Dell'Italia antica, degli antichi Italici. • Ind. graf. -
Carattere
i.: il carattere corsivo aldino. • Arte -
Arte i.: in un primo
tempo si pensava che essa fosse limitata all'arte dei Sanniti; solo più
tardi, in seguito alla scoperta casuale del cosiddetto
Guerriero di
Capestrano, una statua del V sec. a.C., avvenuta nel 1939, si iniziò
lo studio delle manifestazioni artistiche delle antiche popolazioni dell'Umbria,
dell'Abruzzo, della Campania, del Piceno, alle quali venne estesa la definizione
di arte italica. Trattandosi di studi compiuti relativamente di recente, molti
problemi in proposito sono tuttora irrisolti. I reperti più antichi
risalgono circa all'VIII sec. a.C.: si tratta di una serie di statuette fittili
scoperte in tombe a cremazione sui Colli Albani, modellate a mano e destinate ad
una funzione decorativa, eseguite con una tecnica estremamente sommaria.
Parallelamente si sviluppa una tecnica del bronzo, sempre in funzione decorativa
legata al culto. Le sculture di questo secondo tipo erano normalmente poste
entro stipi votive (tra le più interessanti sono la stipe di Santa
Scolastica presso Montecassino e quella del Santuario della dea Marica alla foce
del Garigliano), più raramente si trattava di figure di guerriero, quali
quelle rinvenute a Ripatransone ed ora conservate a Parigi. Ad epoca non molto
posteriore risalgono alcune statuette fittili di guerrieri a cavallo scoperte
nelle zone di Numana e Belmonte Piceno. Databili tra la fine dell'VIII e il VI
sec. a.C. sono altre serie di bronzi di piccole e piccolissime dimensioni,
rinvenute in Campania, nei quali comincia ad affermarsi uno stile precorritore
di quello etrusco sia per la stilizzazione geometrica dei volumi che per
l'apparire di limitati attributi decorativi. Prevalentemente vengono raffigurate
figure di guerrieri, suonatori, portatrici di vasi ed offerenti. Dello stesso
periodo è una vasta produzione di oggetti ornamentali quali fibule,
medaglioni e ceramiche di uso comune. Presso le Fratte di Salerno, inoltre,
furono ritrovati i primi esemplari di sculture eseguite in tufo locale che si
pensa risalgano al VII e VI sec. a.C. È anche da notare come la
penetrazione della cultura greca, che aveva influenzato direttamente anche
l'arte etrusca del periodo, abbia avuto sull'arte italica un'influenza molto
minore (compaiono forme decorative, quali la ceramica nella scultura di medie
dimensioni, ma, a parte alcuni motivi decorativi, i caratteri stilistici non
vengono praticamente modificati): ciò è dovuto certamente al fatto
che, contrariamente agli Etruschi, le popolazioni italiche non avevano un forte
movimento commerciale con le popolazioni mediterranee; in ogni caso i modelli
orientali dovevano essere noti sia attraverso le rielaborazioni etrusche sia,
almeno per le zone costiere, in maniera diretta. Tuttavia fino quasi alla fine
del V sec. a.C. gli Italici mantennero inalterate le proprie caratteristiche
espressive; nel V sec., anzi, si riscontrano delle diversificazioni locali
dovute alla maggiore o minore influenza dello stile etrusco arcaico e popolare
rispetto a quello greco. L'influsso etrusco si manifesta prevalentemente in
Umbria, mentre il Piceno è la zona che rimane più strettamente
legata ai motivi indigeni (la produzione più caratteristica è
rappresentata dalle piccole maschere di ambra e di osso raffiguranti visi
femminili con i tipici occhi sbarrati). Nello stesso periodo nel Piceno, in
Abruzzo e nel Sannio comincia ad affermarsi la scultura funeraria monumentale.
Esempi di questa tendenza sono le statue ed i busti rinvenuti nella necropoli di
Capestrano, nei quali si nota la tendenza ad un maggiore realismo sia nella
definizione anatomica che nell'attenzione ai particolari dell'abbigliamento
(prettamente locale), delle pettinature, ecc. Tra gli esemplari più
interessanti sono una testa elmata (rinvenuta presso Numana ed ora conservata ad
Ancona al Museo Nazionale delle Marche). La Stele di Bellante (Teramo) con
iscrizioni picene, il Guerriero di Capestrano, l'Ercole di Castelbellino del
Museo di Ancona e il Marte della stirpe di Cagli presso Pesaro. Verso la fine
del V sec., mentre inizia la decadenza delle civiltà arcaiche
(civiltà del ferro), comincia ad affermarsi il gruppo degli Osco-Sabelli,
etnicamente e linguisticamente omogeneo. Tipica del periodo è una
produzione plastica di piccole dimensioni di figure votive modellate con una
tecnica sommaria, ma impostate secondo una struttura dinamica e spesso deformate
in funzione espressiva (molte le figure allungate ed esilissime). Leggermente
più tarde sono alcune raffigurazioni di Ercole che conservano gli stessi
caratteri, ma esprimono una maggiore ricerca anatomica (Ercole da Posada, Ercole
d'Abruzzo del Louvre, Offerente da Rapino, Marte in armatura sannitica del
Louvre). Di più alto livello artistico, quest'arte riuscì a
conservare i propri caratteri originari fino all'avvento dell'epoca imperiale
romana. Tra la seconda metà del IV e il III sec. a.C. si assiste ad un
progressivo avvicinamento ai modelli greco-ellenistici: la modellazione diviene
più accurata ed improntata ad una nuova concezione naturalistica. A
quest'epoca risalgono il deposito votivo di Carsoli (nel quale furono rinvenute
numerosissime statuette in bronzo e terracotta) e una serie di dee madri, in
tufo locale reperite presso Capua. Dal II sec. a.C. inizia la decadenza
dell'arte
i.: a parte alcuni esemplari in cui si nota la tipica tendenza
alla deformazione espressionistica, prevalse la ripetizione meccanica dei motivi
dei periodi precedenti. La tecnica plastica si sviluppa sempre più
lentamente fino a divenire prettamente artigianale: tipico del periodo il
Marisia di Paestum, grande bronzo fuso in pezzi separati, disarmonico e
pesante. Durante il I sec. a.C., si afferma in tutte le zone l'influenza
dell'arte ellenistica, nonostante permanga l'iconografia tipica: nell'
Ercole
in assalto di Napoli, ad esempio, è evidente la derivazione dallo
stile degli scultori dell'Ara di Pergamo per la ricercatezza del movimento
plastico e della posa che nasconde la tendenza alla sintesi volumetrica che
rappresentava il dato più interessante degli esemplari precedenti.
All'ultimo periodo di esistenza autonoma dell'arte
i., quella
tardorepubblicana, risalgono alcuni rilievi in calcare locale, tra i quali il
rilievo funebre di Amiterno. Ma in generale l'arte tipica di queste
popolazioni tende ormai ad inserirsi completamente nel filone dell'arte popolare
romana.