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Nigeria.

Stato (923.768 kmq; 124.530.000 ab.) dell'Africa occidentale. Confina a Nord con il Niger, a Nord-Est con il Ciad, a Sud-Est con il Camerun, a Ovest con il Benin, a Sud si affaccia sul Golfo di Guinea. Capitale: Abuja. Città principali: Lagos, Ibadan, Abeokuta, Port Harcourt, Ilesha, Ogbomosho, Kano. Ordinamento: Repubblica federale indipendente nell'ambito del Commonwealth britannico. Moneta: naira. Lingua ufficiale: inglese; sono parlate le lingue sudanesi. Religione: musulmana; ci sono minoranze cristiane e animiste. Popolazione: è formata da sudanesi, suddivisi in numerose etnie.

GEOGRAFIA

La N. comprende parte del bacino del lago Ciad e l'intero basso corso navigabile del fiume Niger, e include la parte centrale della regione sudanese. È formata al centro e a Nord-Est da elevati altipiani (900-1.800 m) percorsi da rilievi montuosi, con steppe e savane; il resto del Paese è costituito prevalentemente da pianure con fitte foreste e dal grande ed acquitrinoso delta del Niger, che ha un fronte di 350 km ed è suddiviso nei numerosi rami del fiume, i cosiddetti oil rivers, perché attraversano una zona ricca di palme da olio. La fascia costiera è orlata da lagune (la maggiore è quella di Lagos) che continuano quelle del litorale guineano. Il clima è equatoriale nella sezione costiera, sub-tropicale sugli altipiani.
Cartina della Nigeria


ECONOMIA

La N. è un Paese ricco di risorse. L'economia si basa principalmente sull'agricoltura (sorgo, miglio, patata, riso, mais, manioca, cacao, palma da olio, arachide, cotone, caucciù, banane, tabacco, pepe e zenzero), che impegna il 60% della manodopera. L'allevamento (caprino, ovino, bovino, suino, equino) è largamente praticato, in particolare, nelle savane settentrionali. Il patrimonio forestale (mogano) si estende sul 16% della superficie territoriale. Il settore minerario ha assunto, già dagli ultimi decenni, una notevole importanza; il sottosuolo offre carbone, stagno, columbite, ferro, oltre al petrolio e al metano, il cui sfruttamento massiccio è iniziato in epoche recenti. L'industria è ancora spesso artigianale (lavori in cuoio, rame e argento); quella moderna comprende tabacchifici, oleifici (arachidi), stabilimenti tessili, saponifici; si producono, inoltre, birra, generi alimentari e materie plastiche.

STORIA

Le prime notizie storicamente attendibili, riguardanti i territori dell'attuale N., risalgono al X sec. e sono ricavate dai resoconti di viaggiatori arabi. Popolazioni di etnia Haussa, originarie forse dell'Asia, fondarono i Regni settentrionali della regione e subirono, a partire dal XIII sec., l'influenza islamica, in seguito rafforzata dallo stanziamento in quelle terre di gruppi di etnia Fulani. Questi ultimi, di religione musulmana e legati per tradizione all'impero del Mali, nel corso dei secoli islamizzarono completamente le popolazioni residenti e soppiantarono anche politicamente l'etnia Haussa. Nella fascia centrale della N. si estendevano i Regni delle popolazioni di lingua bantu (Tiv, Jukum e Nupe), a Sud-Ovest erano localizzati gli Yoruba (la cui massima espansione come entità statale si verificò nel XVIII sec.) e a Sud-Est gli Ibo che, pur non avendo mai creato uno Stato centralizzato ma piuttosto piccole comunità autonome, si riconoscevano in una lingua e cultura comuni. Raggiunta da navigatori portoghesi nella seconda metà del XV sec., la costa nigeriana divenne, nel secolo successivo, una delle più importanti zone operative per la tratta degli schiavi, ma solo a partire dall'abolizione di tale traffico ebbe inizio, in particolare ad opera della Gran Bretagna, la penetrazione economica e coloniale europea. Nel 1861 gli Inglesi stabilirono a Lagos una base militare e commerciale, allargando successivamente il proprio dominio verso le regioni settentrionali, il basso Niger e la costa, ora direttamente con la forza, ora mediante l'istituto del protettorato. Nel 1914, tutti i territori, amministrati a vario titolo da Britannici, furono unificati dalla Corona con l'istituzione di una colonia; questa si rivelò un'entità statale tra le più artificiose del colonialismo, comprendendo popolazioni di razza, lingua, storia e tradizioni estremamente diverse. L'unico elemento che conferiva omogeneità al Paese era la presenza del fiume Niger che, con il suo affluente orientale Benué, divideva il territorio in tre grandi aree, ciascuna delle quali ospitava uno dei tre principali gruppi etnici della N. (profondamente distinti anche da un punto di vista culturale, economico e sociale): Haussa-Fulani a Nord; Ibo a Est e Sud-Est; Yoruba a Ovest. Tuttavia, neppure tali aree presentavano caratteri uniformi; al contrario, al loro interno erano presenti numerose etnie minori e si potevano contare oltre trecento tra lingue e dialetti (riconducibili ai ceppi linguistici kwa, sudanese e bantu) e diverse religioni (musulmana, cristiana, animista). Solo tenendo presente questa pluralità etnica e culturale è possibile comprendere l'origine dei numerosi conflitti, che si determinarono nel Paese dopo il conseguimento dell'indipendenza. A ciò si aggiunse, negli anni del colonialismo, un'ulteriore divisione nel Paese, in campo economico, sia in termini di ricchezza, sia di metodi produttivi: a un Nord, fondato su un'economia agro-feudale, diretta da una classe di proprietari indigeni, si contrapposero le zone maggiormente urbanizzate e produttive del Sud, in via di industrializzazione (più disponibili a mutuare strutture economiche e culturali europee), guidate da una classe dirigente di funzionari e commercianti. Tra le due guerre mondiali si sviluppò in N. un movimento di pensiero politico (il National Congress of West Africa, analogo al Partito del congresso attivo in India), che avviò il processo di decolonizzazione. Questo si svolse per gradi, secondo successivi stadi di autonomia, e fu condotto dalla Gran Bretagna su base federale, in riferimento alle tre grandi aree citate e, dunque, su base etnica. Tale partizione, del resto, era ritenuta auspicabile anche dai principali partiti locali (NPC, Northern People's Congress; AG, Action Group; NCNC, National Council of Nigeria Citizens), che nelle elezioni del 1959 prevalsero ciascuno nella rispettiva regione di appartenenza. L'indipendenza fu proclamata nel 1960 e gestita da un Governo fondato su una coalizione tra i partiti NPC e NCNC; la Repubblica nacque tre anni più tardi ed ebbe come primo presidente N. Azikiwe. Nonostante le divisioni esistenti all'interno del Paese, per alcuni anni il conflitto rimase latente, anche grazie al fatto che i due gruppi etnici maggiori, Haussa-Fulani e Ibo, condividevano le responsabilità di Governo. All'opposizione si trovava, invece, l'Action Group, diretto da Obafemi Awolowo, caratterizzato, più che dalla sua base regionale, dal programma dichiaratamente socialista e senza limitazioni di etnia. Nel lungo periodo, la coalizione governativa tra i latifondisti del Nord e i borghesi liberali del Sud-Est ridusse la propria azione alla semplice tutela delle rispettive zone di influenza dalle interferenze del Governo centrale e l'equilibrio di forze, che giustificava la forma federale dello Stato, fu presto infranto. Nel 1964, si giunse alla formale crisi di Governo, di cui furono causa sia i conflitti etnici, sia quelli politico-economici, che contrapponevano la casta feudale del Nord, decisa a conservare nella propria zona i tradizionali privilegi oligarchici, alla borghesia commerciale e imprenditoriale dell'élite Ibo, desiderosa di allargare i propri mercati all'intero territorio nazionale. Il partito e l'etnia Ibo si rivelarono la classe dominante, riuscendo a monopolizzare, anche grazie al più alto livello di istruzione dei loro membri, le posizioni un tempo gestite dal personale amministrativo britannico. Le elezioni del 1964 non sbloccarono la situazione, aprendo la strada al colpo di Stato militare avvenuto nel 1966. Il generale J. Aguiyi-Ironsi, prescelto dalla borghesia Ibo a realizzare un progetto istituzionale di Stato centralizzato e di egemonia economica, prese il potere e avviò il percorso abrogativo degli istituti federali. Nel luglio dello stesso anno, in N. si verificò un secondo colpo di Stato militare (questa volta ispirato dall'élite settentrionale), in seguito al quale il generale Y. Gowon ripristinò la federazione, questa volta articolata in dodici Stati. In quell'occasione gli Ibo si ritirarono nei loro territori d'origine (fatto che ebbe, tra le altre, la conseguenza di concentrare buona parte dei capitali nigeriani nella provincia sud-orientale) e il governatore dell'Est, O. Ojukwu, proclamò l'indipendenza della Repubblica del Biafra. Il malcontento e le tensioni, all'interno del Paese, aumentarono sempre più, fino allo scoppio di una guerra secessionista; il conflitto si concluse nel 1970, con la reintegrazione del Biafra e degli Ibo nello Stato unitario. Per quanto riguarda l'economia, il periodo del generale Gowon fu caratterizzato da una considerevole espansione, legata all'incremento della produzione petrolifera e al congiunturale aumento del prezzo del greggio. L'impiego di una percentuale maggiore della popolazione nel settore petrolifero ebbe come conseguenza l'abbandono della tradizionale attività agricola, con gravi conseguenze quando negli anni successivi il mercato degli idrocarburi registrò una flessione dei prezzi. Nel luglio 1975 un colpo di Stato sostituì al presidente Gowon il generale M. Muhammed, che attuò un riassetto amministrativo, portando a 19 gli Stati della Federazione, allo scopo di tutelare meglio alcune etnie minoritarie e scoraggiarne così eventuali propositi di rivolta. L'anno seguente Muhammed fu assassinato durante un tentativo di golpe, poi sventato dal generale O. Obasanjo, che gli successe al potere. In politica estera, il nuovo presidente attuò un riavvicinamento alla Gran Bretagna; in politica interna, elaborò una nuova Costituzione e liberalizzò l'attività dei partiti, riconducendo gradatamente il Paese alla democrazia e riconsegnando il Governo ai civili. Nel 1979 fu eletto alla presidenza della Federazione Shehu Shagari, che si impegnò in una politica di pacificazione interna del Paese e portò a trenta gli Stati federati. Nel 1983, in presenza di una perdurante condizione di difficoltà economica, causata dalla contrazione delle vendite e dal ribasso del prezzo del petrolio, il Governo decretò l'espulsione, dalla N., di due milioni di immigrati; questa decisione provocò un esodo di massa, destabilizzante per gli Stati limitrofi, in particolare Togo e Benin. L'incapacità, da parte di Shagari, di creare nel Paese uno stabile equilibrio interno, fu all'origine di un colpo di Stato. Questo rivolgimento portò a capo di un nuovo Governo militare il generale M. Buhari, mentre il Parlamento fu sostituito da un Consiglio nazionale formato da rappresentanti degli Stati federali. Nonostante provvedimenti di stretto rigore, la crisi economica non migliorò e nel 1985 Buhari decise di reiterare i decreti di espulsione per gli immigrati. Questa volta i 700.000 stranieri cacciati dalla N. diedero vita a scontri sanguinosi alle frontiere con il Benin. Nel tentativo di riguadagnare al Paese una certa credibilità, soprattutto in ambito internazionale, già nel medesimo anno si verificò un avvicendamento al potere fra militari e la guida dello Stato fu assunta dal generale I. Babangida. La politica intrapresa dal nuovo presidente mirava, almeno ufficialmente, ad una graduale democratizzazione del Paese, con l'elezione diretta dei Consigli municipali e dell'Assemblea costituente, nella prospettiva di poter reinsediare entro i primi anni Novanta il Parlamento: tale scopo fu, tuttavia, smentito dai metodi autoritari e repressivi adottati per evitare l'espressione del dissenso e il nascere di disordini sociali. Inoltre Babangida stabilì un regime di severa austerità per risanare l'economia. Dopo aver indetto e puntualmente annullato diverse consultazioni elettorali (l'ultima nel 1993), il generale fu costretto a rinunciare alle proprie funzioni e a permettere la formazione del Governo ad interim di E. Shonekan. Tuttavia, le divergenze sorte fra chi chiedeva nuove elezioni e chi rivendicava la validità di quelle svolte pochi mesi prima, portarono a un nuovo colpo di Stato guidato dal generale S. Abacha. Il suo regime si caratterizzò subito per i provvedimenti di restrizione dei diritti politici e civili (abolizione di tutti i partiti, ecc.) e per scelte economiche impopolari, quali l'aumento del prezzo dei carburanti all'interno del Paese. Nel 1994 ebbero inizio i lavori della Conferenza nazionale consultiva, incaricata di redigere una nuova Costituzione e avviare un pacifico processo di trasferimento dei poteri democratici ai civili. L'effettiva rappresentatività dei membri di questa assemblea e la reale libertà dei lavori risultarono gravemente inficiate dalle ingerenze governative. Mentre la Conferenza stabiliva il termine per la trasformazione del sistema di Governo in senso democratico al 1997, gli scioperi e le iniziative di protesta da parte della popolazione in merito a gravi problemi (diritti politici, rivendicazioni economiche, ecc.), determinarono, nel biennio 1994-95, l'inasprimento della repressione militare (divieto di pubblicazione di numerosi quotidiani, prolungamento della carcerazione preventiva, abolizione del diritto di appello, arresti arbitrari di sindacalisti, giornalisti, scrittori, intellettuali, ecc.). Gli arresti immotivati di personalità e di esponenti politici causarono un grave isolamento politico ed economico del Governo della N. e l'esclusione temporanea del Paese dal Commonwealth, unitamente all'adozione di sanzioni economico-commerciali contro di essa (tra cui l'embargo militare). Il generale Abacha rinviò indefinitamente il ripristino delle istituzioni democratiche finché alla sua morte, avvenuta nel 1998, gli successe il capo di Stato Maggiore generale Abdulsalam Abubakar, che si impegnò a rispettare la transizione verso un regime democratico. Le elezioni del 27 febbraio 1999 decretarono la nomina a presidente di Olusegun Obasanjo, leader del People's Democratic Party, che si fece garante della svolta democratica nel Paese. Nel 2000 continuarono i gravi incidenti tra le diverse comunità del Paese, che provocarono centinaia di vittime. A metà ottobre 2001, sull'onda della protesta anti-americana che aveva preso il via dopo gli attentati dell'11 settembre e l'intervento contro l'Afghanistan, nuove violenze tra cristiani e musulmani scoppiarono a Kano, dove morirono centinaia di persone. Il 27 gennaio 2002 un'esplosione in un deposito di munizioni posto in una popolosa zona di Lagos provocò la morte di oltre 1.000 persone; in febbraio oltre 100 persone trovarono la morte a Lagos nei tafferugli tra membri delle due etnie Haussa-Fulani (musulmani, provenienti dal Nord) e Yoruba (principalmanete cristiani, provenienti dal Sud). In novembre oltre 200 persone perirono negli scontri provocati da integralisti islamici in netto dissenso nei confronti del concorso per l'elezione di Miss Mondo previsto nella città settentrionale di Kaduna (la miccia che aveva fatto scattare le violenze era stato un articolo apparso su un quotidiano nel quale si ironizzava sulla bellezza della candidate che avrebbe potuto tentare anche il profeta Maometto). Solo dopo giorni di intensa violenza, il concorso venne spostato in Gran Bretagna. Nel 2002, inoltre, la N. venne fatta oggetto di pressioni internazionali per la sospensione della pena di morte a due donne accusate di adulterio. Il 3 febbraio 2003 una forte esplosione nel centro della capitale provocò la morte di decine di persone e il ferimento di centinaia: dubbi permasero sull'origine, dolosa o meno, dell'evento. Le elezioni legislative del 12 aprile e le presidenziali del 19 aprile 2003, svoltesi in un clima di violenze e intimidazioni, confermarono il presidente uscente Obasanjo, che ottenne il 61,8% dei voti contro il 32% dello sfidante musulmano Muhammadu Buhari. Nonostante la denuncia di frodi in almeno 13 dei 36 Stati federati, venne confermato il risultato delle votazioni. Nel 2004 si intensificarono gli attentati a oleodotti e piattaforme estrattive da parte degli abitanti del Delta del Niger (zona ricca di pozzi), che rivendicavano la redistribuzione dei profitti petroliferi e la bonifica del degrado provocato da decenni di attività estrattiva. La reazione governativa fu durissima. Nei primi mesi del 2006 destò grande preoccupazione il diffondersi tra il pollame della Nigeria del virus mortale dell'influenza aviaria H5N1. Nel mese di maggio un oleodotto esplose presso Lagos, provocando oltre 200 morti carbonizzati.