L'essere necessario; carattere e condizione di ciò di cui non si
può fare a meno. ║ Forza superiore che determina l'azione degli
uomini, indipendentemente dal loro desiderio e dalla loro volontà.
● Filos. - La filosofia greca classica attribuisce la
n. al
concetto stesso di essere: l'essere vero non può essere diverso da
ciò che è. Per l'essere in sé, quindi, non ha senso il
concetto di libertà, poiché libero è solo ciò che
è, ma potrebbe anche non essere. Pertanto la libertà è
espressione di imperfezione, la
n. di perfezione. Primo ad esprimere il
concetto di
n., unitamente al concetto di essere, fu Parmenide, cui si
ispirarono Platone e Aristotele. Quest'ultimo, però, distinse nettamente
la sfera della logica da quella della realtà esistente e riportò
alla prima anche il concetto di
n.: necessario è ciò che
rigorosamente dipende dalle sue premesse logiche. L'etica cristiana del Medioevo
presentò un continuo contrasto tra l'idea greca della
n. e l'idea
cristiana della libera volontà, la prima rappresentata autorevolmente da
Tommaso d'Aquino, la seconda da Duns Scoto. Il problema della contrapposizione
tra libertà e
n. deterministica investe l'idea stessa di Dio. Il
primo a tentare una sintesi dei due termini fu Spinoza, per il quale essi si
identificano in Dio, il quale esiste e agisce in modo assolutamente libero, solo
in forza della
n. della sua natura. Per Leibniz anche la
n.
fisica, che spiega il succedersi degli avvenimenti, risponde in ultima analisi a
una
n. morale, cioè all'esigenza del bene perseguita dalla
volontà divina, che mette in atto il piano cosmico prescelto come il
migliore fra tutti quelli possibili. Fu Kant a elaborare il concetto di
n. nei termini moderni. Egli distinse una
n. razionale, insita
nelle verità speculative a priori, da una
n. causale, propria
delle leggi naturali fenomeniche. Pur contrapponendo, però, il mondo
della natura (
fenomenico) a quello della libertà
(
noumenico), Kant ricondusse anche tale libertà a una
n.
morale, che ha significato non in quanto non è possibile disobbedirle, ma
in quanto le si obbedisce pur essendo possibile non farlo. Il tema della
n., in contrapposizione alla libertà assoluta, ricorre nel
pensiero esistenzialista. S. Kierkegaard parlò di una possibilità
che amplia l'orizzonte chiuso della
n. e distinse la sfera del pensiero
(logica, natura, storia) in cui regna la
n., dalla sfera della
libertà che è il mondo della vita interiore. L'uomo che manca di
infinitezza è limitato, ha smarrito il senso della possibilità e
rimane chiuso in un mondo meccanico, soffocato dalla
n., senza aperture
verso la libertà del possibile. Secondo Kierkegaard, l'io è sempre
sia necessario che possibile: è necessario quando rimane staticamente
ciò che è, mentre è possibile nello slancio del suo
divenire. Ricollegandosi a Kierkegaard, L. Sestov contrappose la libertà
assoluta alla
n. razionale, affermando che finché l'uomo si piega
ad accettare il mondo della
n. razionale, con le sue evidenze logiche e
le convenzionali distinzioni del moralismo, si esclude da sé dalla
libertà assoluta. La grande avventura dello spirito ha inizio con la
disperazione che fa oltrepassare i principi logici del pensiero, immettendo
l'uomo nella zona dell'assurdo, al di là del bene e del male. ●
Dir. -
Stato di n.: il Codice Penale stabilisce che non è punibile
chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla
n. di salvare
sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo
da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che
il fatto sia proporzionato al pericolo; e che se lo stato di
n. è
determinato dall'altrui minaccia, del fatto commesso dalla persona minacciata
risponde chi l'ha costretta a commetterlo. Non ricorre lo stato di
n.
quando il fatto è commesso da una persona che ha un particolare dovere
giuridico di esporsi al pericolo. Agli effetti civili, al danneggiato che ha
compiuto il fatto in stato di
n. è dovuta una indennità la
cui misura è rimessa all'equo apprezzamento del giudice.