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Nicola II.

Zar di Russia. Appartenente alla dinastia dei Romanov. Figlio primogenito di Alessandro III e di Maria Fëdorovna, figlia quest'ultima del re di Danimarca Cristiano IX, salì al trono nel novembre 1894 e lo stesso mese sposò Alice d'Assia. Durante il primo decennio di Regno non modificò la politica assolutista perseguita dal padre, incoraggiato in ciò dalla moglie che condivideva le sue tendenze misticheggianti e l'interesse per l'occultismo; di ciò approfittò il monaco Rasputin, per accrescere la propria influenza sulla corte. Frattanto, in tutto il Paese si andavano intensificando i fermenti rivoluzionari e la crisi precipitò allo scoppio della sfortunata guerra russo-giapponese (1904-05). Un'ondata di rivolte ebbe inizio dopo il brutale massacro del gennaio 1905: una folla, guidata da un prete ortodosso, andò a chiedere allo zar la convocazione di un'Assemblea costituente, il suffragio universale, una radicale riforma agraria e un decreto che limitasse a otto ore la giornata lavorativa. I dimostranti vennero abbattuti per ordine dello stesso zar e questo atto di atrocità fu la prima scintilla di una serie di manifestazioni rivoluzionarie, tra cui l'ammutinamento a bordo della corazzata Potemkin e lo sciopero generale del porto di Odessa, mentre i contadini si ribellavano ai grandi latifondisti e nelle fabbriche della capitale si andavano costituendo dei comitati (soviet) operai. Nonostante le repressioni feroci (secondo un calcolo approssimativo, oltre quindicimila furono le vittime), lo zar fu infine costretto a convocare la prima Assemblea nazionale (Duma), nell'aprile 1906. Essa venne sciolta, però, due mesi dopo e N. ritornò all'antico sistema dispotico, sottraendo ogni potere effettivo alle successive tre Assemblee, elette tra il 1907 e il 1914. L'ondata di malcontento salì nuovamente allo scoppio della guerra mondiale, che, per l'inefficienza dell'esercito zarista, costò presto alla Russia immense perdite, mentre i contadini venivano arruolati a milioni per difendere un regime da essi odiato. Con il peggiorare della situazione, scioperi e ammutinamenti finirono per paralizzare definitivamente il regime, costringendo infine N. ad abdicare. Il sovrano venne ucciso, insieme con tutti i suoi familiari, per ordine del Soviet degli Urali che aveva avuto notizia dell'avvicinarsi delle truppe antibolsceviche (Carskoe Selo, Pietroburgo 1868 - Jekaterinburg, od. Sverdlovsk 1918).