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Naftalene.

Chim. - Idrocarburo aromatico polinucleare, originato dalla fusione di due nuclei benzenici, aventi due atomi di carbonio in comune. Si presenta sotto forma di lamelle di colore bianco, con odore caratteristico. Suo punto di fusione è 80 °C, di ebollizione 218 °C; sublima lentamente a temperatura ordinaria, velocemente alle alte temperature. Quasi insolubile in acqua, è solubile nel benzene, nel solfuro di carbonio e in altri solventi organici; allo stato fuso è, a sua volta, solvente di zolfo, sodio, indaco. Contenuta in percentuale del 5-10% nel catrame di carbon fossile, bollente fra 170 °C e 230 °C, fino al 1960 si estraeva principalmente da questo attraverso fasi di cristallizzazione, centrifugazione e sublimazione; attualmente si ottiene anche dalla aromatizzazione di frazioni petrolifere. Poco usata allo stato puro, la n. è invece molto usata come materia prima di vari composti chimici. I derivati si ottengono per ossidazione, riduzione, sostituzione (nitrazione, solfonazione, alogenazione). L'ossidazione con ossigeno e pentossido di vanadio produce anidride ftalica; la riduzione con sodio e alcool isoalimico produce tetralina e, per idrogenazione, decalina, largamente impiegati nell'industria come solventi. In seguito al processo di nitrazione o solfonazione (sostituzione degli atomi di idrogeno con quelli di nitro o di zolfo), la n. dà l'alfa-nitronaftalina o l'acido alfa-naftalinsolfonico, impiegati come intermedi nella sintesi dei coloranti. Per clorurazione si ottengono cloronaftaline oleose e cerose, rispettivamente ad alto potere dielettrico e ignifughe, e idrorepellenti, utilizzate in campo elettrotecnico o come cere per pavimenti e insetticidi. L'unico impiego diretto della n. è come tarmicida ma, data la sua elevata tossicità, è oggi largamente sostituita da altre sostanze, quali l'o- e p- diclorobenzene.