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Napoleone III.

(propriamente Carlo Luigi Napoleone). Imperatore dei Francesi. Secondogenito del fratello di Napoleone I, Luigi re d'Olanda, e di Ortensia Beauharnais, dopo la vittoria della coalizione europea e la caduta dello zio, seguì la madre - accusata di aver favorito il ritorno dall'isola d'Elba di Napoleone - in Svizzera dove trascorse gli anni giovanili e venne educato al culto della Rivoluzione e dell'Impero napoleonico. Il risultato di tale educazione fu l'adesione alla Carboneria e la partecipazione nel 1830 all'attività insurrezionale nello Stato pontificio. I moti furono in breve soffocati dagli Austriaci e N. passò in Romagna insieme col fratello maggiore Napoleone Luigi, che morì di lì a poco (marzo 1831). Riparato a Londra e successivamente in Svizzera, nel 1832 diventò il punto di riferimento della causa bonapartista, iniziando un'intensa attività cospirativa con l'intenzione di rovesciare la Monarchia di Luigi Filippo d'Orléans. Cercò di attuare i suoi progetti politici (idea di nazionalità, miglioramento delle condizioni delle masse popolari attraverso la restaurazione del regime imperiale) attraverso due colpi di mano, entrambi falliti. Nel 1836 a Strasburgo e nel 1840 a Boulogne, infatti, tentò di sollevare le guarnigioni lì di stanza risvegliando l'entusiasmo per la passata gloria napoleonica. Da questi episodi risulta la contraddittorietà del programma di N., che da un lato si faceva paladino delle libertà nazionali e delle conquiste rivoluzionarie, e dall'altro intendeva sollecitare il riscatto della Francia, mortificata dall'assetto europeo scaturito dal congresso di Vienna. Condannato al carcere a vita nella fortezza di Ham, non lontana da Parigi, si dedicò allo studio, approfondendo in modo particolare i problemi sociali. Nel 1844 pubblicò il libro De l'extinction du paupérisme, dove affrontava il problema della disoccupazione e che contribuì a rinverdire ed allargare la sua popolarità. La sua riflessione sociale lo portò a concludere che l'appoggio alla sua azione politica contro Luigi Filippo, sostenuto dalla borghesia, doveva venire dalle classi meno abbienti piuttosto che dal solo esercito. Nel maggio 1846 riuscì a fuggire dal carcere e si rifugiò in Inghilterra. Qui visse appartato finché, allo scoppio della rivoluzione nel luglio 1848, Luigi Filippo fu cacciato dalla Francia. Tornato a Parigi, N. si fece eleggere deputato all'Assemblea costituente che più tardi annullò la sua elezione. Non risultando compromesso né con l'insurrezione popolare di luglio, che aveva spaventato i ceti moderati, né con la repressione del generale Caivagnac, in settembre N. venne rieletto deputato grazie all'appoggio dell'elettorato medio. Comprendendo che l'opinione pubblica francese era avversa al Socialismo rivoluzionario, non nascose l'intenzione di restaurare l'ordine e il 10 dicembre, nonostante l'opposizione delle sinistre, divenne presidente della Seconda Repubblica a schiacciante maggioranza. N. si appoggiò ai conservatori e ai cattolici: nel 1849 corse in aiuto di Pio IX contro la Repubblica romana e nel 1850 sostenne la legge Falloux che diede alla Chiesa il monopolio dell'istruzione primaria e secondaria. L'opposizione interna fu risolta da N. con il colpo di Stato del 2 dicembre 1851. Appoggiato dall'esercito, rovesciò il regime parlamentare repubblicano e, assunti i pieni poteri, ripristinò la Costituzione consolare del 1800. Presentandosi come colui che aveva salvato il Paese dai socialisti, da un lato, e dai monarchici, dall'altro, ottenne la presidenza per dieci anni. Nel dicembre 1852 si fece proclamare Imperatore col nome di N. III, istituendo un sistema di governo simile a quello di Napoleone I. Prese provvedimenti che stabilivano la nuova dittatura: soppressione della libertà di stampa, proscrizione degli avversari politici a cui vennero anche confiscati i beni. Le forze sociali grazie alle quali mantenne il suo assolutismo furono gli elementi conservatori dell'esercito e del clero. Per quanto autoritario, il regime disponeva però di una base più larga di quella che aveva sostenuto la Monarchia borghese di Luigi Filippo. Egli conservò formalmente un Governo parlamentare, fece frequentemente ricorso ai plebisciti popolari e perseguì una politica paternalistica verso le classi subalterne. Economicamente la Francia vide un incremento della produzione industriale, con grandi investimenti in opere pubbliche quali le ferrovie e le strade, oltre che l'impiego di capitali all'estero come per il canale di Suez. Sul piano istituzionale l'indirizzo fu nettamente autoritario: la magistratura venne subordinata all'esecutivo e si attuò un forte accentramento amministrativo. In politica estera, oltre ad incrementare l'espansione coloniale (occupazione dell'Algeria, estensione del dominio sul Senegal, sulla Cocincina e sul Mar Rosso), N. partecipò insieme all'Inghilterra alla guerra di Crimea (1854-56) contro la Russia. L'intento era quello di infrangere l'intesa austro-russa, che era stata il cardine della politica conservatrice negli ultimi 30 anni, in modo che la Francia riacquistasse il prestigio di cui aveva goduto agli inizi del secolo. L'indebolimento dell'Austria, rimasta senza l'appoggio di una solida alleanza, favorì le lotte nazionali, sia in Italia che in Germania. Per iniziativa di Cavour, N. strinse un'alleanza segreta (Plombières, luglio 1858) con il Piemonte, a fianco del quale combatté vittoriosamente contro l'Austria nella seconda guerra d'indipendenza (1859), ottenendo in cambio Nizza e la Savoia. L'appoggio accordato all'indipendenza italiana aveva però suscitato il malcontento dei cattolici francesi; N. temeva, inoltre, che un eccessivo indebolimento dell'Austria permettesse alla Prussia di unificare il Paese, diventando così un avversario temibile per la Francia. Ciò lo indusse a stipulare un armistizio con il nemico a Villafranca (8 luglio 1859), fatto che mise definitivamente in luce l'ambiguità della sua politica estera: da un lato, egli appariva come il sovrano che aiutava le nazionalità a conquistare la loro indipendenza; dall'altro, la volontà di restituire alla Francia l'egemonia europea gli impediva di accettare la costituzione di Stati forti ed autonomi. Nel frattempo N. si trovava a fronteggiare in patria sia l'opposizione di destra contro la sua politica estera che si era risolta dannosamente per la Francia, sia quella dei democratici, avversi al regime autoritario. N. cercò di rimediare inaugurando il cosiddetto Impero "liberale"; il trattato di libero scambio con l'Inghilterra (1860) determinò però il malcontento delle classi imprenditoriali, che sarebbero state danneggiate dalla caduta delle barriere protezionistiche. Nel 1864 venne riconosciuto il diritto di sciopero e nel 1868 fu concessa una moderata libertà di stampa. Nel 1870, dopo la formazione del ministero Ollivier, fu addirittura approvata una Costituzione di tipo parlamentare (8 maggio). Ma nonostante tali provvedimenti la debolezza dell'Impero si acuì. Il tentativo di indebolire la Prussia appoggiando l'Austria durante la guerra del 1866 si risolse in una sconfitta della politica europea di N., perché la Prussia vinse l'Austria e affermò la propria supremazia in Germania; inoltre il Regno d'Italia si sottrasse alla subordinazione francese e l'episodio di Mentana (1867), dove N. intervenne a favore del papa, sancì quest'allontanamento. Fallita la spedizione del Messico, intrapresa nel 1862 per portare sul trono Massimiliano d'Asburgo e abbandonata nel 1867 per l'ostilità dei Messicani e degli Stati Uniti, N. si imbarcò nella disastrosa guerra franco-prussiana che culminò nella sconfitta di Sedan (2 settembre 1870). N. venne fatto prigioniero, mentre a Parigi si proclamava la Repubblica. Rilasciato dopo alcuni mesi di prigionia nel castello di Wilhelmshohe, presso Kassel, si rifugiò in Inghilterra (Parigi 1808 - Chislehurst, Kent 1873).
Ritratto di Napoleone III