(dal greco
neóteroi: più giovani, recenti, moderni). Nome
usato per la prima volta da Cicerone, con intento ironico, per indicare un
gruppo di poeti, per lo più provenienti dalla Gallia Cisalpina, attivi a
Roma tra l'80 e il 40 a.C. In aperto contrasto con la tradizione, essi diedero
vita a un nuovo genere di poesia, seguendo soprattutto l'esempio di Lutazio
Catulo e di Valerio Catone, il loro maestro. Nell'ambito dell'imitazione degli
alessandrini (raffinatezza di forme, sfoggio di erudizione, varietà di
argomenti e di metri, ecc.) essi concepirono la poesia come rivelazione del
proprio mondo interiore, primo esempio di questo tipo nella letteratura latina.
Tra i
n. più famosi citiamo: Licinio Calvo, Furio Bibaculo, Elvio
Cinna e, soprattutto, Catullo, con il quale questo movimento trovò una
splendida e duratura espressione artistica. ║ Per estens. - Termine usato
per indicare nuove correnti artistiche, soprattutto letterarie, con riferimento
a quei poeti contemporanei che più hanno contribuito, come gruppo, al
rinnovamento del linguaggio poetico.