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Narcisismo.

(dal nome del personaggio mitologico Narciso). In senso generico, l'amore rivolto all'immagine di se stesso. ║ Per estens. - Ogni forma di eccessivo compiacimento delle proprie qualità. Egocentrismo. ● Psicol. - Nell'ambito della letteratura psicoanalitica, il concetto non è definito in modo univoco, ma viene definito in correlazione con l'idea di bambino che ogni autore ha elaborato: bambino come monade chiusa in sé, inizialmente priva di relazioni con l'esterno, oppure bambino come essere fin dall'inizio orientato agli oggetti esterni. Indipendentemente da queste due posizioni teoriche, nella clinica il n. indica, nella maggior parte degli autori, una particolare relazione con gli oggetti, in cui prevalgono il ritiro della libido sul sé e una non completa differenziazione tra sé e mondo esterno. Freud, nel volume Introduzione al narcisismo, ricorre al mito greco di Narciso per spiegare il n., condizione psicologica caratterizzata dunque dalla concentrazione della libido sul soggetto, che diviene l'oggetto del proprio investimento. Freud distingue due tipi di n.: il n. primario e il n. secondario. Il primo è indicato come uno stadio antecedente alla costituzione dell'Io, caratterizzato da una concentrazione sul sé, il cui prototipo sarebbe nella vita intrauterina e nel sonno, stati connotati dalla totale assenza di relazioni con l'ambiente e da una completa indifferenziazione tra Io ed Es. Con n. secondario Freud indica, invece, un ripiegamento della libido sull'Io, ed una conseguente assenza di investimenti oggettuali. Non è solo uno stato regressivo, ma una condizione di base dell'individuo: può essere pertanto una difesa (introiezione e identificazione con un oggetto al fine di negare la perdita o la mancanza di esso), o parte del medesimo processo evolutivo, che inevitabilmente si bilancerebbe sempre tra due forme di investimento, quello sull'Io e quello sugli oggetti, e sull'introiezione degli oggetti nell'Io, che lentamente si identifica con essi. Freud utilizza il concetto di n. dunque per spiegare da una parte quel processo universale da cui dipendono in parte la costituzione dell'Io e la costruzione di un mondo interno, d'altra parte per descrivere particolari tipi di relazioni, come quelle che caratterizzano l'omosessualità o la malinconia o, infine, per descrivere alcune nevrosi quali schizofrenia, paranoia, psicosi maniaco-depressiva, accomunate dall'accentuato distacco del malato dal mondo esterno. A differenza dei freudiani, M. Klein riteneva che il bambino entrasse in rapporto con oggetti fin dall'inizio della vita, per cui gli stati autoerotici e narcisistici non erano per lei primari, ma derivanti da una relazione oggettuale interna, su cui il bambino ritirava la libido, che prendeva il posto di quella con l'oggetto interno. Nella visione della Klein, il n. ha in ogni caso carattere patologico e distruttivo e corrisponde ad un primitivo tipo di relazione oggettuale onnipotente, che deve essere elaborata per diventare quella che indichiamo come autentica capacità di amore e rispetto del sé e dell'oggetto.