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Negro.

Forma antica o letteraria per nero, anche nel significato figurato di tetro, triste. ║ Che appartiene alla razza di pelle scura e alle loro produzioni culturali. ║ Nell'uso comune si parla di razza n. contrapposta a razza bianca o gialla (secondo le teorie sulle razze umane elaborate in ambito scientifico tra i secc. XVIII e XX) per indicare l'insieme delle popolazioni autoctone dell'Africa (ad esclusione dell'Africa musulmana), di alcune aree dell'Asia e quelle presenti nel continente americano. Sulla base di classificazioni antropologiche è possibile distinguere diversi tipi all'interno di tale classe generale. Il termine n. è talvolta avvertito o utilizzato con valore spregiativo, perciò gli si preferisce spesso l'aggettivo e il sostantivo nero. ║ Fig. - Fare il n.: detto di chi raccoglie documentazione o scrive testi (discorsi, relazioni, libri) per conto di un'altra persona che li firma con il proprio nome. ● Etn. - I n. costituiscono una delle grandi razze umane le cui caratteristiche somatiche più tipiche sono la pigmentazione epidermica molto scura, il viso con accentuato prognatismo, il naso platarrino, la scarsa o assente pelosità, i capelli neri e crespi. ● Sociol. - N. (ingl. Blacks) sono detti tutti i cittadini degli Stati Uniti discendenti da Africani importati in America. Un numero altissimo di n. africani fu coinvolto nella tratta degli schiavi e nelle migrazioni forzate che li convogliarono, sin dal 1620, verso le piantagioni delle colonie inglesi dell'America settentrionale. All'inizio furono giuridicamente equiparati ai più umili lavoratori bianchi, come servi con contratto a termine e l'opportunità di emanciparsi dopo un certo numero di anni e di comperarsi un piccolo appezzamento di terra. Ben presto però (nel 1661 in Virginia) essi furono ridotti a una servitù perpetua la quale, non essendo prevista dal diritto inglese, li privava di qualsiasi protezione di fronte alla legge. Al contrario di quanto avveniva nell'America Latina, fu negato loro il matrimonio e ogni manifestazione delle proprie tradizioni culturali. Nel XVIII sec. la tratta dei n. provenienti dalle coste occidentali dell'Africa fu esercitata da Francesi, Olandesi e Inglesi, ma soprattutto da sudditi britannici delle colonie del Nord, attraverso una triangolazione: le navi negriere salpavano dalla Nuova Inghilterra cariche di rhum e armi, che venivano scambiati sulle coste africane con schiavi; i sopravvissuti al viaggio (mediamente periva il 20% del carico) venivano consegnati nelle colonie del Sud in cambio di tabacco e di melassa per la produzione del rhum, che venivano scaricate nei porti di Boston e New Haven. L'enorme domanda di manodopera nelle piantagioni favorì il rapido accrescimento della popolazione n., che alla vigilia della guerra d'indipendenza contava circa 500.000 individui (contro 3 milioni di bianchi). Poi, in parte il clima rivoluzionario, ma soprattutto la crisi del mercato del tabacco, sembrarono promettere un lento estinguersi dello schiavismo. Tra il 1777 e il 1804 la schiavitù fu abolita in tutti gli Stati a Nord del Maryland e fu minacciata anche nel Sud dalla proibizione della tratta (1807). Ma con lo sviluppo della coltura del cotone (dovuto all'invenzione della macchina per sgrassare la pianta) e la crescente richiesta di materia prima da parte dell'industria tessile inglese, lo schiavismo si diffuse enormemente verso il Sud (Florida, 1819), l'Ovest (Missouri, 1820), il Sud-Ovest (Texas, 1845). Mentre il numero degli schiavi n. raddoppiava (da 2 milioni nel 1830 a quasi 4 milioni nel 1860), gli Stati meridionali adottarono una serie di provvedimenti allo scopo di assicurare la proprietà di essi a meno di 400.000 possidenti. Terminata la guerra di Secessione con la sconfitta dei sudisti, l'abolizione totale dello schiavismo venne sancita nel 1865 dal XIII emendamento della Costituzione. Ma questo non risolse il problema dell'inserimento degli ex schiavi nella società americana: gli errori commessi al Sud nella politica di ricostruzione provocarono la reazione dei grandi proprietari terrieri che, ricorrendo a mezzi terroristici (Ku Klux Klan) e a cavillosi provvedimenti legislativi, riuscirono ad assoggettare i n. alla più completa dipendenza economica e ad impedire loro l'esercizio dei diritti politici, nonostante il XV emendamento (1870) vietasse agli Stati di revocare o limitare il diritto di voto per ragioni di razza. Ai n. fu imposta la segregazione nelle scuole e sui mezzi pubblici, mentre un'abile propaganda razzista li isolò tanto dagli operai del Nord quanto dai contadini bianchi del Sud. Iniziative di resistenza a questo stato di cose furono il Tuskegee Institute, fondato in Alabama da B.T. Washington, e la National Association for the Advancement of Coloured people (NAACP, 1909), il cui principale ispiratore fu l'intellettuale W.E.B. Du Bois. Il primo istituto perseguiva la conquista dell'autonomia economica attraverso l'istruzione tecnica, accettando provvisoriamente la privazione dei diritti politici; il secondo sosteneva l'idea (più diffusa nel Nord) di ottenere i diritti costituzionali attraverso l'azione legale. Invece M. Garvey, un giamaicano di New York, cercò di creare un potere finanziario autonomo nelle comunità n., collegato con l'anticolonialismo africano. Purtroppo l'iniziativa finì con il fallimento delle società fondate da Garvey (1920). Frattanto, la richiesta di manodopera durante la prima guerra mondiale determinò la prima fase di una massiccia immigrazione n. dalle campagne del Sud verso i centri urbani. Dal 1910 al 1968 la percentuale dei n. urbani aumentò dal 27 al 69%, con la conseguente rapida formazione di ghetti nelle principali città: Harlem a New York, Houghston a Cleveland, Roxbury a Boston, il South Side a Chicago. La popolazione n. accedeva di fatto solo ai lavori più umili (a Chicago, nel 1960, il 67,7% dei lavoratori n. svolgeva lavori manuali contro il 33,3% dei bianchi). Nel 1966 la disoccupazione fra i n. raggiungeva il 9,3% su scala nazionale (con una punta del 20% nei ghetti), contro il 3,3% dei bianchi. La mancanza di lavoro e d'istruzione chiudeva ai giovani n. ogni sbocco e li spingeva verso l'emarginazione, la droga e la criminalità. In seguito alla decisione della Corte Suprema del 1954 contro la segregazione scolastica, i n. si sono di nuovo rivolti alla politica, ispirata dalla teoria dell'azione non violenta di massa di Martin Luther King, fondatore del Southern Christian Leadership Council (SCLC), che dal 1957 al 1964 riuscì a far approvare dal Congresso le leggi sui diritti civili. Da parte governativa, alle iniziative di F.D. Roosevelt (1941), di H.S. Truman (1947) e di D.D. Eisenhower (1954) fece seguito l'opera di J.F. Kennedy che, pochi mesi prima di essere assassinato, affermò la ferma volontà di rendere effettivamente operanti le leggi sui diritti civili, giungendo in taluni casi all'intervento delle forze federali per costringere al rispetto della legge i governatori di quegli Stati razzisti che continuavano a rifiutare qualsiasi soluzione del problema razziale. Ma la crescente delusione di fronte alle promesse governative non mantenute, insieme a un continuo deterioramento delle condizioni di vita nei ghetti, finirono per provocare dal 1964 al 1968 una serie di violente sommosse popolari in oltre cento città e che minacciarono in alcuni casi di degenerare in rivolte armate (Cleveland). Dal 1965 l'azione non violenta propugnata da M.L. King fu sostituita dal concetto di Potere nero. Guidata da Stokeley Carmichael e soprattutto da Malcolm X, massimo ideologo n. dei tempi recenti, la lotta si prefisse come obiettivo non più l'integrazione, ma la creazione di una forza n. politica ed economica autonoma. Questo programma fu interpretato in senso nazionalistico dai Musulmani neri e in senso radical-marxista dal movimento delle Pantere nere. Malgrado queste divisioni e la massiccia repressione poliziesca, il Potere nero riuscì a realizzare alcune importanti conquiste: la creazione di un sindacato autonomo (DRUM), l'autogestione locale delle scuole statali (New York). Gli anni Ottanta videro un progressivo affermarsi di persone di colore nel mondo del lavoro e dell'amministrazione pubblica, fino alla nomina di un ufficiale n. a consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca da parte del presidente Reagan. Nonostante questi gesti distensivi, lo stato di emarginazione e povertà di parte della popolazione n. può ancora innescare incontrollabili esplosioni di violenza, come nella rivolta di Los Angeles del 1992. ● Rel. - L'eterogeneità della provenienza dei n. deportati nel Nuovo Mondo e la dispersione delle varie razze africane nel territorio americano hanno creato delle formazioni culturali le cui sopravvivenze hanno permesso di individuare alcune culture africane predominanti, quali la cultura della Costa d'Oro (fanti-ashanti) in Giamaica, nelle Bahamas e nella ex Guiana inglese; quella del Dahomey nelle Antille francesi e ad Haiti; quella yoruba (Nigeria) influenzata da elementi bantu (Angola-Congo) in Brasile e a Cuba. Tali culture, trapiantate in tempi diversi, a contatto con una nuova cultura, si sono confuse, dando luogo ai noti fenomeni di sincretismo. La religione yoruba è quella che ha conservato in America i modelli africani. In Brasile tale religione condivide con il culto nigeriano di riferimento la mitologia e l'organizzazione dei sacerdoti che officiano i riti, durante i quali vengono mimate, attraverso danze accompagnate da tamburi e canti, le avventure degli dei con l'invocazione delle divinità, estasi, iniziazioni, sacrifici di animali. Nella macumba (praticata nella zona di Rio de Janeiro ma diffusa anche altrove, soprattutto tra i ceti più popolari), affine allo Spiritismo di Umbanda, con un tipico procedimento di sincretismo le divinità africane e indigene sono state fuse con i santi cattolici. Tale religione si basa sulla credenza che le anime dei morti partecipino alle vicende dei vivi, donde le invocazioni degli spiriti attraverso il medium, i malefici, le stregonerie e ogni genere di esorcismi. Basata sulla credenza in esseri soprannaturali che guidano le azioni degli uomini, ha assunto le stesse forme sincretiche dello spiritismo. Forse a causa del cerimoniale complesso e suggestivo che comprende preghiere, canti, danze, offerte di cibo ai santi, sacrifici di animali al ritmo ossessionante dei tamburi, che provocano forme estatiche di possessione, il vudù ha assunto quasi ovunque un carattere magico in cui i sacerdoti si sono trasformati in stregoni. ● Lett. - Le prime testimonianze di letteratura afro-americana sono costituite dalle slave-narratives del periodo schiavista di cui fu esponente F. Douglass e che ebbero un forte ruolo nel dibattito sull'abolizionismo. Alla fine del XIX sec. nacquero il romanzo e la poesia n. grazie a C. Chesnutt e a P.L. Dunbar, ma solo negli anni Venti il fenomeno della Harlem Renaissance diede voce alla produzione poetica di giovani autori come L. Hughes. Tra gli anni Trenta e Quaranta lo scrittore A.R. Wright fu il principale fautore del romanzo di protesta che caratterizzerà a lungo la letteratura afro-americana. Dagli anni Cinquanta a questo filone si affiancarono il simbolismo espressivo di R. Ellison e la vena sofferta e polemica di J. Baldwin. Un forte impegno politico e il richiamo all'identità etnica caratterizzarono verso la metà degli anni Sessanta l'opera del poeta e drammaturgo L.R. Jones, cui si fa risalire l'odierno fenomeno della musica rap. Il Nobel per la letteratura assegnato nel 1993 alla scrittrice T. Morrison sancì il valore e l'autonomia della cultura afro-americana, ormai divenuta una delle componenti più vive della cultura statunitense. ● Mus. - Se le religioni africane sono state avversate e vietate in quanto destabilizzanti, le feste dei n. sono state tollerate e addirittura incoraggiate. Nella danza e in modo particolare nella musica, con i suoi ritmi e i suoi strumenti caratteristici, è netta l'influenza africana, soprattutto bantu. Questa è chiaramente riscontrabile nelle danze brasiliane bambelo, jongo, samba. La congada si trova in tutta l'America Latina e consiste in un lungo corteo che sfila per le vie cittadine con canti e danze per celebrare l'incoronazione del re Congo. A Rio de Janeiro, i festeggiamenti del carnevale rappresentano una specie di sintesi di vita collettiva e la sopravvivenza di frammenti di riti africani, con le escolas de samba che scendono in strada per esibirsi in danze frenetiche. Anche a Cuba la musica e il ballo, usati dai n. durante i riti religiosi, si sono diffusi in tutti gli strati sociali. La grande varietà di strumenti a percussione afrocubani, noti in tutto il mondo, e le feste popolari che si celebravano per l'Epifania provengono dall'Africa. In Colombia, danze d'origine n. sono bullarengue, curralao, bambuco, accompagnate da strumenti anch'essi di origine africana, diffuse al punto da diventare musica nazionale. Nel Venezuela sussistono danze bantu, come il malembe e il sangue. Nel Perù, fin dal XIX sec. la danza n., fondendosi col flamenco spagnolo, ha dato vita alla danza tipica sudamericana zamba o cueca, o zamacueca. La cultura dei bianchi si è appropriata delle danze dei n., edulcorandone i movimenti e occidentalizzandone la musica; sotto forma di ballo da sala, il tango argentino, la rumba cubana, il samba brasiliano si sono diffusi ovunque. ║ Le prime forme di espressione autonome dei n. d'America sono stati i canti religiosi (spirituals) di derivazione biblica, la cui tradizione musicale è tuttora assai viva, i canti di lavoro (worksongs) e i folktales (racconti incentrati per lo più su personaggi e vicende del mondo animale). Questa produzione ha introdotto un linguaggio musicale alternativo che ha influenzato anche la musica colta americana ed è all'origine del genere blues (inizio del XX sec.) e, intorno agli anni Venti, di un fenomeno musicale dagli sviluppi inesauribili come il jazz. ● Enol. - N. amaro: denominazione di un vitigno del Leccese da cui si ricavano vini neri da pasto.