Stato (147.181 kmq; 24.785.000 ab.) dell'Asia centro-meridionale. Confina a Nord
con la Cina, a Ovest, a Sud e ad Est con l'India. Capitale: Katmandu.
Città principali: Biratnagar, Birganj, Pokhara, Mahendranagar, Nepalganj.
Ordinamento: Monarchia costituzionale. Il potere esecutivo è affidato al
re e al Governo, quello legislativo alla Camera dei rappresentanti e al
Consiglio nazionale. Moneta: rupia nepalese. Lingua ufficiale: nepalese; sono
parlati anche il bihari e varie lingue del gruppo tibetano. Religione: Induismo;
esistono minoranze buddhiste, musulmane e cattoliche. Popolazione: è
costituita prevalentemente da Nepalesi (55%); ci sono minoranze Bihari, Tharu,
Tamang e altri.
GEOGRAFIA
Il Paese, quasi totalmente montuoso, comprende la sezione più
elevata della catena himalayana, con cime che superano gli 8.000 m di altezza: 8
fra le 10 montagne più alte del mondo, fra cui l'Everest (8.848 m), si
trovano, totalmente o parzialmente in
N. A Sud dell'Himalaya si estende
il sistema collinare prehimalayano del Siwālik, con rilievi che si aggirano
sui 1.000 m. I ghiacciai dell'Himalaya alimentano una grossa rete idrografica; i
fiumi principali sono il Karnāli, il Gandak, il Kosi, il Bāghmati. Il
clima è subtropicale, con piogge estive monsoniche; temperato sugli
altipiani interni; alpino in alta quota, con precipitazioni prevalentemente
nevose.
Cartina del Nepal
ECONOMIA
Il
N. è uno dei Paesi più poveri del mondo.
Più del 90% della popolazione attiva è dedita all'agricoltura,
praticata nella valle di Katmandu e nelle altre valli fluviali. I principali
prodotti, insufficienti al fabbisogno interno, sono riso, grano, mais, orzo,
iuta, frutta e canna da zucchero. Nelle zone di montagna è praticato
l'allevamento bovino, ovino, caprino, suino e dei bufali. Le industrie,
principalmente tessile e alimentare (zucchero e prodotti oleari), occupano solo
l'1% della popolazione. Importanza crescente presenta la risorsa del turismo. Le
vie di comunicazione sono insufficienti e i mezzi di trasporto rimangono
inadeguati.
STORIA
Punto d'incontro delle civiltà cinese e indiana, il
N.
ne fu profondamente influenzato, ad eccezione delle regioni interne montuose
rimaste isolate nel corso dei secoli. Il fatto che la tradizione volesse il
Buddha (560 a.C.) originario del villaggio nepalese di Lumbini, inserì il
Paese anche nella storia delle grandi religioni asiatiche. A partire dal IX sec.
il territorio nepalese fu assoggettato all'autorità di alcune dinastie
indiane che si erano spostate in quelle valli per sottrarsi alla conquista
musulmana. Si susseguirono varie casate regnanti, tra cui gli Ayodhya e i Malla,
che introdussero fra la popolazione il sistema castale di origine induista. Con
la morte dell'ultimo re Malla (1475), il
N. si frammentò prima in
quattro Stati e, in seguito, in una dozzina di Principati destinati alla
decadenza. Una nuova unificazione territoriale fu raggiunta nel 1770 con la
conquista del Paese da parte della stirpe Gurkha (di origine indoariana) che,
organizzata secondo un modello aristocratico e guerriero, diventò la
classe dominante. Le mire espansionistiche dei Gurkha verso il Tibet portarono
in
N., per rappresaglia, un esercito cinese che impose un duro
vassallaggio. Immesso nella sfera d'influenza coloniale britannica nel 1792, con
la firma di un trattato commerciale con la Compagnia inglese delle Indie, dopo
una guerra combattuta e persa contro la medesima Compagnia, si instaurò
fra il
N. e il Governo inglese un rapporto di collaborazione per
assicurare reciprocamente i confini himalayani. Per l'appoggio fornito ai
Britannici durante la rivolta indiana del 1857, il
N. ottenne in cambio
il riconoscimento della sua influenza sul Tibet, fatto che accentuò a tal
punto il declino di potere della figura del monarca, in favore di quella del
primo ministro (
maharaja) che questa carica, ricoperta da membri del
potente clan dei Rana, fu resa ereditaria da uno di loro. L'influenza britannica
si perpetuò in
N. fino al 1947, senza peraltro intaccarne la
secolare struttura schiavistico-feudale. L'equilibrio interno di cui
beneficiavano i ministri Rana si ruppe nel 1951, anno in cui, appoggiato dai
vicini indiani, il re Tribhuvana instaurò una Monarchia costituzionale e
un Governo di membri del Partito del congresso di indirizzo filo-indiano.
Tuttavia, data la ristrettezza della classe dirigente, anche dopo l'avvio del
processo di ristrutturazione, la vita politica nepalese continuò a essere
monopolizzata da pochi clan familiari. Nel 1962 il re Mahendra, succeduto al
padre, varò un nuovo sistema costituzionale, articolato in una serie di
Consigli locali e in un Consiglio nazionale, eletto da questi ultimi, e
cercò di attuare una serie di interventi di riforma (piani quinquennali
di sviluppo, creazione di una banca di Stato, applicazione di una riforma
agraria). In politica estera il tradizionale indirizzo filo-indiano fu
sostituito da un momentaneo avvicinamento alla Cina, presto abbandonato in
chiave filo-occidentale per creare un contrappeso alla crescente influenza
cinese e salvaguardare la neutralità del Paese. Per quanto durante il
conflitto indo-pakistano del dicembre 1971 il
N. fosse riuscito a
confermare la propria posizione di equidistanza, la crisi pakistana mise in
evidenza i limiti di tale posizione nei confronti dell'India, che assorbiva
circa il 90% delle esportazioni nepalesi e contribuiva in larga misura allo
sviluppo economico del Paese. I rapporti con Pechino rappresentarono di nuovo,
perciò, solo una garanzia contro una eventuale annessione indiana o,
quantomeno, contro un'eccessiva interferenza nelle questioni interne nepalesi.
La morte, nel 1972, del re Mahendra lasciò il Paese in una situazione di
tensione che il successore Birendra cercò di amministrare muovendosi
sulle orme del padre. In politica interna il re avviò grandi riforme
costituzionali: suffragio universale, designazione da parte del Parlamento di un
primo ministro, responsabilità di quest'ultimo e del Governo di fronte al
Parlamento. Nel 1981 si svolsero elezioni politiche (che non avevano luogo dal
1955) dei deputati del Panchayat sulla base di candidature individuali, a cui
non poterono partecipare direttamente partiti politici. Alcuni rappresentanti
parlamentari furono scelti dal re stesso e il compito di formare il Governo fu
affidato a Lokendra Bahadur Chand. In politica estera le professioni di
neutralismo furono affiancate dagli sforzi di diversificare i rapporti con
l'India, soprattutto commerciali, mediante scambi con l'Unione Sovietica, la
Cina e i Paesi occidentali. Nel 1985 il Governo di Birendra fu colpito dalla
campagna di disobbedienza civile promossa dal Partito del congresso: si
verificò una serie di attentati dinamitardi che turbarono l'apparente
tranquillità del
N., senza che questi eventi sortissero
però effetti pratici immediati, non potendo le opposizioni presentarsi
ufficialmente alle elezioni politiche del 1986 né a quelle amministrative
del 1987. Nel 1990, però, il re Birendra fu costretto dalle pressioni
popolari a sostituire il primo ministro, rinunciando ai suoi forti poteri di
tipo esecutivo, e ad affidare l'incarico di formare un nuovo Governo, che
modificasse la Costituzione e indicesse libere elezioni, a rappresentanti
dell'opposizione. Il nuovo Governo, guidato da Krishna Prasad Bhattari, fu
costituito da membri del Partito del congresso e dell'altro partito di
opposizione: il Fronte della sinistra unita. In base alla nuova Costituzione, il
potere esecutivo fu affidato al re e al Governo, mentre quello legislativo
diventò prerogativa della Camera dei rappresentanti e del Consiglio
nazionale. Nel 1991 si svolsero libere elezioni pluripartitiche, che videro la
vittoria del Partito del congresso e del suo nuovo leader Girija Prasad Koirala,
eletto alla guida del Paese. Negli anni seguenti la vita politica nepalese fu
purtroppo ugualmente segnata da tensioni interne esplose anche in alcuni
sanguinosi scontri tra forze dell'ordine e manifestanti comunisti. Nel novembre
1994 si tennero quindi elezioni anticipate, che designarono capo dello Stato il
leader del Partito comunista Man Mohan Adhikari. Dopo pochi mesi di vita, nel
settembre 1995, in seguito alla coalizione tra i più importanti partiti
di opposizione, cadde il Governo Adhikari. Venne eletto primo ministro Sher
Bahadur Deuba, rappresentante del Partito monarchico (RPP), che si
impegnò in una politica di liberalizzazione economica, riavviando il
processo di privatizzazione. Uscito vittorioso anche dalle elezioni del 1997,
l'RPP non ha però ancora saputo dare vita a compagini governative
in grado di dare una guida stabile al Paese. Il 2 giugno 2001 il re Birendra,
la regina Aishwarya e altri otto membri della famiglia reale furono uccisi dall'erede
al trono principe Dipendra che, dopo il massacro, si tolse la vita. Venne incoronato
re Gyanendra, fratello del re ucciso. Nei giorni seguenti, scoppiarono violenti
scontri a Katmandu tra le forze dell'ordine e i manifestanti, che chiedevano la
verità sulla fine della famiglia reale. Nel luglio 2001, un'ondata di attentati
sanguinosi messi a segno dai ribelli maoisti precedette uno sciopero generale, indetto
dagli stessi per protestare contro la nuova legge sulla sicurezza, che dava poteri quasi
illimitati alle forze dell'ordine. Il primo ministro Koirala si dimise e venne sostituito
da Sher Bahadur Deuba. Dopo il cambio del premier, la guerriglia maoista sospese gli attacchi,
dichiarandosi disposta ad avviare un negoziato (20 luglio). Ma le trattative furono
interrotte per la richiesta dei ribelli di introdurre una forma di governo repubblicano
al posto della Monarchia. A novembre i maoisti lanciarono una nuova pesante offensiva.
Dopo l'assassinio di oltre 350 persone in tre giorni, re Gyanendra dichiarò
lo stato d'emergenza: la Costituzione venne sospesa e il Governo cancellò i
diritti civili dei ribelli e dei loro sostenitori, considerati terroristi. Nel gennaio
2002 il segretario di Stato statunitense Colin Powell si recò in visita in
N.
per offrire il sostegno alla lotta contro la guerriglia maoista, che continuò a
mietere vittime anche nei mesi successivi. Deuba cercò aiuto all'estero, soprattutto
in Gran Bretagna e Stati Uniti, ma in maggio la situazione si aggravò ulteriormente
dopo lo scioglimento del Parlamento, la convocazione di nuove elezioni e l'espulsione di
Deuba dal suo partito per aver favorito la creazione di una corrente interna. Dopo il rifiuto
del Governo di intavolare trattative con i ribelli maoisti, invitati invece a deporre
immediatamente le armi, nel mese di ottobre Deuba chiese al re di posticipare di un anno
le elezioni, il cui risultato sarebbe stato disturbato dalla difficile situazione interna.
Il re, però, non solo pospose le elezioni, ma allontanò Deuba dall'Esecutivo,
sostituendolo con Lokendra Bahadur Chand fino ad elezioni avvenute. Nonostante il
cessate il fuoco tra il Governo e i ribelli maoisti proclamato il 29 gennaio 2003, la
situazione in
N. rimase di grande incertezza. Il 1° febbraio 2005 Gyanendra
destituì il Governo guidato da Deuba, accusato di incapacità di bloccare la
guerriglia portata avanti dai ribelli maoisti, dichiarò lo stato d'emergenza e
assunse il potere esecutivo. Nel febbraio 2006 si tennero le elezioni municipali,
fortemente contestate dai partiti costituzionali nepalesi. In aprile, in seguito a
ripetuti scontri tra le forze di sicurezza e il popolo in rivolta, Gyanendra cedette
il potere esecutivo ai partiti politici e il premier Koirala ricevette l'incarico di
formare un nuovo Governo, che annullò i risultati delle elezioni amministrative di
febbraio e avviò il dialogo con la guerriglia maoista. Il 18 maggio il Parlamento
approvò all'unanimità un'ordinanza con cui vennero ridotti i poteri del re: il monarca
perse ogni potere politico, l'esercito e la facoltà di scegliere l'erede al trono. Per
la prima volta nella storia del Nepal il potere esecutivo fu affidato totalmente nelle
mani dei rappresentanti del popolo. In novembre venne firmato lo storico accordo tra
il Governo nepalese e i ribelli maoisti, che prevedeva la formazione di un Governo
ad interim comune e il disarmo dei soldati di entrambe la parti. La firma pose fine
a una ribellione sanguinosa che durava da 10 anni.
ARTE
L'arte nepalese appartenne, nelle sue caratteristiche essenziali,
alla più ampia unità dell'arte himalayana, cui fu legata da tratti
comuni caratteristici, il più importante dei quali fu senz'altro l'antica
dipendenza culturale e artistica dal mondo indiano. Se si escludono i monumenti
buddhisti del V sec. a.C., come gli
stupah di Svayambhunatha e di
Bhodhinatha, l'arte nepalese conobbe la sua maggiore fioritura a partire dal XV
sec., sotto la dinastia Malla. L'urbanistica delle città, come mostrano i
centri di Kantipur e Patan, era incentrata sulla piazza del Palazzo Reale e
degli edifici di culto, al cui centro si elevavano statue o colonne.
L'architettura impiegava due materiali: il mattone cotto e il legno, stuccato e
dipinto, con cui furono creati capolavori di decorazione architettonica ma anche
sculture. La copertura a pagoda dei templi era ottenuta mediante la peculiare
sovrapposizione di tetti di raggio decrescente, le cui travi esterne di sostegno
erano costituite da sculture lignee, a tutto tondo, di grande effetto.
Veduta di Katmandu
Katmandu: palazzo reale di Hanumant Dhoka, in piazza del Darbar
L'Everest e il Nuptse, visti da Tenpoche
Nepal: il gruppo montuoso dell'Annapurna