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Ipnosi.

(dal greco hypnos: sonno). Stato, simile al sonno, indotto artificialmente e in cui le azioni e i processi mentali possono essere guidati dall'ipnotizzatore. Nonostante il significato etimologico del termine, dal punto di vista fisiologico lo stato ipnotico è assai più vicino alla veglia che al sonno. Infatti questo stato si distingue nettamente dall'esperienza onirica. Si tratta di una modificazione della funzione di veglia e comporta fenomeni di vario tipo a carattere motorio, sensoriale, mnemonico, neurovegetativo, ecc. Il contatto sociale si riduce alla sola persona dell'ipnotizzatore e, per effetto di ipersuggestionabilità, si ha l'accettazione acritica di quanto questi propone. Quasi tutti gli esseri umani, in vari gradi e con varia difficoltà, possono essere ipnotizzati. Fanno eccezione i minorati mentali, gli ammalati gravi di schizofrenia, i bambini piccoli non ancora in grado di conversare, ossia tutte quelle persone con cui è particolarmente difficile poter comunicare. Vi sono categorie di persone leggermente più sensibili rispetto ad altre all'i.: si tratta dei giovani, delle donne, degli individui particolarmente intelligenti, di quelli estroversi, aperti e ricettivi, dei nevrotici. ║ L'induzione ad uno stato ipnotico rappresenta una tra le più antiche esperienze dell'umanità, coltivata attraverso gli esorcismi, l'imposizione delle mani, l'incubazione, ossia l'usanza di dormire in un tempio, per ricevere nel sogno rivelazioni divine. Il primo interesse scientifico verso l'i. si ebbe nel XVIII sec. con gli studi del medico austriaco Mesmer sul magnetismo animale. Nel 1819 uscì l'opera Le sommeil lucide dell'abate portoghese Faria, contenente una descrizione delle pratiche ipnotiche osservate dall'autore in India, ma solo nel 1843 fu introdotto il termine di i. nel testo Neurohypnology del medico inglese Braid. L'i. entrò nella scienza ufficiale nell'ultimo quarto del XIX sec., in seguito alle ricerche su i. e isterismo compiute da Charcot e Janet a Parigi, Bernheim e Liébeault a Nancy, Breuer e Freud a Vienna. Secondo il metodo di Braid, che con altri medici inglesi aveva raccolto l'eredità di Mesmer, lo stato ipnotico poteva essere raggiunto fissando piccoli oggetti luminosi. Secondo Braid il fattore essenziale consisteva in un affievolirsi dell'attenzione e nella "concentrazione su una sola idea". Questa teoria fu appassionatamente seguita in Francia. A Nancy, per iniziativa del medico Liébeault, sorse una clinica in cui molte malattie fisiche venivano curate con successo ipnotizzando i pazienti. A Parigi, il neurologo Charcot si serviva dell'i. per la cura dell'isteria, attirando l'attenzione di studiosi di ogni parte del mondo. Tra la scuola parigina della Salpêtrière e quella di Nancy sorsero accese polemiche: da un lato, Charcot sosteneva che l'i. era uno stato patologico e che solo gli isterici potevano venire ipnotizzati; dall'altro lato, il massimo rappresentante della scuola di Nancy, Bernheim, affermava che non vi era differenza tra sonno ipnotico e sonno fisiologico, e che si poteva ipnotizzare non solo gli isterici, ma qualsiasi tipo di paziente. Dai primi esperimenti e applicazioni terapeutiche, si svilupparono due sottotecniche ipnotiche dirette a scopi psicoterapeutici: il metodo della suggestione ipnotica (ossia quello della scuola di Nancy), consistente nel suggerire al paziente ipnotizzato che i suoi sintomi stanno scomparendo e che egli si sente molto meglio, e il metodo dell'anamnesi ipnotica, introdotto da Breuer, che induceva i propri pazienti ipnotizzati a richiamare alla memoria gli avvenimenti connessi con i sintomi che allo stato normale non riuscivano a ricordare. Per molto tempo il problema dell'i. è stato affrontato quasi esclusivamente sul piano descrittivo. La teoria di Pavlov sui meccanismi di base ha notevolmente contribuito a chiarire il problema in termini fisiologici. Secondo Pavlov, la somiglianza tra sonno fisiologico e i. risulta dal fatto che entrambi questi fenomeni dipendono dall'inibizione; dopo l'eccitamento e la fatica di una giornata di lavoro sopravviene l'inibizione che, raggiungendo un sufficiente livello di intensità, produce il sonno fisiologico. Tra la veglia e il sonno esistono gradi intermedi e differenti modalità di inibizione, che corrispondono appunto all'i., definita anche come sonno parziale. La facilità di comparsa dell'i., come anche il suo grado di intensità, dipendono, a parità delle condizioni di stimolazione, dal tipo di sistema nervoso e dallo stato funzionale della corteccia cerebrale: una corteccia costituzionalmente debole o affaticata soggiace più facilmente al processo ipnotico. Secondo la concezione pavloviana, nei soggetti energici, volitivi, padroni del proprio pensiero, l'i., come anche la suggestione, è difficile da provocare o può assumere proporzioni modeste. Lo stato ipnotico è di solito breve, ma può protrarsi anche per alcuni giorni, senza che vi sia bisogno di ricorrere all'aiuto di narcotici. In genere il risveglio avviene dietro comando dell'ipnotizzatore. Un notevole contributo per una migliore conoscenza dell'i. è stato dato dallo studioso behaviorista statunitense C.L. Hull il cui lavoro (Hipnosis and Suggestibility, 1933) ha portato a successivi approfondimenti. A differenza di quanto si supponeva nel secolo scorso, la trance ipnotica differisce sotto molti aspetti sia dal sonno (per quanto sia abbastanza facile il passaggio dall'i. al sonno), sia da quegli stati di immobilità che si possono provocare artificialmente in alcuni animali, come hanno dimostrato gli esperimenti condotti da Pavlov. In sede terapeutica è tuttora applicato un metodo risultato dalla combinazione dei metodi di Mesmer (tocco magnetico), di Braid (fissazione di oggetti luminosi) e del Liébeault (suggestione di stanchezza). In genere si fa giacere il paziente su una specie di divano in un ambiente privo di distrazioni, gli si chiede di fissare piccoli oggetti luminosi e di rilassarsi. L'ipnotista gli dice che le sue palpebre stanno diventando stanche e pesanti e poiché, per ragioni fisiologiche, tale sensazione è reale, il paziente, per associazione, accetta anche l'affermazione del medico che gli dice, in modo suadente, che non può aprirle, a meno che non sia lui a ordinarglielo. Successivamente, il medico afferma che sono le braccia a diventare pesanti e, allo stesso modo, gli suggerisce che non può più alzarle, a meno che non glielo ordini egli stesso. In tal modo, il paziente viene indotto in stato di suggestione e senza le istruzioni del medico non può che rimanere rilassato e fare ciò che l'ipnotizzatore ordina. La caratteristica essenziale di ogni metodo ipnotico è la suggestione. Lo stato ipnotico può esaurirsi naturalmente in un tempo più o meno breve, ma in ogni caso l'ipnotista può porvi fine in qualsiasi momento. I soggetti già sottoposti una volta a i. si dimostrano particolarmente ricettivi. Rispetto alla profondità, si distinguono tre gradi di i.: i. leggera o sonnolenza, cui può essere indotta la quasi totalità (circa il 90%) degli individui adulti normali, la ipotassia o sonno lieve (raggiungibile dal 45% circa degli individui) e la trance profonda o sonnambulismo (raggiungibile dal 20% circa degli individui). ║ In campo psicoterapeutico, una volta constatato che l'i. era soltanto un "facilitante" per riportare alla memoria i ricordi infantili, Freud l'abbandonò definitivamente nel 1896. Solo mezzo secolo più tardi, ad opera di un gruppo di psicoterapisti statunitensi, la tecnica dell'i. è stata riammessa per tentare di accelerare il processo terapeutico e per superare particolari resistenze alla normale tecnica analitica da parte di pazienti "difficili". L'i. è assunta anche come tecnica suggestiva, sulla base delle esperienze della scuola di Nancy. Oltre che in campo psicoterapeutico, la suggestione ipnotica viene impiegata per usi analgesici: per eliminare dolori molto forti in odontoiatria, in ostetricia e anche in chirurgia.