Opera del giurista romano Gaio divisa in quattro libri. Il testo era noto prima
soltanto parzialmente, nei frammenti riportati dalle
Pandette e in un
epitome inserita nella
Lex romana Visigothorum. Nel 1816, in un
palinsesto della Biblioteca capitolare di Verona, Niebuhr ne scoprì una
stesura più completa che successivamente venne edita in lezioni sempre
migliorate. Ad Autun, in un altro palinsesto, Chatelain trovò, nel 1898,
frammenti di una rielaborazione eseguita in Gallia non prima del V sec. Altri
frammenti furono scoperti nel 1927 in un papiro non posteriore al III sec.,
detto
papiro 2.103 di Ossirinco.