Regione (130.439 kmq; 48.903.800 ab.) storico-geografica del Regno Unito. Occupa
la parte centro-meridionale della Gran Bretagna. Confina a Nord con la Scozia,
dalla quale è divisa dal Solway Firth, dai monti Cheviot e dal fiume
Tweed, tributario dell'Atlantico, a Est con il Mare del Nord, a Sud con la
Manica, a Ovest con il Mare d'Irlanda, con il Galles e con l'Oceano Atlantico.
Città principale: Londra. ║ Per la geografia e l'economia
V. GRAN BRETAGNA.
Cartina del Regno Unito
STORIA
Abitata nell'età litica, come testimoniano i monumenti preistorici, e poi
nell'età del bronzo (i più antichi abitatori furono probabilmente
mediterranei), come testimoniano molti toponimi (
Albione, antico nome
dell'
I.;
Pennini), l'isola fu poi occupata dai Celti, provenienti
dalla Gallia, che importarono la civiltà del ferro. Dal 43 a.C. all'83
d.C., l'
I. subì l'invasione militare di Roma, da cui trasse
considerevoli vantaggi; questa ebbe termine nel V sec. Fu occupata nel VI sec.
dalle tribù germaniche dei Sassoni, degli Iuti, degli Angli, che
fondarono 7 regni, dopo aver cacciato nel Galles (e in Bretagna) i Celti Bretoni
(con il loro leggendario re Artù). I 7 regni anglosassoni dovettero
lottare contro i Danesi. I re anglosassoni Alfredo il Grande (871-901), Edgardo
(959-975), Etelredo (979-1035) si segnalarono particolarmente per
capacità politica e militare e per lo sforzo di creare una cultura nei
sudditi, che già nel 600 si erano convertiti al Cristianesimo. Ma i
Danesi, con Canuto il Grande (1017-1035), riuscirono a conquistare il Paese.
Nell'XI sec. l'
I. fu conquistata dai Normanni. Il re normanno Guglielmo
il Conquistatore organizzò in
I. uno Stato feudale, mantenendo
però forti le prerogative regali; queste furono tuttavia limitate da una
prima
Carta delle libertà, dovuta ad Enrico I. La dinastia dei
Plantageneti difese strenuamente l'autorità regia, vinse gli Scozzesi,
combatté contro i re di Francia per conservare i domini francesi
ereditati dai Normanni. Giovanni Plantageneto, detto Senzaterra, dovette
però accordare alla nobiltà feudale la
Magna charta
libertatum (1215) che anche nel futuro sarà la base
dell'organizzazione civile degli Inglesi e dei loro diritti. Essi dovettero
perdere però diversi territori in Francia. I re principali di questa
dinastia furono, oltre ad Enrico II, Riccardo Cuor di Leone, Giovanni
Senzaterra, Edoardo I (che combatté contro Filippo il Bello), Edoardo III
che, pretendendo alla corona di Francia (1337), diede inizio alla guerra dei
Cento anni. Nel 1399 successe ai Plantageneti la dinastia dei Lancaster (Enrico
IV, Enrico V, Enrico VI) che vinse Scozzesi e Francesi: ma Enrico VI subì
una sconfitta tale che conservò a mala pena Calais (1453) e fu
detronizzato da Riccardo ed Edoardo di York (1455-1461). All'ultimo York
(Riccardo III) successe nel 1485 Enrico VII Tudor (guerra delle Due Rose); il
figlio di Enrico VII, Enrico VIII (1509-1547), fondò la religione
anglicana, affermando quindi l'individualità statale più completa
dell'
I. (1533). Anglicanesimo e potenza inglese si affermarono
particolarmente sotto Elisabetta che lottò vittoriosamente contro gli
Spagnoli, protesse i Riformati olandesi e francesi e le spedizioni coloniali, e
sottomise l'Irlanda (1602), mentre la Scozia diventava presbiteriana. La Scozia
si unì (1603) all'
I. con Giacomo I, figlio di Maria Stuarda; gli
successe Carlo I che, sconfitto dai Francesi a La Rochelle, fu costretto a
riconoscere i diritti dei Comuni (1628); durante il suo regno scoppiò la
rivolta scozzese del Covenant e poi dell'Irlanda cattolica (1641).
Scoppiò la guerra civile, in seguito alla quale si instaurò la
dittatura militare presbiteriana di Cromwell (1635-1658). Morto Cromwell vi fu
la restaurazione degli Stuart: Carlo II Stuart riprese la lotta contro i
Cattolici; durante il suo regno, particolarmente aspro fu nel parlamento il
contrasto fra liberali (
Whigs) e conservatori (
Tories). Suo
fratello Giacomo II cercò di ristabilire il cattolicesimo, ma fu
detronizzato da Guglielmo d'Orange (1689-1699), che vinse i cattolici irlandesi
e stabilì definitivamente il regime liberale in
I. Nonostante
l'opposizione conservatrice, la dinastia protestante rimase. Il XVIII sec. si
inizia con governi a base liberale, ed è il secolo di grande sviluppo
coloniale. Nel 1707 dall'unione dei regni d'
I. e di Scozia nasceva il
regno di
Gran Bretagna (V).
Le invasioni dei Vichinghi in Inghilterra e in Scozia
La situazione in Inghilterra tra il 1643 e il 1645
La Scozia e l'Inghilterra dagli Stuart ad oggi
Le invasioni dei Sassoni in Inghilterra
LINGUA
La lingua inglese è la lingua ufficiale del Regno Unito di Gran Bretagna e
Irlanda del Nord, di alcuni Stati del Commonwealth (Australia, Canada, Nuova
Zelanda, Unione Sudafricana), delle colonie inglesi e degli Stati Uniti
d'America, ed è inoltre la lingua più usata in Irlanda. La fase
più antica dell'inglese è rappresentata dalla lingua e dai
dialetti anglosassoni, in cui sono presenti notevoli influssi scandinavi. Su
questa base germanica, sovrappostasi al sostrato celtico di cui quasi nessuna
traccia è restata nell'inglese, agì profondamente la lingua
normanna, che a partire dalla conquista (1066) fu la lingua parlata dalla classe
dominante. Il superstrato normanno provocò un grande arricchimento
lessicale, specialmente nella terminologia politica, sociale ed amministrativa,
nei termini militari e giuridici, religiosi ed artistici, e dette all'inglese
quella particolare capacità di assimilare parole straniere e soprattutto
francesi. L'influsso francese, esercitato dalla lingua dell'aristocrazia e della
classe dirigente normanna, si rivela anche nella morfologia sia nella flessione
nominale, che in quella verbale. I momenti più importanti della storia
della formazione della lingua inglese, come nuova lingua sorta dalla fusione
della lingua e delle parlate anglosassoni con la lingua normanna dei
conquistatori, sono: nel XIII sec. il francese, che aveva sostituito ormai da
due secoli l'anglosassone come lingua di cultura e letteraria, e che va sempre
più indebolendosi sia per la scarsa elevatezza culturale
dell'aristocrazia normanna, sia per i diminuiti e poi interrotti contatti con la
Francia. Nel 1349 è abolito l'insegnamento in lingua francese e nel 1362
il francese è abolito anche come lingua ufficiale dei tribunali. Era
sorta intanto una letteratura nella nuova lingua inglese, che già alla
fine del XIV sec. dava la traduzione della
Bibbia di Wycliffe e il
capolavoro di Chaucer. Nei sec. XVI e XVII, che vedono il massimo fiorire della
letteratura inglese, la lingua assume l'aspetto che essa ha tuttora. Nel XVIII
sec. si ha il maggiore raffinamento della lingua di Shakespeare e di Milton per
l'influenza di grandi prosatori e di grammatici, in particolare di Johnson, col
suo celebre
Dictionary of the English language (1755). Segue una
cristallizzazione, superata nel XIX sec. con il Romanticismo che da un lato
rinsangua la lingua risalendo alle fonti anglosassoni, medio-inglesi ed
elisabettiane, e dall'altro inizia l'accostamento tra la lingua della
letteratura e quella del popolo. Nel periodo medio-inglese si possono
distinguere tre tipi dialettali, uno meridionale a Sud del Tamigi, uno centrale
fra questo fiume e il Humber, uno settentrionale a Nord del Humber; da
quest'ultimo ha origine il più caratteristico dialetto odierno, lo
scozzese, che dalla pianura si va diffondendo nella montagna limitando sempre
più l'originario dialetto
celtico.
LETTERATURAEssendo
la lingua inglese derivata dal dialetto anglosassone, si fa cominciare la
letteratura inglese da quella anglosassone. Il più antico monumento
letterario anglosassone è il poema epico
Beowulf composto forse
nel VI sec. e rimaneggiato più tardi; narra le mitiche imprese del
leggendario eroe Beowulf. Accanto ad esso si hanno i poemi religiosi di Caedmon
(VII sec.) e di Cynewulf (VIII sec.). Dell'VIII sec. è il venerabile
Beda, grande studioso e teologo, autore di una
Storia Ecclesiastica in
latino. Dopo l'invasione normanna e la fusione dei due popoli, si formò
un inglese letterario, detto
inglese del Re, nel quale fu composta la
fantastica
Storia di Goffredo di Monmouth (XII sec.), che narra le
imprese dei Celti e specialmente del re Artù. Nel XIII sec. scrissero i
filosofi Bacone ed Occam. Verso il 1340 nacque G. Chaucer, detto il padre della
poesia inglese, che scrisse i
Racconti di Canterbury, composti di 22
racconti in versi e di 2 in prosa. Contemporanei di Chaucer furono Gower, autore
di un poema (
Confessio Amantis) e di un'opera latina (
Vox
Clamantis), il riformatore religioso Wycliffe e W. Langland, autore di un
poema moralistico. All'inizio del 1500 incomincia il periodo detto del
Rinascimento, che si prolunga fino al XVII sec. ed è contrassegnato dallo
stabilirsi dell'inglese moderno. È inoltre caratterizzato dall'affermarsi
della riforma protestante, che assume un particolare carattere sociale politico
nazionale. Le personalità che diressero l'
I. in questo periodo
furono Enrico VIII, la regina Elisabetta, sulla quale influì grandemente
il Rinascimento italiano, Carlo I e Cromwell, che iniziò il periodo di
dittatura protestante-puritana, detto Commonwealth. Probabilmente sotto
l'influsso dell'Umanesimo e del Rinascimento italiani, l'umanista T. More ed i
poeti Wyatt e Howard, conte di Surrey, introdussero in
I. il sonetto ed
il verso sciolto, ed imitarono e tradussero il Petrarca. L'epoca elisabettiana,
iniziata nel 1558, fu l'epoca d'oro della letteratura inglese. Grande valore
artistico raggiunse il dramma, detto appunto
elisabettiano, di cui fu
sommo rappresentante C. Marlowe, il precursore di Shakespeare, che scrisse opere
ispirate a temi classici o moderni, ricche di potenza drammatica, di
intensità lirica, ed esprimenti spesso un mondo cupo, allucinato, ma
riccamente fantastico. Dal romanzo didascalico
Euphues di J. Lyly,
derivò l'
eufuismo, che caratterizza il Seicento letterario
inglese. Ad imitazione dell'
Arcadia del Sannazaro P. Sidney scrisse
l'
Apologia della poesia, prose e canzoni di rara limpidezza. Ma il
maggior poeta del tempo fu E. Spenser, autore di un
Calendario del
Pastore, 12 egloghe in versi perfetti, secondo lo stile pastorale italiano,
ed il
Faerie Queene, poema allegorico ricco di poesia e di fantasia, e
che ricorda a volte l'Ariosto. Nel 1564 nacque W. Shakespeare, il massimo
rappresentante della poesia inglese, e la cui grandezza superò i confini
della patria per diventare, come già Omero e Dante, espressione di una
poetica universale. Shakespeare lasciò 37 drammi di attribuzione certa,
19 dei quali ispirati a soggetti italiani (
Il Mercante di Venezia, Romeo e
Giulietta, ecc.). Le opere di Shakespeare comprendono commedie (
Come vi
piace, La tempesta, ecc.), drammi sulla storia britannica (
Riccardo III,
Enrico IV, Enrico V, ecc.), tragedie (
Amleto, Re Lear, Macbeth, Otello,
Giulio Cesare, Coriolano, ecc.) e 154 sonetti. Un altro drammaturgo, abile
particolarmente nelle commedie, fu B. Jonson. Fra i poeti si distinsero J.
Donne, paragonato al Marino ma certo a lui superiore, che fondò la scuola
detta dei poeti
metafisici; Herrick, G. Herbert e, infine, J. Milton,
noto per il poema
Il paradiso perduto; Milton ebbe una grande fede
puritana ed una ricca sensibilità poetica. Fra i prosatori figura anche
Browne. Seguono il periodo detto della Restaurazione e l'età del
classicismo (XVII-XVIII sec.). I. Bunyan, autore del
Viaggio del
Pellegrino (
da questo mondo a quello che è da venire),
è il tipico esempio del puritano inglese; di lui si disse che
passò metà della sua vita nel terrore di immaginari peccati e
l'altra metà in uno stato di esaltazione evangelica. Importante e
popolare fu anche J. Dryden, drammaturgo, prosatore, ma soprattutto poeta;
scrisse numerosi drammi e poemi (
Annus mirabilis, Assalonne e Achitofel, La
cerva e la pantera, ecc.) ed il
Saggio sulla poesia drammatica. Nel
1632 nacque il filosofo J. Locke, autore del famoso
Saggio sull'intelletto
umano e dei
Trattati del governo, in cui confutò la dottrina
del diritto divino dei re e cercò di giustificare la rivoluzione; incerta
è invece la nascita di D. Defoe, il popolare autore del
Robinson
Crusoe. Defoe può considerarsi il padre del romanzo moderno: per
primo espresse la particolare atmosfera della città in
Moll
Flanders. Tra il 1600 ed il 1700 visse l'immortale autore dei
Viaggi di
Gulliver, J. Swift, il cui disprezzo per i vizi, la vanità ed il
pregiudizio degli uomini fu alla base delle opere letterarie della sua stessa
vita, piuttosto tormentata da una cupa misantropia; Swift può essere
considerato uno dei più grandi prosatori del mondo. I poeti e scrittori
che illustrano l'
I. del 1700 e dei primi anni del 1800, oltre a Switf,
sono S. Addison, poeta, traduttore dal latino e saggista; A. Pope, fecondo
autore di poemi, liriche, satire e saggi vari; l'eroicomico poemetto
Rapimento del Ricciolo è il suo capolavoro; figurano inoltre H.
Fielding, autore di romanzi fra cui Tom Jones; S. Johnson, L. Sterne, il cui
Viaggio sentimentale fu tradotto dal Foscolo; il poeta T. Gray,
classicista nelle
Odi pindariche, poi preromantico e sentimentale nella
poesia sepolcrale dell'
Elegia in un cimitero campestre. O. Goldsmith ha
dato all'
I., fra l'altro, un capolavoro con il romanzo
Il vicario
di Wakefield; Burke, di origine irlandese, fu sommo scrittore politico nelle
Riflessioni sulla Rivoluzione francese; fama mondiale ebbe l'opera di
Gibbon
Decadenza e fine dell'Impero Romano; alla commedia si
dedicò R. B. Sheridan (I rivali, La scuola dello scandalo, Il critico,
ecc.). Figura complessa, strana ed interessante, fu il poeta W. Blake, che visse
fra allucinazioni ed estasi, scrivendo poemi e poesie, espressioni di un mondo
ora infantile ora angelico, surreale e mistico (
Canti dell'innocenza, Canti
dell'esperienza, I libri profetici, Il matrimonio del Cielo e dell'Inferno,
ecc.). I sentimenti ed il mondo naturale ed umano degli Scozzesi furono espressi
dal poeta R. Burns, di cui sono particolarmente note le poesie
Il mio cuore
è sugli altipiani e
Maria degli altipiani. L'Ottocento vide la
vittoria su Napoleone e l'epoca della massima affermazione dell'
I. nel
mondo, l'epoca vittoriana. La borghesia inglese, forte, sicura, intelligente,
conscia della propria importanza nell'affermarsi della nazione inglese, espresse
attraverso una serie di artisti la sua potenza ed opulenza, la sua ferma
certezza, basata sulla saldezza della religione, sull'onestà dei costumi,
sulla forza della flotta e della sterlina. Gainsborough fu, con Reynolds, il
pittore della classe dirigente inglese; W. Wordsworth ne espresse il
sentimentalismo, l'amore per il romantico e per la natura (
Il sonetto
composto sul ponte di Westminster, Le giunchiglie, ecc.). Il rappresentante
tipico del Romanticismo inglese fu W. Scott, poeta (
La signora del lago)
e romanziere (
Ivanhoe, ecc.). Intensa fu la vita di S.T. Coleridge che,
anche sotto l'influsso dell'oppio, scrisse visioni poetiche di fantastiche
età medioevali ed orientali (
Christabel, Kubla Kan). All'opposto
si può collocare J. Austen, autrice di numerosi romanzi borghesi, con
studio sottile dei caratteri (
Orgoglio e pregiudizio); più vicino
a Coleridge, anche per la ricerca di una più incondizionata ispirazione
nell'effetto della droga, fu T. de Quincey, autobiografico (
Le confessioni di
un fumatore d'oppio), saggista, ed uno dei più perfetti prosatori
inglesi. Espressione massima dell'ideale romantico in arte fu G.G. Lord Byron,
autore del
Childe Harold, del
Don Giovanni, dei drammi
Manfredo e
Caino. Contemporaneo ed amico di Byron fu il grande
poeta P.B. Shelley, autore di liriche immortali; né meno grande, anzi
più composto nella forma, che raggiunse una purezza greca, fu il poeta J.
Keats, noto per la sua
Ode su un'urna greca. Altro poeta notevole fu T.
Hood, collaboratore, fra l'altro, della rivista
Punch. T. Carlyle,
contemporaneo di Hood, scrisse la
Storia della Rivoluzione francese, il
Sartor resartus e
Gli eroi. T. Babington lord Macauly si
occupò di storia (
La storia dell'I., Saggio su Federico il
Grande). La poetessa E. Barret Browning, vissuta a lungo in Firenze, fu
assertrice entusiasta del Risorgimento italiano. Altro poeta di grande valore fu
A. Tennyson (
Idilli del re, Enoch Arden, I mangiatori di loto, Ulisse,
ecc.). Illustrarono inoltre l'Ottocento inglese i poeti R. Browning, marito
della Barret; D.G. Rossetti, fondatore della Fratellanza preraffaellita; C.G.
Rossetti, sorella del precedente. Uno dei maggiori poeti preraffaelliti fu A.C.
Swinburne. Fra i prosatori del pieno Ottocento primeggia C. Dickens, autore
degli immortali romanzi
Il Circolo Pickwick, Oliver Twist, David
Copperfield. Altri grandi prosatori furono W.M. Thackeray, che scrisse
numerosi romanzi e racconti, prediligendo il genere burlesco; la scrittrice C.
Brontë, che scrisse, fra l'altro il romanzo Jane Eyre; G. Eliot, autrice di
romanzi notevolissimi, fra cui
Silas Marner, il suo capolavoro. Saggisti
di valore furono J. Ruskin, M. Arnold e G. Meredith. A. Carroll è
l'autore del racconto fantastico per ragazzi
Alice nel paese delle
meraviglie. Critico d'arte e saggista di valore fu W. Pater, autore di un
saggio notevole su Leonardo da Vinci. R.L. Stevenson, poi, è autore di
romanzi freschi e di particolare bellezza (
L'isola del tesoro). Verso la
fine del secolo lavorarono O. Wilde, romanziere ed esteta decadente; J. Conrad,
autore di libri di mare e di avventure, di fresca vena poetica (
Il negro del
Narciso; Lord Jim); R. Kipling, il poeta ed il romanziere dell'India e
dell'imperialismo inglese (
Kim; Il Libro della giungla); il poeta W.B.
Yeats, assertore di una
Rinascita celtica, profondo e poetico interprete
dello spirito irlandese; il commediografo G.B. Shaw; il romanziere H.G. Wells,
autore di romanzi utopistici e satirici (
La macchina del tempo) e di una
Breve storia mondiale; sir A. Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes ed
autore di romanzi polizieschi; J. Galsworthy, romanziere, interpretò e
criticò costumi e pregiudizi del ceto medio inglese (
La saga dei
Forsyte); G.K. Chesterton, scrittore e poeta cattolico; D.H. Lawrence,
autore di opere profondamente umane e in lotta contro le convenzioni e le
ipocrisie sociali (
Figli e amanti, L'amante di Lady Chatterley, Il serpente
piumato); A.L. Huxley, saggista; la scrittrice K. Mansfield. Un gruppo a
parte formano i poeti georgiani, che operarono intorno al 1910, e che promossero
un rinascere del Romanticismo ed un ritorno sentimentale alla natura. Fra gli
ultimi letterati figurano: V. Woolf, Morgan, Aldington, Sackville-West, Somerset
Maugham, Greene, Toynbee, Priesteley, Macanly, Trevelyan, Russel, J. Joyce
(
Ulisse), Cronin, Auden, D. Thomas, T.S. Eliot (
Assassinio nella
cattedrale), Osborne,
Waugh.
ARTEArch. - I
pochi resti dell'architettura cristiana anteriore alla conquista normanna sono
sufficienti ad indicare i progressi dell'architettura anglosassone e le
influenze che vi si esercitarono: nel Nord i missionari irlandesi portarono lo
stile del loro Paese: nel Sud ebbero molta influenza i numerosi resti
dell'architettura romana. Pochissime sono le chiese anglosassoni conservate
nella forma originale, costituita essenzialmente da un'alta e stretta navata con
presbiterio più basso e torre spesso a tetto aguzzo. Compare
l'architettura romanica nel 1055, quando Edoardo il Confessore iniziò la
ricostruzione dell'abbazia di Westminster, ma il romantico si affermò in
Inghilterra solo dopo l'invasione normanna (1066), con le grandi cattedrali e le
chiese abbaziali erette fra il 1070 e il 1170. Nel cinquantennio seguente
l'architettura inglese equilibrò le caratteristiche gotiche e romaniche
in una interessante fase di transizione (Temple Church di Londra). Si
passò al gotico con il coro della cattedrale di Lincoln (1192), opera di
un architetto anglo-normanno. Alla metà del XIV sec. si osserva quella
forte tendenza a semplificare le forme che, rafforzandosi alla fine del secolo,
crea uno stile tipicamente inglese. Tutte le costruzioni del XV sec. mantengono
la medesima rigida rettilineità. Nel XVI sec. il rinnovato interesse per
l'architettura classica provoca la ricerca di decoratori italiani, più
tardi soppiantati dai fiamminghi e tedeschi, che arricchirono di ornati
rinascimentali palazzi e monumenti di disegno gotico. Inigo Jones orientò
il gusto inglese in senso strettamente classico, trovando un compromesso tra lo
stile palladiano e le stranezze del Rinascimento elisabettiano. Christopher
Wren, il più famoso architetto inglese, la cui attività coincise
con la necessità di ricostruire Londra dopo l'incendio del 1666,
ricostruì San Paolo, il suo capolavoro, ed altre 53 chiese. Nel XVIII
sec. la reazione palladiana creò una corrente accademica che gli Adam,
alla fine del secolo, vitalizzarono di raffinata sensibilità personale.
Nei primi decenni del XIX sec. gli architetti inglesi si diedero ad imitare i
monumenti greci e romani, più tardi il Rinascimento italiano. Accanto al
classicismo si sviluppa la corrente romantica; aumentata dalle teorie estetiche
di Ruskin, che sfocia nel neogotico, a sua volta gradualmente superato da un
ritorno al Rinascimento inglese (Palazzo di Scotland Yard, Londra). Fra il 1845
ed i primi del XX sec. negli edifici inglesi regnò un disordinato
eclettismo, che fece oscillare l'architettura gotica tra lo stile classicista ed
il neogotico. Tra le due guerre mondiali l'architettura inglese subì
essenziali cambiamenti di gusto, testimoniati dagli edifici eretti dal 1929 al
1935 circa. Tra il 1930 ed il 1940 la presenza in
I. di architetti
stranieri, quali Mendelsohn e Gropius, accelerò il processo di
assimilazione di tecniche ed espressioni moderne, soprattutto nelle
realizzazioni industriali e sociali del dopoguerra. ║
Pittura: la
Riforma, con il conseguente sequestro di beni ecclesiastici, e l'iconoclastica
dei puritani nel XVIII sec. hanno reso esiguo il numero di pitture e di
affreschi medioevali superstiti. Influenzata dalla pittura francese nel XIII
sec., la pittura inglese acquistò caratteri propri soltanto nel XIV sec.
Nella prima metà del XV sec. agli influssi francesi subentrarono quelli
fiamminghi. Nel XVI sec. influì l'opera di Hans Holbein, che fu in
Inghilterra dal 1532 e vi eseguì molti ritratti di Enrico VIII, delle sue
mogli e dei cortigiani. Carlo I, salito al trono nel 1626, protettore delle
arti, chiamò presso di sé Rubens e nominò pittore di corte
van Dyck. Questi, operosissimo, pose nella pittura inglese un fermento vitale
che maturò lentamente, nella grande ritrattistica, dopo che Hogarth aveva
fondato una scuola propriamente inglese. Da Hogarth derivarono i pittori di
interni con gruppi di famiglia, fra i quali Gainsborough che portò alle
estreme conseguenze le eleganze di van Dyck. Alla sua scuola si educarono quasi
tutti gli artisti della generazione seguente. Tra questi, Joshua Reynolds fu il
primo presidente della Royal Academy, William Blake, poeta e pittore,
sperimentò tecniche personali. Nel paesaggio, accanto a Gainsborough
emerse Richard Wilson, rievocatore dello stile di Claude Lorrain e di Poussin.
John Constable fu considerato giustamente migliore, per la sua facilità
nel rendere luce, movimento e varietà di toni. Verso il 1840 ebbe inizio
il movimento dei preraffaelliti, con Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriele
Rossetti, assertori di un ritorno alla natura quale fu vista dai maestri
anteriori a Raffaello, ed oppositori decisi della Royal Academy. Intorno al
1890, superato il gusto preraffaellita, gli artisti inglesi si orientarono
sempre più verso la Francia. L'influenza francese penetrò in
I. per opera di Alphonse Legros, dalla cui scuola uscirono Johu, Orpen e
Tonks. L'esposizione di post-impressionisti francesi alla Grafton Gallery,
organizzata nel 1911 da Fry, determinò l'influenza di Cézanne,
Gauguin e Van Gogh sul gruppo "New English", che finì con l'essere
sostituito dall'avanguardista "London Group". Il movimento del Vorticismo,
sintesi di Futurismo e Cubismo, fu ostacolato dalla prima guerra mondiale, dopo
la quale si svilupparono tre correnti, l'astrattista, la tradizionalista, che si
rifaceva all'Impressionismo, e la neoromantica espressionista. Dopo l'ultimo
conflitto mondiale si sono accentuate le tendenze d'avanguardia, espressionismo,
astrattismo e surrealismo. ║
Scultura: rozza e intrisa di elementi
scandinavi nel periodo normanno, la scultura inglese si fa sensibile, nel XII
sec., a influenze bizantine, per raggiungere, in periodo gotico, una tipica
austerità nella cattedrale di Wells (1225-42). Durante il regno di Enrico
III essa si ingentilisce sugli esempi francesi (sculture dell'abbazia di
Westminster) e rivela grazia e scioltezza all'epoca di Edoardo I (Croce di
Waltham). L'ultima fase della scultura gotica, alquanto grossolana, è
testimoniata dalle figure della cappella di Enrico V nell'abbazia di Westminster
(metà XV sec.). Tipicamente inglese, durante il XIV e XV sec., fu la
produzione di sculture in alabastro per altari. Nottingham ne fu il centro
principale. La scultura funeraria ebbe sviluppo eminente durante il Medioevo
(monumenti nella Temple Church di Londra, XIII sec.). Dai tempi di Enrico III i
mausolei reali furono fusi in bronzo. Il più bell'esempio di scultura
funeraria del XV sec. è la tomba di R. Beauchamps nella chiesa di St.
Mary a Warwick. Con il XVI sec. cominciarono a predominare le influenze
straniere (tomba di Enrico VII e della consorte nell'abbazia di Westminster, di
P. Torrigiani). Nel XVII sec. ebbero personalità originale N. Stone e G.
Gibbons celebre scultore in legno. La fine del XVIII sec. fu caratterizzata dal
ritorno all'ellenismo puro. A. Stevens, il più noto scultore inglese del
XIX sec., fu allievo di B. Thorwaldsen. I molti notevoli scultori operanti alla
fine del XIX sec. e al principio del XX testimoniano il volgere del gusto dallo
stile classico al naturalismo decorativo. Inglesi sono alcuni degli scultori
contemporanei più notevoli: J. Epstein, H. Moore, Barbara Hepworth, F.E.
Mac William, L. Chadwick. ║
Incisione: l'
I. comincia ad
occupare un posto importante nella storia dell'incisione con la tecnica della
maniera nera (
mezzotinto). L'incisione a punteggio ebbe pure gran voga
durante la seconda metà del XVIII sec. Primeggiò in tal campo, in
Inghilterra, l'italiano F. Bartolozzi (1728-1813); W. Blake (1757-1827)
esordì con l'incisione lineare, ma importanti sono i suoi saggi di stampe
a colori. La xilografia, praticata per l'illustrazione dei libri dal XV sec. al
XVII, e poi sostituita dall'incisione su metallo, alla fine del XVIII sec. fu
portata ad alto grado di perfezione da T. Bewick. J. Whistler e F. Seymour
Haden, nel XIX sec., dettero nuova vita all'incisione di paesaggi, seguiti da
una schiera di eminenti acquafortisti. ║
Miniatura: la prima
manifestazione dell'arte anglosassone va ricercata nelle miniature prodotte a
Winchester nel X sec. Il più famoso libro di quel tempo è il
Benedictional di St. Aethelwold. La conquista normanna provocò il
graduale formarsi di una maniera enfatica, della quale tipici prodotti sono le
enormi Bibbie del XII sec. Nel XIII sec. lo stile si orienta verso la
levità del gotico francese. I più caratteristici prodotti inglesi
del XIV sec. furono i salteri riccamente miniati dell'
I. orientale. Con
Riccardo II (1377) cominciò un nuovo stile, con influssi dell'Europa
centrale del quale sono esempi al British Museum la grande Bibbia e il Messale e
il Libro delle Ore. ║
Pittura su vetri: le vetrate del XII sec.
sono molto vicine a quelle francesi; le più belle vetrate del XIII sec.,
decisamente gotiche, si trovano a Canterbury e nella cattedrale di York. In
quest'ultima città si trovano anche i vetri più notevoli del XIV e
XV sec. Nel XV sec. i centri principali di quest'arte sembrano essere stati
Londra e York. A Londra lavorò J. Prudde, al servizio di Enrico VI, noto
per aver dipinto le vetrate nella cappella dei Beauchamps a Warwick. Le pitture
su vetro cessarono, nel XVI sec., con la Riforma. Una ripresa di quest'arte si
ebbe solo verso la metà del XIX sec. con l'impulso dato alle arti minori
da W. Morris. ║
Oreficeria, intaglio in avorio, ricamo: durante il
Medioevo l'oreficeria, l'intaglio in avorio e il ricamo raggiunsero un alto
grado di perfezione. Ma, tranne che per il ricamo, non è sempre facile
distinguere i prodotti inglesi da quelli francesi, specialmente nel XIII sec.
Tra le opere prodotte: il pastorale di William of Wykeham, del XIV sec.; le
coppe dei fondatori dell'Università di Cambridge. Il ricamo, di
cui i primi esempi sono la stola e il manipolo di St. Cuthbert, del X sec., a
Durham, e le famose tappezzerie di Bayeux, del XI sec., diventò un ramo
caratteristico dell'artigianato inglese con l'adozione, verso la fine del XIII
sec. di una tecnica chiamata
opus anglicanum (cappa di Syon, XIII sec.
nel Victoria and Albert
Museum).
MUSICAI
primi movimenti d'ordine musicale in
I. si notano verso la fine del VI
sec. con l'introduzione della pratica del canto liturgico romano. Irrobustita
nei secoli tale pratica e già viventi ormai le prime polifonie, si
rendono possibili le notazioni di canti a due voci del
Tropario di
Winchester, nei XI-XII sec., e il sensibile sviluppo melodico-polifonico della
celebre
rota (canone circolare) composta (1260 circa) nella abbazia di
Reading. Solo indirette testimonianze ci giungono invece dal XIV sec. circa le
pratiche musicali dei Gallesi e degli Scozzesi. Celebri piuttosto i teorici, tra
i maggiori del tempo: J. Cotton, J. Hothby, J. da Garlandia, W. Odington. Ricco,
specialmente in fatto di fervida creatività polifonica, il XV sec., ha i
suoi esponenti in: J. Dunstable L. Power, J. Benet e poi (XV-XVI sec.) R.
Fayrfax, W. Cornysshe, H. Aston, J. Taverner, Chr. Hye. La guida del movimento
musicale europeo passa dopo Dunstable, al fiammingo G. Duafay. Il periodo
più luminoso per valori d'espressione è quello del XVI-XVII sec.
Dopo Taverner e Tye, ad altezza anche superiore giungono T. Tallis e W. Byrd, W.
Munday e R. White. In Byrd l'epoca elisabettiana ha il suo maggiore
rappresentante, degno di essere ravvicinato a O. di Lasso e al Palestrina. Uno
sviluppo di musica madrigalistica è dovuto nel medesimo tempo, oltre che
allo stesso Byrd, anche a molti altri compositori eminenti, quali Th. Weelkes,
H. Wilbye, Th. Morley, T. Tomkins, J. Ward e il grande Gibbons. Questa
madrigalistica è spesso concertata con strumenti e ama informarsi a
modelli italiani. A metà del XVII sec. si fa strada in
I.
l'influsso dell'opera italiana, sensibile dapprima ne
L'assedio di Rodi
(1656), con musiche di H. Lawes, H. Cooke e altri, su testo di W. D'Avenant, che
fu il primo saggio di musica teatrale inglese. Con l'arrivo a Londra di una
compagnia operistica francese (1673) e dopo anni di oscuramento, nascono le
massime realizzazioni che l'
I. abbia avuto in tal genere, le opere di H.
Purcell:
Didone ed Enea (1689),
Re Arturo (1691),
La regina
delle fate (1692). Dopo Purcell, la scuola nazionale britannica
s'indebolisce, cedendo il passo all'opera italiana e alla musica di Händel.
Nel corso del Settecento, quel che si nota per maggior carattere nazionale
è dato dall'
Opera dei mendicanti (1728). Tra i migliori
compositori chiesastici (M. Greene, W. Boyce, J. Battishill) emergeva Th.A.
Arne, pur noto anche per musiche teatrali e per l'inno
Rule Britannia.
Notevoli, in fatto di musica strumentale, le sinfonie e sonate da camera di W.
Boyce, le sonate violinistiche di J. Gibbs e le composizioni per cembalo e per
organo di C.F. Stanley, F. Nares e dei fratelli Kelway. L'
I. attraversa
tra il tardo Settecento e l'ultimo ventennio dell'Ottocento un periodo di
abbassamento della cultura e della sensibilità musicale. Le due maggiori
figure del tempo sono il pianista J. Field, autore di
Notturni preludenti
alle forme di F. Chopin. e W. Sterndale Bennett, sinfonista di valore. Un primo
risollevamento della scuola inglese si nota nell'ultimo ventennio del XIX sec.,
grazie all'opera sinfonica e oratoriale e all'azione didattica di H. Parry e di
Ch. V. Stanford, maestri della maggior parte dei musicisti inglesi della
generazione successiva tranne E. Elgar, autore di oratori, sinfonie, concerti,
ouvertures di stile eclettico. Già con Stanford e con il suo
allievo Ch. Wood (noto anche quale direttore d'orchestra) l'assimilazione della
musica popolare britannica assurgeva a grande importanza nella coscienza
nazionale dei compositori. Anche più forte e decisiva essa si mostra nel
primo Novecento presso R. Waughan Williams, sinfonista e operista, e presso F.
Delius e G. Holst. La scuola contemporanea è rappresentata,
oltreché dagli anziani H. Holbrooke e R. Boughton, da A. Bax, A. Bliss,
W. Walton e C. Lambert e B. Britten. L'opera resta un genere non molto coltivato
dagli Inglesi, che rimangono ancora attaccati soprattutto alla tradizione
corale, investita nell'oratorio, nel
glee e simili. Notevoli i centri
d'educazione musicale, tra cui la Royal Academy of Music, il Royal College, la
Guildhall School, le facoltà di Oxford e di Cambridge, gli istituti di
Edimburgo, Glasgow, Manchester, Birmingham, ecc.
Londra: Buckingham Palace
Londra: Tower Bridge
Il castello di Warwich, in Inghilterra
"Gli Inglesi e la natura" di Edward Archer
La cattedrale di Canterbury