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Interiorità.

L'essere interiore, soprattutto con riferimento alla vita dello spirito. • Filos. - Sant'Agostino parla di uomo interiore indicando il cammino storico della natura che si fa civitas, mentre la scoperta di Dio come i. dell'i. è l'espressione dell'esigenza più profonda del soprannaturale da parte dell'uomo. L'i. è l'esprimersi del bisogno della natura nella coscienza, la proiezione nello spirito della mancanza di pace. B. Pascal, scrivendo le Provinciali (1657) intendeva ricondurre la morale alle fonti cristiane della redenzione e della grazia e ai valori dell'i., ciò come espressione del Giansenismo che intendeva ricondurre il Cristianesimo alle fonti dell'i., connettendo la prassi cristiana agli impegni di un sincero rigorismo morale. L'ideale dell'i. si ritrova in Kierkegaard che in Aut Aut concepisce tale i. come sintesi dell'io ideale e dell'io storico. Secondo Kierkegaard i., certezza, serietà, personalità sono termini equivalenti. Quando manchi l'i., o qualcuno dei suoi equivalenti, lo spirito è reso finito. Pertanto "l'i. è l'eternità o la determinazione dell'eterno nell'uomo" (Il Concetto dell'angoscia). Nell'i., nella dialettica faticosa dell'intimità che conquista se stessa negandosi al mondo, Dio scende nell'anima che non è mai certa di possederlo. L'appassionata difesa dell'i. da parte di Kierkegaard è ripresa da Heidegger che, come Kierkegaard, polemizza contro la banalità della vita quotidiana, contro l'esistenza non autentica, proponendo però un'intimità tutta racchiusa nella propria disperazione e miseria e non altrettanto ricca di valori religiosi come quella di Kierkegaard. Come Heidegger, anche altri filosofi esistenziali: Berdiev, Marcel, Jaspers, ecc. hanno posto l'accento sui fenomeni della vita personale "intima". Anche la narrativa del XX sec. ha adottato la tecnica del "monologo interiore" mediante la quale lo scrittore fa compiere al personaggio una specie di soliloquio mentale in cui affiorano immagini, pensieri, associazioni che esprimono la "verità" interiore del personaggio. Questa tecnica tende a cogliere l'incoerenza dei nostri stati mentali, le associazioni capricciose delle idee, il caos della personalità quando essa non si controlla e disciplina socialmente. I romanzi di Proust, Joyce, della Woolf, di Faulkner, Dos Passos e di altri narratori, attraverso il "monologo interiore" e la "corrente di coscienza" hanno rotto gli schemi convenzionali della psicologia, facendoci conoscere vari aspetti della mente umana che erano fuggiti alle analisi condotte con diverso criterio.