In chimica, è il fenomeno per cui ad una stessa formula bruta
corrispondono due o più sostanze, aventi proprietà chimiche e
fisiche diverse. Il fenomeno è molto raro nella chimica inorganica, ma
è quasi la regola in chimica organica. Il primo esempio di
i.
scoperto è quello dell'acido fulminico e dell'acido cianico: nel 1823
Liebig osservò che il fulminato d'argento, di formula AgCNO, era una
sostanza completamente diversa del cianato d'argento il quale all'analisi
elementare mostrava la stessa formula. Al seguito di una lunga polemica, fu
finalmente chiaro che non bastava la formula bruta per definire completamente
tutti i composti. In un primo tempo furono ritenute isomere tutte le sostanze
che avevano la stessa composizione elementare: così il benzene
C
6H
6 e l'acetilene C
2H
2 erano
ritenuti isomeri. In seguito però furono chiamati isomeri solo le
sostanze che avevano non solo la stessa composizione elementare, ma anche lo
stesso peso molecolare, e che quindi avevano effettivamente la stessa formula
bruta. La definizione così formulata è ancora quella attuale; il
nome
i. deriva dal greco e fu coniato dal famoso Berzelius. Per quanto
detto, due isomeri devono contenere gli stessi atomi ed in numero uguale:
l'unica differenza che può esistere fra le molecole di due isomeri sta
quindi nella posizione reciproca dei vari atomi. Oggi l'
i. viene
suddivisa in tre diversi tipi, ognuno dei quali è poi ancora diviso in
due secondo il seguente schema:

Esaminiamo
separatamente tre tipi principali. a)
Metameria. In questo tipo di
i. si comprendono i casi di isomeri che differiscono fra loro per un
diverso collegamento degli atomi che costituiscono la molecola; i vari isomeri
sono quindi distinti dalla formula di struttura; si parla quindi anche di
isomeri di struttura. L'
i. di catena si ha quando è diverso
l'arrangiamento degli atomi di carbonio che costituiscono la struttura. Ad es.
per il pentano C
5H
12 si possono avere tre diversi isomeri
di catena, e precisamente:

Questa
i. nel caso della paraffina porta rapidamente ad un elevato numero di
isomeri al crescere del peso molecolare. Così, mentre il metano
CH
4, l'etano C
2H
6 ed il propano
C
3H
8 non hanno isomeri (oppure, se si vuole, esiste un
solo isomero di metano, etano e propano), il butano C
4H
10
ne presenta due, il pentano presenta i tre visti, l'esano
C
6H
14 ne presenta cinque, ecc. Il decano
C
10H
22 presenta già 75 isomeri, l'idrocarburo
C
20H
42 ne presenta oltre 4 miliardi e così via.
Esistono poi delle
i. fra composti di serie diverse; ad es. le
cicloparaffine sono isomere del monoolefine non cicliche; che si vede ad esempio
per l'idrocarburo C
5H
10 che può
essere:

A sua volta poi l'olefina a due
isomeri (pentene-1 e pentene-2), in quanto il doppio legame può esistere
in due posizioni diverse; in questo caso però si tratta già di una
i. di posizione. Questa è molto frequente quando nella molecola
esistono dei sostituenti. Ad es. l'alcool propilico (derivato dal propano, che
ha un solo isomero, per sostituzione di un H con un -OH) presenta due
isomeri:

Dal butano, che ha due isomeri,
si hanno già quattro alcoli isomeri. Se poi i sostituenti sono due o
più e soprattutto se sono fra loro diversi il numero degli isomeri
aumenta rapidamente. Dal
benzene con due sostituenti (uguali o diversi)
si ottengono tre isomeri, che sono detti
orto, meta, para; detto -X il
generico costituente si ha:

Se si hanno
tre sostituenti fra loro uguali si hanno ancora tre isomeri, che vengono detti
vicinale, asimmetrico, simmetrico:

Lo studio del numero di isomeri del benzene è stato
determinante ai fini di stabilire la formula di questo composto. Esistono poi
altre serie di composti che sono fra loro isomeri. Ad esempio tutti gli alcoli,
avendo formula generica C
nH
2n+2O sono isomeri degli eteri
ossidi, i quali hanno pure la stessa formula generica. Lo stesso dicasi dei
mercaptani e dei solfuri alchilici, che hanno tutti formula generica
C
nH
2n+2O ma i primi contengono il gruppo funzionale
―SH, mentre i secondi contengono quello -S-. b)
Tautomeria. Mentre
nel caso precedente un isomero non si trasforma mai in un altro se non in
condizioni estremamente drastiche o al seguito di una lunga serie di reazioni,
esistono degli isomeri che si possono trasformare l'uno nell'altro con grande
facilità, tanto che le due forme molecolari isomeriche coesistono in
equilibrio. Si parla in questo caso di
tautomeria; le sostanze che godono
di questa proprietà si dicono
tautomere. La tautomeria è
detta anche
i. dinamica, proprio per mettere l'accento sulla
possibilità di trasformazione. Un esempio di tautomeria è il
seguente:

La tautomeria avviene molto
spesso fra una molecola a struttura lineare ed una a struttura ciclica. Il
passaggio da una forma alla sua tautomeria avviene in generale mediante lo
spostamento di un atomo di idrogeno (legato ad un C, ad un O oppure ad un N e
quindi con un legame relativamente labile) e di un doppio legame. Vi sono casi
in cui la reazione di trasformazione di una forma tautomera nell'altra è
abbastanza lenta perché si possano evidenziare entrambe le forme con
opportuni mezzi chimici o fisici (acidità, reazioni caratteristiche di
gruppi, conducibilità elettrica, spettri di assorbimento, ecc.); si parla
in questo caso di
desmotropia, mentre l'insieme delle due forme tautomere
viene detto anche
miscuglio allelotropo. In certi casi la reazione di
trasformazione è tanto lenta che è addirittura possibile separare
le due forme tautomeriche. Vi sono però dei casi in cui l'equilibrio
tautomerico è praticamente tutto spostato verso la formazione di uno dei
due tautomeri, mentre l'altro può essere messo in evidenza solo mediante
i composti derivati, che sono normali isomeri. Si parla in questo caso di
pseudomeria. La sostanza tautomera stabile può essere conservata
indefinitamente anche allo stato liquido, mentre nel caso della desmotropia una
delle due sostanze tautomere può essere conservata esente dall'altra solo
allo stato solido. c)
Stereoisomeria. Le formule di struttura hanno
sì il pregio di mostrare come i vari atomi sono fra loro concatenati, ma
cadono in difetto in molti casi in quanto non danno una rappresentazione della
molecola nello spazio come essa si trova effettivamente. È evidente che
due sostanze possono avere anche gli stessi legami fra gli atomi, ma che esse
possono essere diverse se la loro architettura spaziale (posizione reciproca
degli atomi) non è la stessa. Benché si possano avere delle
rotazioni di gruppi molecolari (cioè di una parte di molecola) attorno ai
legami semplici, queste rotazioni avvengono solo se alla molecola è
fornita una certa energia: in alcuni casi poi esistono degli
ingombri
sterici (cioè di spazio) e la rotazione non avviene affatto.
Similmente la rotazione è impossibile attorno ad un doppio legame.
Immaginiamo di sostituire i 4 atomi di idrogeno con due coppie di sostituenti X
ed Y (essendo gli X diversi dagli Y). Dalla figura:

Si vede che - benché ogni atomo di carbonio sia legato ad
un X e ad un Y (e quindi non ci sono
i. di catena) - si hanno due
composti diversi: nell'uno i due X ed i due Y stanno dalla stessa parte rispetto
alla retta congiungente i due C: nell'altra stanno uno da una parte ed uno
dall'altra. I due isomeri vengono detti
cis e
trans
rispettivamente. Due isomeri di questo tipo sono ad es. l'acido maleico e
l'acido fumarico, rappresentabili così:

La stereoisoneria è molto frequente anche in composti
ciclici (saturi o no) in quanto i sostituenti possono trovarsi da una stessa
parte o da parti opposte rispetto al piano della molecola: nei
carboidrati gli stereoisomeri sono molto comuni. La stereoisomeria
può però manifestarsi anche in forme molto tenui, tanto che i due
stereoisomeri si differenziano solo per il potere rotatorio, cioè per
l'entità (ed il segno) di rotazione del piano della luce polarizzata. Si
parla in questo caso di
isomeri ottici e di
i. ottica. Questa si
basa sul fatto che un atomo di carbonio (tetravalente, con le sue quattro
valenze dirette tetraedricamente) saturato con quattro gruppi diversi dà
origine a due composti diversi (che non sono sovrapponibili per qualsiasi
rotazione e traslazione si faccia nello spazio). Un simile atomo di carbonio
è detto
asimmetrico e le molecole che lo contengono sono
otticamente attive, cioè dotate di
attività ottica. Ad
esempio si immagini di sostituire i quattro idrogeni del metano con quattro
gruppi (che indicheremo genericamente con X, Y, W, Z) fra loro diversi. Si
ottengono due composti schematizzati nella seguente figura:

che sono l'uno l'immagine speculare dell'altro rispetto ad un
piano (indicato con una linea tratteggiata). Questi due composti sono isomeri
ottici; affinché lo siano è condizione necessaria e sufficiente
che i 4 gruppi legati al carbonio siano fra loro tutti diversi. Gli isomeri
ottici si formano molto spesso nelle reazioni che interessano la vita vegetale
ed animale. In laboratorio invece le sostanze che si ottengono e che dovrebbero
essere otticamente attive apparentemente non lo sono. Ciò è oggi
spiegato: nella reazione di formazione di un composto otticamente attivo
(cioè contenente un atomo di C asimmetrico) si formano i due isomeri in
quantità uguale: si ottiene quella che si dice una
miscela
racemica. In questa un isomero ruota la luce polarizzata verso destra e
l'altro verso sinistra dello stesso angolo, onde l'attività ottica non
è direttamente riscontrabile. Esistono però dei metodi che
permettono la separazione della miscela racemica nei due isomeri ottici.
Ciò è di importanza non solo teorica ma anche pratica: infatti
mentre un isomero può avere un certo effetto sul nostro organismo,
l'altro può essere del tutto inerte o avere un effetto diverso. Molte
sostanze medicinali preparate per sintesi sono costituite da uno solo dei due
isomeri, che è stato separato dalla miscela. Se in una molecola vi sono
più atomi di carbonio asimmetrici, la sostanza è ancora
otticamente attiva. Fa eccezione il caso in cui gli atomi di C asimmetrici sono
in numero pari e recano a coppie gli stessi sostituenti, tanto che metà
molecola è l'immagine speculare dell'altra metà. In tal caso
metà molecola ruota in un senso il piano della luce polarizzata per un
certo angolo e l'altra metà lo ruota nel senso opposto di uno stesso
angolo, onde la sostanza è otticamente inattiva pur avendo atomi di
carbonio asimmetrici. In questo caso si parla di
racemo interno. Sul
perché gli atomi di C asimmetrici impartiscano attività ottica
alla sostanza che li contiene non esiste allo stato attuale delle conoscenze
nessuna spiegazione accettabile.