Sostanza chimica ad alta attività farmacologica, presente normalmente
nell'organismo, dove si forma per decarbossilazione di un aminoacido:
l'istidina. È contenuta sotto forma di depositi all'interno di
caratteristici granuli visibili nel citoplasma delle mastocellule, un
particolare tipo di cellule connettivali. Anche tessuti poveri di mustociti,
come la pelle, la mucosa intestinale e il sistema nervoso centrale, contengono
i.: si pensa che essa si formi qui al momento del bisogno, quando
agiscono particolari stimoli, non ancora noti, che inducono o aumentano
l'attività dell'istidina decarbossilasi delle cellule non mastocitiche.
Questo enzima trasforma l'aminoacido istidina in
i. e libera
i.
nascente, che viene poi immediatamente metabolizzata e distrutta dall'istaminasi
e da altri enzimi, e secreta dal rene. All'interno dei mastociti invece
l'
i. sarebbe depositata, essendo protetta dall'azione dell'istaminasi.
Essa fu scoperta originariamente come un estratto della segale cornuta, avente
la proprietà di far contrarre l'utero. Ackermann nel 1910 scoprì
che si trattava di un contaminante casuale, formato dall'azione dell'istidina
decarbossilasi batterica, e nel 1927 Best, Dale, Dudley e Thorpe la isolarono da
fettine di tessuto epatico e polmonare, dimostrando che era un componente
normale dell'organismo. Chimicamente è una betaimidazoliletilamina. Gli
effetti farmacologici sono i seguenti: sul sistema cardiovascolare l'
i.
provoca una costrizione delle grandi arterie e vene, mentre provoca dilatazione
delle venule. Questo spiega come, quando prevale l'azione sui grossi vasi, come
nel topo, si ha aumento della pressione, mentre quando prevale quella sui
piccoli vasi, si ha caduta della pressione. La caratteristica principale
è comunque una spiccata dilatazione dei capillari, con aumento della
permeabilità e fuoriuscita di liquido con formazione di edema. Quando
l'
i. è iniettata sottocute, si ottiene la caratteristica "risposta
tripla", che consiste in un arrossamento locale, pochi millimetri intorno al
punto di iniezione, in un'area di aumentato afflusso sanguigno, che si estende
un centimetro e oltre, e si sviluppa più lentamente, e nella formazione
di un edema localizzato. Le arteriole cerebrali sono molto sensibili
all'
i. e rispondono con una notevole dilatazione, il cui effetto
più vistoso è un improvviso mal di testa. Sui muscoli lisci
l'
i. ha un'azione stimolante: la contrazione, soprattutto a livello
dell'utero e dei bronchioli. L'
i. è un fortissimo attivatore della
secrezione gastrica. Sulle altre ghiandole esocrine i suoi effetti sono meno
importanti. Essa stimola le terminazioni nervose, come è dimostrato sia
dalla risposta tripla, che è appunto provocata da un riflesso assonico,
sia dal fatto che iniettata sottocute provoca dolore, ha un effetto secondario
stimolante: la secrezione di adrenalina, solo però se data in alte dosi.
L'
i. interviene nella reazione antigene-anticorpo determinando molti
degli effetti dell'anafilassi e dell'allergia. Quando un antigene si incontra
con un anticorpo cellulare, si provoca liberazione di
i., la quale
è responsabile sia della reazione anafilattica locale, con edema e
necrosi, sia della reazione generale, con caduta della pressione e shock, che
può portare anche alla morte. Non tutte le reazioni di
ipersensibilità però possono essere spiegate con l'ipotesi
dell'azione istaminica: ciò è dovuto al fatto che entrano in gioco
anche altre sostanze, come la 5-HT, le plasmachinine e la "SRS" o sostanza ad
azione lenta. Tutte le sostanze che provocano danno tissutale determinano
liberazione di
i., ma alcune sono in questo particolarmente attive: esse
sono la chimotripsina, i sali biliari, la lisolecitina, lo zimosan, il
polivinilpirrolidone. Tipica sostanza liberatrice di
i. è il
48/80, una mistura di metossifenilmetilamine. Anche il freddo provoca
liberazione di
i., e nei soggetti che soffrono della cosiddetta orticaria
da freddo, ciò provoca un'eruzione cutanea caratteristica, con formazione
di bolle. Nei malati di orticaria pigmentosa si hanno accumuli locali di
mastocellule nel sottocutaneo, con liberazione di grandi quantità di
i., che provocano orticaria, mal di testa, arrossamenti del viso, prurito
e sintomi gastrici, con nausea e vomito. Gli usi clinici dell'
i. sono
molto limitati: è impiegata in un test di stimolazione della secrezione
gastrica per la diagnosi di insufficienza gastrica, e in un test diagnostico per
la diagnosi di feocromocitoma. Questo tumore infatti è capace di liberare
grosse quantità di adrenalina: se l'iniezione di
i. provoca
aumento di pressione superiore alla norma, ciò è molto suggestivo
per il feocromocitoma.