Uomo politico italiano. Avversario di Giolitti e ministro della
Pubblica Istruzione nel gabinetto Zanardelli, fu accusato di peculato durante la
sua gestione. Deferito all'Alta Corte di Giustizia, subì una grave
condanna che lo tenne lontano per qualche anno dai pubblici uffici. Rieletto
grazie alla solidarietà dei Siciliani, che giudicarono quella condanna
una persecuzione politica, nel 1913 rientrò alla Camera e vi rimase fino
al 1926 (Trapani 1850 - Erice, Trapani 1935).