(o
Neodada). Termine con cui si indica una tendenza artistica
dell'avanguardia newyorkese, sviluppatasi tra gli anni Cinquanta e gli anni
Sessanta del XX sec., che riprese modi e sensibilità del primo movimento
Dada (V. DADAISMO).
Pur rappresentando un'esperienza artistica riconoscibile e condivisa, il
N.D. non produsse né manifesti programmatici né
teorizzazioni esplicite. Soprattutto per quanto riguarda i suoi esponenti
statunitensi Robert Rauschenberg e Jasper Johns, il
N.D. si
delineò come momento di connessione e passaggio dall'Action Painting
(V.) alla
pop-art
(V.). La dipendenza dal Dadaismo di questi
artisti, nonostante gli anni in cui esso era stato dimenticato e soppiantato
dalle ricerche dell'Espressionismo astratto sia in Europa sia in America, si
esplicitò in primo luogo come sfiducia nelle tecniche pittoriche in senso
lato (tradizionali o innovative) e come predilezione, rispetto al supporto
piano, dell'uso di materiali "reali". La natura degli oggetti selezionati, per
essere reimpiegati "artisticamente", dimostrava una particolare attenzione ai
risultati della produzione industriale e ai costituenti della comunicazione di
massa (scritte, fotografie, manifesti, ritagli di giornale, ecc.). Una volta
raccolti, essi subivano un processo di montaggio o di rielaborazione che,
attraverso la tecnica del
collage, approdava all'
assemblage: gli
inserti erano, cioè, posti in rilievo, fino a raggiungere una consistenza
tridimensionale. Rispetto al procedimento detto
ready-made ideato da M.
Duchamp, che operò con oggetti il più possibile neutri e dozzinali
perseguendo l'atto immaginativo e concettuale che svelava in essi il momento
artistico, le composizioni dei neodadaisti si differenziarono per l'uso di
elementi recanti i segni dell'uso e dell'invecchiamento e dotati, grazie a
questi segni, di una propria "individualità". L'inserimento di oggetti
negli
assemblages, però, non volle significare per i neodadaisti
l'esclusione completa del dato pittorico: loro obiettivo fu invece quello di
fondere la dimensione policroma e gestuale, propria dell'Action Painting, con la
presenza di elementi reali, forniti dall'ambiente urbano e industriale. La
dialettica interna alle realizzazioni del
N.D. si evidenziò,
appunto, nel permanere della superficie piana dipinta in rapporto all'emergere
dei corpi plastici. La vocazione polemica, sia in senso artistico sia in senso
sociale, che caratterizzò in origine l'esperienza di questa avanguardia,
si diluì progressivamente: gli interpreti successivi furono attenti
più agli aspetti commerciabili delle loro opere che alla definizione di
concetti innovativi rispetto all'idea di arte e di ruolo dell'artista. Il
movimento si diffuse in Europa, in particolare in Francia, con il gruppo dei
Nouveaux Réalistes di Arman, Christo, César, Hains. In Italia
hanno lavorato in direzione assimilabile all'esperienza
N.D. M. Rotella,
E. Baj, G. Barucchello, L. Del Pezzo, P. Manzoni.