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Isterìa.

(o isterismo; dal greco hystéra: utero). Condizione psicopatologica caratterizzata da intensa suggestionabilità e reattività. Sin dai tempi più antichi l'i., per i suoi caratteri strani e il modo singolare in cui si manifestano e scompaiono, ha suscitato viva curiosità, provocato atteggiamenti superstiziosi e attirato l'attenzione dei medici. I Greci e i Romani ritenevano che l'i. fosse una manifestazione esclusivamente femminile, da attribuire a disfunzioni dell'utero, come dimostra la denominazione stessa di i., tratta dalla parola hystéra, che in greco designa l'organo genitale femminile. L'utero doveva essere considerato un organo mobile, capace di spostarsi nel corpo, così da premere e influire sul funzionamento degli altri organi. Secondo un'altra diffusa teoria, era invece l'astinenza sessuale a condurre alla ritenzione di spiriti animali non utilizzati che, uscendo dall'utero, portavano al disturbo di altri organi. Uno degli effetti della psicoanalisi è stato quello di distruggere le teorie uterine sull'origine dell'i., conservando però l'idea che essa abbia precise connessioni con la sessualità: è sintomatico che pubertà e menopausa siano i periodi in cui più frequenti sono le manifestazioni di tali fenomeni. L'i. assunse i caratteri di una malattia dai contorni ben definiti grazie a J.M. Charcot (1825-93), cui si deve una classificazione dei fenomeni isterici in due gruppi distinti, a seconda della loro diversa durata. Secondo il clinico francese, certi sintomi, come le anestesie, le paralisi, le contratture, che egli classifica come stigmatici, sarebbero relativamente persistenti. Altri, come la crisi convulsiva, il vomito, la febbre, classificati come accidentali, sarebbero variabili e passeggeri. Egli rilevò che nelle manifestazioni dell'i. hanno una parte molto importante le scosse emotive, ma che, comunque, non sono rilevabili lesioni anatomiche a carico del sistema nervoso. Inoltre, dimostrò che non si trattava di una manifestazione nervosa esclusivamente femminile, presentando vari casi di i. maschile e casi in cui i sintomi erano apparsi dopo un incidente che non aveva provocato danni fisici, ma aveva colpito emotivamente il paziente. Di i. si occuparono successivamente gli psichiatri della scuola di Nancy, in particolare Bernheim (1837-1919) e Babinski (1857-1932), secondo i quali l'individuo affetto da i. non sarebbe altro che un suggestionato. Mancava però una esatta determinazione dei sintomi isterici e, soprattutto, delle eventuali cause. Di questo compito s'incaricò la psicoanalisi. Breuer constatò che i sintomi isterici nascondono un avvenimento carico di emozioni, vissuto dal soggetto in un tempo più o meno lontano; che il soggetto non ha alcuna coscienza dei motivi che hanno prodotto tali sintomi e cerca per essi una qualche spiegazione logica che, però, è sempre molto lontana dalle cause reali. Dalle esperienze di Breuer risultava che i sintomi patologici scompaiono non appena si riesca a richiamare alla coscienza il loro vero senso. Breuer diede al suo metodo psicoterapeutico il nome di metodo catartico. Contemporaneamente Freud abbandonava i tradizionali sistemi di cura dell'i.: riposo, massaggi, idroterapia, stimolazioni elettriche, per adottare tra il 1887 e il 1889 la suggestione ipnotica e poi la catarsi ipnotica di Breuer, abbandonando infine anche questa (1892) per iniziare la vera e propria terapia analitica. Dalla collaborazione di Freud con Breuer, uscì nel 1893 un lavoro di fondamentale importanza: Sul meccanismo psichico dei fenomeni isterici, che segnò un passo decisivo negli studi psicologici e psichiatrici, seguito nel 1895 da Studi sull'isteria. Breuer e Freud, ricollegandosi all'affermazione degli antichi, riconobbero la genesi dell'i. in un trauma psichico legato a turbe della sfera sessuale. Ma è tale la singolarità e la complessità dei fenomeni isterici che ancor oggi, nonostante la psicoanalisi, una parte di essi sfuggono a ogni tentativo di spiegazione. Infatti, ora vengono spiegati come manifestazioni di una malattia organica, ora come una varietà del carattere umano. L'i. si può presentare con forme di perdita parziale e totale della sensibilità o con forme di iperstesie tattili e dolorifiche diffuse su tutta la superficie cutanea o localizzate in punti particolari della superficie corporea. Un altro gruppo di disturbi sono quelli di carattere motorio che possono manifestarsi anche con una paralisi totale, e che compaiono in genere dopo qualche incidente, anche se questo non ha provocato alcuna lesione fisica. Frequenti sono anche le contratture degli arti: mani, braccia o gambe assumono posizioni anormali e le conservano spesso a lungo, a causa di una contrazione permanente dei muscoli. Tra i disturbi motori più frequenti rientra inoltre la crisi convulsiva che, talvolta, porta l'isterico a simulare un attacco di epilessia, cui fa seguito uno stato di prostrazione. Innumerevoli sono poi i disturbi neuro-vegetativi. Possono manifestarsi disturbi vasomotori che portano ad arrossamenti ed eritemi cutanei diffusi; affanno ed asma; febbre isterica che si manifesta con un brusco elevarsi della temperatura non accompagnato da alcun altro sintomo morboso; disturbi di stomaco, tra cui, piuttosto frequente, il vomito isterico e, più grave, l'anoressia isterica, ossia il disgusto per il cibo e il conseguente rifiuto di nutrirsi che, se prolungato, può avere conseguenze letali. Possono infine aversi disturbi delle funzioni psichiche più complesse, con amnesie parziali: dimenticanza di un periodo della propria vita, o di tutto ciò che si riferisce a un particolare argomento. Non è inoltre raro il caso in cui si crea una specie di sdoppiamento della personalità: a periodi in cui una parte è perfettamente presente, succedono (alternandosi) periodi in cui riemergono i ricordi già cancellati, mentre vengono offuscati quelli precedentemente presenti. Nessun disturbo invece si rileva, in genere, a carico delle funzioni intellettuali. Anzi, i soggetti isterici sono spesso dotati di viva intelligenza. In genere, i vari sintomi insorgono in modo brusco, persistono per un tempo più o meno lungo, e scompaiono improvvisamente senza lasciare traccia alcuna, anche se però possono ripresentarsi a distanza di qualche tempo. Nella donna l'insorgenza di tali fenomeni è più frequente e diffusa che nell'uomo.