Kagera,
effettuata dal tedesco H. Baumann nel 1892, accertò che tale fiume era la
più remota sorgente del
N. ● Rel. - Il
N. fu
considerato una divinità da Egiziani, Greci e Romani. Nell'Antico Egitto
il fiume era stato sacralizzato, poiché si credeva che la vita fosse nata
dalla lotta tra Osiride (il fiume) e Iside (la terra nera del delta) contro il
rosso e maligno Seth (il deserto), a simboleggiare il ruolo determinante del
N. nella sopravvivenza umana in quel luogo desertico. Nella mitologia
greca fu considerato figlio di Oceano, padre di Menfi e nonno di Libia. ●
Icon. - Gli Egiziani raffigurarono il
N. come una divinità barbuta
dal corpo molle, spesso sdraiato, coronato di loto e papiro, con fiori e doni
nelle mani. Nell'arte ellenistica e romana venne ritratto come un vecchio
barbuto con cornucopia e scolpito in marmo grigio e nero. Del periodo
ellenistico sono rimaste anche raffigurazioni di episodi della piena nilotica in
Etiopia e nel Delta. Celebre è la statua del
N. giacente,
conservata nei Musei Vaticani, rappresentato in forma di coccodrillo, con 16
putti simbolo dei 16 cubiti di altezza delle piene. Sulle monete di età
imperiale romana circolanti in Egitto, il dio
N. fu riprodotto da solo o
con la dea Euthenia, le personificazioni di Alessandria e del fiume Tiber, con
il nilometro o in compagnia di animali locali, quali l'ippopotamo o il
coccodrillo.
Sudan: il fiume Nilo alla terza cataratta