Criminologo e sociologo italiano. Fu docente di Criminologia e Antropologia
nelle università di Losanna (1901-03) e di Bruxelles (1903-06), di
Sociologia alla Sorbona di Parigi (1919-20) e di Statistica presso
l'università di Napoli (1920-31), quindi a Roma. Sua opera principale,
nella quale riassunse i risultati delle sue ricerche nell'ambito della
sociologia e della psicologia, è
Il mito della civiltà, il mito
del progresso (1951): in essa, facendolo coincidere con quello di stato
sociale, egli definisce il concetto di civiltà come complesso delle
condizioni materiali, intellettuali, morali e politico-sociali di una
popolazione. Ogni comunità umana ha una propria civiltà; per
stabilire la superiorità di una civiltà sull'altra è
necessario prendere in considerazione quattro elementi fondamentali: vita
materiale (condizioni demografiche e condizioni economiche), vita intellettuale
(analfabetismo, scuole, biblioteche, ecc.), vita morale (criminalità,
comportamento sessuale, religiosità, ecc.), vita politico-sociale
(famiglia, lavoro, proprietà, diritti e doveri dei cittadini, ecc.).
N. tentò, inoltre, un'interpretazione globale della storia in
chiave strettamente sociologica, come somma di fattori costanti che determinano
le vicende umane e, pur riconoscendo la presenza di un generale progresso
materiale, negò che esso possa avere andamento lineare. Fra le altre
opere di
N. si ricordano:
L'Italia barbara contemporanea (1898),
Il metodo statistico (1923),
Nozioni preliminari e quadri riassuntivi
di statistica metodologica (1940),
Criminologia (1941-53),
La
fisionomia nell'arte e nella scienza (1952),
Avventure e disavventure
della personalità e delle umane società (1954),
Sociologia
ed altri scritti (1959) (Castiglione di Sicilia, Catania 1876 - Roma
1960).