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Neoguelfismo.

Movimento risorgimentale di idee e di azione politica, sviluppatosi, nell'ambito del Cattolicesimo liberale italiano, negli anni Quaranta del XIX sec. Trovò le sue massime espressioni teoriche nel Primato morale e civile degli italiani (1843) di V. Gioberti, e nell'opera Speranze d'Italia (1844) di C. Balbo. Tra gli esponenti più significativi del N. è opportuno ricordare A. Manzoni, C. Cantù, C. Troya e G. Capponi. Le riflessioni di Gioberti presero le mosse dal rovesciamento di alcune idee di J. de Maistre, sostenendo la necessità di riconoscere, nella Chiesa, la grande madre universale della civiltà e delle Nazioni. Il programma politico, propugnato nell'opera di Gioberti, consisteva nella proposizione di un Cattolicesimo nazionale e popolare, in cui i concetti di Italia e di papato venissero a coincidere. L'assetto socio-politico della nuova Nazione doveva, essere federale, ma retto e guidato dal pontefice. Era insomma, quello di Gioberti, un programma politico che tendeva a conciliare i principi del Cattolicesimo con quelli del Liberalismo moderato. A differenza di quanto avvenuto in Francia, in Italia l'esperienza cattolico-liberale non si organizzò in un vero gruppo politico; fu piuttosto alimentata da individui isolati, interessati più spesso a problemi di ordine culturale e religioso che non politico. L'avvento di Pio IX (giugno 1846) sembrò porre le condizioni per la realizzazione del programma neoguelfo. Presto, tuttavia, il programma neoguelfo si infranse contro l'oggettiva impossibilità, di cui Pio IX era consapevole, di conciliare l'universalismo della Chiesa con il nazionalismo italiano. Nel 1848, scoppiata la guerra fra il Piemonte e l'Austria, anche dallo Stato pontificio partirono dei volontari e fu allestito un contingente di truppe regolari al comando di Giovanni Durando, per combattere al fianco delle truppe piemontesi. Il proclama del 5 aprile 1848 del generale Durando alle sue truppe, rappresenta, nella parabola del N., il punto culminante. Esso esprime, infatti, molto efficacemente, gli obiettivi e le speranze di tutto il movimento neoguelfo: una guerra vittoriosa di liberazione nazionale benedetta dal papa. Tuttavia presto, ogni illusione fu dissipata dall'allocuzione di Pio IX del 29 aprile 1848, nella quale il pontefice rivendicò il carattere universale della causa della Chiesa, dissociandola dalla causa italiana. In tale allocuzione, Pio IX affermò l'impossibilità, da parte dello Stato pontificio, di prendere parte alla guerra contro l'Austria, dovendo il papa, rappresentante dell'universalità della Chiesa, abbracciare "tutte le genti, i popoli e le Nazioni con pari studio di paternale amore". Gioberti stesso, nel 1851, proclamò il fallimento del N. nell'opera intitolata Rinnovamento d'Italia, pubblicata nel 1851, facendo ricadere su Pio IX la maggiore responsabilità dell'insuccesso. A questo punto le speranze di costituire l'unità d'Italia non potevano che rivolgersi al Piemonte. Tramontava così ogni progetto di federazione degli Stati italiani ed europei sotto la guida del papa.