Med. - Aumento patologico della pressione del liquido contenuto in alcune
cavità o spazi organici, in particolare nel cranio (
i.
endocranica) e nell'apparato circolatorio (
i. arteriosa, venosa,
capillare). Usato da solo, il termine indica in genere
i. arteriosa,
cioè un aumento abnorme dei valori della pressione massima (sistolica) e
minima (diastolica), superiori rispettivamente a 150-160 e 95 mm Hg. L'
i.
può essere
transitoria o
permanente: nel primo caso
è determinata da fattori temporanei, quali modificazioni momentanee
dell'attività cardiaca, emozioni, stimoli ormonali, assunzione di alcol,
ecc.; nel secondo caso dipende invece da malattie renali, arteriosclerosi,
diabete, enfisema (
i. secondaria) o dalla costituzione stessa
dell'individuo (
i. costituzionale). Quando sussiste come fenomeno a
sé stante, senza che sia possibile individuarne la causa, si parla di
i. essenziale. Sovente l'
i. non dà luogo ad alcuna
manifestazione palese, in altri casi si hanno manifestazioni imponenti, che
vanno dal polso teso, pieno, poco comprimibile, al mal di testa, con ronzii,
vertigini; dall'indebolimento visivo alla cecità assoluta. Possono
inoltre manifestarsi turbe nervose (crampi, intirizzimento, emiplegia
transitoria, crisi convulsiva), crisi cardiopolmonari, albuminuria. La terapia
dell'
i. è innanzi tutto sintomatica: essa si limita a modificare i
valori pressori permettendo da un lato di attenuare i disturbi funzionali,
dall'altro di evitare o ritardare la comparsa delle complicanze che sono alla
base della gravità di questa malattia. Giovano il riposo, una parca dieta
alimentare iposodica, la elettroterapia e preparati terapeutici ipotensivi. Nel
1991 sono stati identificati per la prima volta due cromosomi responsabili della
trasmissione ereditaria dell'
i.