Fibra tessile che si ricava dalla corteccia di diverse specie del genere
Corchorus, piante erbacee annuali della famiglia tigliacee, e
specialmente dai
Corchorus capsularis e
olitorius: il primo,
originario dell'India, è un'erba alta fino a 3 m, con fusto poco ramoso,
fiori piccoli, gialli, capsula allungata, con molti semi. Il
Corchorus
olitorius, pure di origine indiana, è molto simile al precedente: in
Egitto e nell'India se ne mangiano le foglie. La coltivazione di queste piante
è propria di molti Paesi tropicali e subtropicali e particolarmente
dell'India e della Cina meridionale. ║
Industria della i.: le
piante, dopo la raccolta, vengono sottoposte alla macerazione; dopo liberate le
fibre, queste, lavate ed essiccate, vengono inviate prima alle presse (ove sono
composte in balle di peso e volume uniformi) e quindi, dopo essere state
selezionate, agli iutifici per le successive lavorazioni. Le fibre, dopo essere
state trattate dalle ammorbiditrici, sono lasciate in riposo per circa 48 ore in
emulsione affinché acquistino una maggiore scorrevolezza. Nello stesso
tempo avviene un principio di fermentazione che favorisce lo scioglimento delle
sostanze collanti. Seguono le operazioni di filatura: cardatura, stiramento,
affinatura nei banchi a fuso alla cui uscita il nastro subisce una leggera
torsione. La tessitura delle fibre di
i. è analoga a quella delle
altre fibre tessili: prima si procede alla imbozzimatura, con sostanze ricche di
amido e poi si passa ai telai. Il tessuto così ottenuto viene rifinito e
cimato nelle rasatrici e calandrato. I tessuti di
i. comunemente servono
alla produzione di imballaggi e di sacchi.