Pseudonimo di
Gérard Labrunie. Poeta e scrittore francese.
Trascorse l'infanzia nel Valois a stretto contatto con una tradizione di vecchie
leggende e di scienze occulte. Iniziò assai presto la sua attività
letteraria; dopo alcune poesie patriottiche (
Elegie nazionali, 1826), nel
1928 pubblicò una traduzione del
Faust che lo rese celebre.
Frequentò i poeti del cenacolo romantico (Th. Gautier, A. Houssaye, P.
Borel, A. Dumas) e condusse una vita
bohème. Nel 1834
iniziò una serie di viaggi che lo portarono in Fiandra, Italia, Austria e
Germania, oltre che in Francia. Al suo ritorno incontrò per la prima
volta l'attrice Jenny Colon, che divenne la mitica Aurelia dei suoi sogni; il
poeta non smise mai di amarla e la adombrò in quasi tutti i suoi
personaggi femminili. Nel 1841 fu internato nella clinica del dottor Blanchard,
in seguito a un accesso di follia. Dimesso, ricominciò a viaggiare e
visitò Egitto, Siria, Turchia (1843): tali peregrinazioni ispirarono il
Viaggio in Oriente (1851), pittoresco reportage in cui ricordo e fantasia
appaiono strettamente legati. Dopo varie ricadute del suo male, si uccise nel
1855. Per parecchi anni pubblicò su varie riviste cronache teatrali e
fantasie intonate al gusto dell'epoca. Solo e in collaborazione con altri
scrittori (Dumas e Méry) scrisse parecchie opere di teatro, tra cui
Léo Burckart (1839). Delle sue opere in prosa e in versi citiamo:
il testo in prosa de
Gli illuminati (1852) e i ricordi misti, in prosa e
in poesia, dei
Petits chateaux de Bohème (1853), entrambi
incentrati sulle scienze occulte; le novelle riunite nelle
Figlie del
fuoco (1854), la sua opera più importante; i dodici sonetti delle
Chimere (inseriti nell'edizione delle
Figlie del fuoco, 1854), che
per il loro ermetismo lo pongono tra i precursori di Baudelaire, Mallarmé
e dei surrealisti; il romanzo
Aurelia o Il sogno e la vita (1855).
L'opera di
N., a lungo considerata un momento minore del Romanticismo,
è stata rivalutata in epoca recente in tutta la sua importanza (Parigi
1808-1855).