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Negazione.

(dal latino negatio). Atto del negare mediante un'azione o un'asserzione assolutamente contraria a un'altra; espressione di un giudizio di opposizione, di rifiuto. ● Filos. - La n. si pone nella filosofia classica greca in rapporto al problema dell'essere, ossia del principio primo da cui si genera il mondo nel suo ordine. Per la scuola eleatica (Parmenide) tutto è necessariamente "essere" continuo universale ed eterno, per cui il "non-essere non può essere". Gli atomisti (Democrito), per la necessità di concepire il divenire e il movimento, nonostante la contraddizione logica, accettarono l'esistenza del non-essere. Platone, affrontando il problema da un punto di vista puramente razionale, riconobbe la razionalità tanto dell'essere quanto del non-essere che, pertanto, non viene più concepito come la n. dell'essere, ma come una necessità intrinseca dell'essere stesso che, per determinarsi, deve negarsi. Il non-essere altro non è, quindi, che il processo di autonegazione dell'essere o dialettica. Il problema della n., o del non-essere, venne posto nel pensiero medioevale da Boezio e Scoto Eriugena, che concepirono il male come non-essere. Rivalutata da Kant che la pone come categoria dell'intelletto, la n. diviene, nella dialettica post-kantiana, la n. della dialettica stessa. Infatti Hegel, nella sua dialettica, pone il problema della "negazione della negazione", continuamente operata dalla ragione nel suo cammino. Lo spirito, per Hegel, si afferma nella tesi, si nega nell'antitesi e infine nega la n. nella sintesi. Nella dialettica marxista la realtà si presenta come un continuo divenire attraverso un successivo sviluppo in cui ogni stadio determina le condizioni e le contraddizioni che saranno incentivo per il suo superamento. Pertanto, la n., la contraddizione, il lato negativo, il male, adempiono, in definitiva, a una necessaria funzione dialettica di antitesi, inducente il superamento della stessa tesi e della stessa antitesi. La società capitalistica, quindi, genera essa stessa la sua n., cioè la forza antagonistica che finirà col rovesciarla. ● Psicol. - Processo per cui una percezione o un pensiero è ammesso alla coscienza in forma negativa. Ciò viene spiegato da Freud col fatto che il contenuto rimosso di una rappresentazione o di un pensiero può emergere alla coscienza solo a condizione che possa essere negato. Per esempio, il fatto che una figura apparsa in un sogno rappresenti il padre del sognatore può essere ammesso dall'interessato, il quale dichiara però che non si tratta del padre: l'idea che possa trattarsi del padre è dunque presente alla sua coscienza, sia pure nella forma della n. Essa è cioè emersa dall'inconscio, ma presentata in forma negativa. ● Gramm. - Si dà il nome di n. a determinate espressioni linguistiche (avverbi, congiunzioni, pronomi, prefissi) che negano l'essere o il modo di essere di una cosa. La n. può essere assoluta o riferirsi a un singolo elemento della frase. ● Inf. - Sinonimo di istruzione NOT. ║ N. di alternativa: sinonimo di istruzione NAND.