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Inghilterra.

Regione (130.439 kmq; 48.903.800 ab.) storico-geografica del Regno Unito. Occupa la parte centro-meridionale della Gran Bretagna. Confina a Nord con la Scozia, dalla quale è divisa dal Solway Firth, dai monti Cheviot e dal fiume Tweed, tributario dell'Atlantico, a Est con il Mare del Nord, a Sud con la Manica, a Ovest con il Mare d'Irlanda, con il Galles e con l'Oceano Atlantico. Città principale: Londra. ║ Per la geografia e l'economia V. GRAN BRETAGNA.
Cartina del Regno Unito


STORIA

Abitata nell'età litica, come testimoniano i monumenti preistorici, e poi nell'età del bronzo (i più antichi abitatori furono probabilmente mediterranei), come testimoniano molti toponimi (Albione, antico nome dell'I.; Pennini), l'isola fu poi occupata dai Celti, provenienti dalla Gallia, che importarono la civiltà del ferro. Dal 43 a.C. all'83 d.C., l'I. subì l'invasione militare di Roma, da cui trasse considerevoli vantaggi; questa ebbe termine nel V sec. Fu occupata nel VI sec. dalle tribù germaniche dei Sassoni, degli Iuti, degli Angli, che fondarono 7 regni, dopo aver cacciato nel Galles (e in Bretagna) i Celti Bretoni (con il loro leggendario re Artù). I 7 regni anglosassoni dovettero lottare contro i Danesi. I re anglosassoni Alfredo il Grande (871-901), Edgardo (959-975), Etelredo (979-1035) si segnalarono particolarmente per capacità politica e militare e per lo sforzo di creare una cultura nei sudditi, che già nel 600 si erano convertiti al Cristianesimo. Ma i Danesi, con Canuto il Grande (1017-1035), riuscirono a conquistare il Paese. Nell'XI sec. l'I. fu conquistata dai Normanni. Il re normanno Guglielmo il Conquistatore organizzò in I. uno Stato feudale, mantenendo però forti le prerogative regali; queste furono tuttavia limitate da una prima Carta delle libertà, dovuta ad Enrico I. La dinastia dei Plantageneti difese strenuamente l'autorità regia, vinse gli Scozzesi, combatté contro i re di Francia per conservare i domini francesi ereditati dai Normanni. Giovanni Plantageneto, detto Senzaterra, dovette però accordare alla nobiltà feudale la Magna charta libertatum (1215) che anche nel futuro sarà la base dell'organizzazione civile degli Inglesi e dei loro diritti. Essi dovettero perdere però diversi territori in Francia. I re principali di questa dinastia furono, oltre ad Enrico II, Riccardo Cuor di Leone, Giovanni Senzaterra, Edoardo I (che combatté contro Filippo il Bello), Edoardo III che, pretendendo alla corona di Francia (1337), diede inizio alla guerra dei Cento anni. Nel 1399 successe ai Plantageneti la dinastia dei Lancaster (Enrico IV, Enrico V, Enrico VI) che vinse Scozzesi e Francesi: ma Enrico VI subì una sconfitta tale che conservò a mala pena Calais (1453) e fu detronizzato da Riccardo ed Edoardo di York (1455-1461). All'ultimo York (Riccardo III) successe nel 1485 Enrico VII Tudor (guerra delle Due Rose); il figlio di Enrico VII, Enrico VIII (1509-1547), fondò la religione anglicana, affermando quindi l'individualità statale più completa dell'I. (1533). Anglicanesimo e potenza inglese si affermarono particolarmente sotto Elisabetta che lottò vittoriosamente contro gli Spagnoli, protesse i Riformati olandesi e francesi e le spedizioni coloniali, e sottomise l'Irlanda (1602), mentre la Scozia diventava presbiteriana. La Scozia si unì (1603) all'I. con Giacomo I, figlio di Maria Stuarda; gli successe Carlo I che, sconfitto dai Francesi a La Rochelle, fu costretto a riconoscere i diritti dei Comuni (1628); durante il suo regno scoppiò la rivolta scozzese del Covenant e poi dell'Irlanda cattolica (1641). Scoppiò la guerra civile, in seguito alla quale si instaurò la dittatura militare presbiteriana di Cromwell (1635-1658). Morto Cromwell vi fu la restaurazione degli Stuart: Carlo II Stuart riprese la lotta contro i Cattolici; durante il suo regno, particolarmente aspro fu nel parlamento il contrasto fra liberali (Whigs) e conservatori (Tories). Suo fratello Giacomo II cercò di ristabilire il cattolicesimo, ma fu detronizzato da Guglielmo d'Orange (1689-1699), che vinse i cattolici irlandesi e stabilì definitivamente il regime liberale in I. Nonostante l'opposizione conservatrice, la dinastia protestante rimase. Il XVIII sec. si inizia con governi a base liberale, ed è il secolo di grande sviluppo coloniale. Nel 1707 dall'unione dei regni d'I. e di Scozia nasceva il regno di Gran Bretagna (V).
Le invasioni dei Vichinghi in Inghilterra e in Scozia

La situazione in Inghilterra tra il 1643 e il 1645

La Scozia e l'Inghilterra dagli Stuart ad oggi

Le invasioni dei Sassoni in Inghilterra


LINGUA

La lingua inglese è la lingua ufficiale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, di alcuni Stati del Commonwealth (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Unione Sudafricana), delle colonie inglesi e degli Stati Uniti d'America, ed è inoltre la lingua più usata in Irlanda. La fase più antica dell'inglese è rappresentata dalla lingua e dai dialetti anglosassoni, in cui sono presenti notevoli influssi scandinavi. Su questa base germanica, sovrappostasi al sostrato celtico di cui quasi nessuna traccia è restata nell'inglese, agì profondamente la lingua normanna, che a partire dalla conquista (1066) fu la lingua parlata dalla classe dominante. Il superstrato normanno provocò un grande arricchimento lessicale, specialmente nella terminologia politica, sociale ed amministrativa, nei termini militari e giuridici, religiosi ed artistici, e dette all'inglese quella particolare capacità di assimilare parole straniere e soprattutto francesi. L'influsso francese, esercitato dalla lingua dell'aristocrazia e della classe dirigente normanna, si rivela anche nella morfologia sia nella flessione nominale, che in quella verbale. I momenti più importanti della storia della formazione della lingua inglese, come nuova lingua sorta dalla fusione della lingua e delle parlate anglosassoni con la lingua normanna dei conquistatori, sono: nel XIII sec. il francese, che aveva sostituito ormai da due secoli l'anglosassone come lingua di cultura e letteraria, e che va sempre più indebolendosi sia per la scarsa elevatezza culturale dell'aristocrazia normanna, sia per i diminuiti e poi interrotti contatti con la Francia. Nel 1349 è abolito l'insegnamento in lingua francese e nel 1362 il francese è abolito anche come lingua ufficiale dei tribunali. Era sorta intanto una letteratura nella nuova lingua inglese, che già alla fine del XIV sec. dava la traduzione della Bibbia di Wycliffe e il capolavoro di Chaucer. Nei sec. XVI e XVII, che vedono il massimo fiorire della letteratura inglese, la lingua assume l'aspetto che essa ha tuttora. Nel XVIII sec. si ha il maggiore raffinamento della lingua di Shakespeare e di Milton per l'influenza di grandi prosatori e di grammatici, in particolare di Johnson, col suo celebre Dictionary of the English language (1755). Segue una cristallizzazione, superata nel XIX sec. con il Romanticismo che da un lato rinsangua la lingua risalendo alle fonti anglosassoni, medio-inglesi ed elisabettiane, e dall'altro inizia l'accostamento tra la lingua della letteratura e quella del popolo. Nel periodo medio-inglese si possono distinguere tre tipi dialettali, uno meridionale a Sud del Tamigi, uno centrale fra questo fiume e il Humber, uno settentrionale a Nord del Humber; da quest'ultimo ha origine il più caratteristico dialetto odierno, lo scozzese, che dalla pianura si va diffondendo nella montagna limitando sempre più l'originario dialetto celtico.

LETTERATURA

Essendo la lingua inglese derivata dal dialetto anglosassone, si fa cominciare la letteratura inglese da quella anglosassone. Il più antico monumento letterario anglosassone è il poema epico Beowulf composto forse nel VI sec. e rimaneggiato più tardi; narra le mitiche imprese del leggendario eroe Beowulf. Accanto ad esso si hanno i poemi religiosi di Caedmon (VII sec.) e di Cynewulf (VIII sec.). Dell'VIII sec. è il venerabile Beda, grande studioso e teologo, autore di una Storia Ecclesiastica in latino. Dopo l'invasione normanna e la fusione dei due popoli, si formò un inglese letterario, detto inglese del Re, nel quale fu composta la fantastica Storia di Goffredo di Monmouth (XII sec.), che narra le imprese dei Celti e specialmente del re Artù. Nel XIII sec. scrissero i filosofi Bacone ed Occam. Verso il 1340 nacque G. Chaucer, detto il padre della poesia inglese, che scrisse i Racconti di Canterbury, composti di 22 racconti in versi e di 2 in prosa. Contemporanei di Chaucer furono Gower, autore di un poema (Confessio Amantis) e di un'opera latina (Vox Clamantis), il riformatore religioso Wycliffe e W. Langland, autore di un poema moralistico. All'inizio del 1500 incomincia il periodo detto del Rinascimento, che si prolunga fino al XVII sec. ed è contrassegnato dallo stabilirsi dell'inglese moderno. È inoltre caratterizzato dall'affermarsi della riforma protestante, che assume un particolare carattere sociale politico nazionale. Le personalità che diressero l'I. in questo periodo furono Enrico VIII, la regina Elisabetta, sulla quale influì grandemente il Rinascimento italiano, Carlo I e Cromwell, che iniziò il periodo di dittatura protestante-puritana, detto Commonwealth. Probabilmente sotto l'influsso dell'Umanesimo e del Rinascimento italiani, l'umanista T. More ed i poeti Wyatt e Howard, conte di Surrey, introdussero in I. il sonetto ed il verso sciolto, ed imitarono e tradussero il Petrarca. L'epoca elisabettiana, iniziata nel 1558, fu l'epoca d'oro della letteratura inglese. Grande valore artistico raggiunse il dramma, detto appunto elisabettiano, di cui fu sommo rappresentante C. Marlowe, il precursore di Shakespeare, che scrisse opere ispirate a temi classici o moderni, ricche di potenza drammatica, di intensità lirica, ed esprimenti spesso un mondo cupo, allucinato, ma riccamente fantastico. Dal romanzo didascalico Euphues di J. Lyly, derivò l'eufuismo, che caratterizza il Seicento letterario inglese. Ad imitazione dell'Arcadia del Sannazaro P. Sidney scrisse l'Apologia della poesia, prose e canzoni di rara limpidezza. Ma il maggior poeta del tempo fu E. Spenser, autore di un Calendario del Pastore, 12 egloghe in versi perfetti, secondo lo stile pastorale italiano, ed il Faerie Queene, poema allegorico ricco di poesia e di fantasia, e che ricorda a volte l'Ariosto. Nel 1564 nacque W. Shakespeare, il massimo rappresentante della poesia inglese, e la cui grandezza superò i confini della patria per diventare, come già Omero e Dante, espressione di una poetica universale. Shakespeare lasciò 37 drammi di attribuzione certa, 19 dei quali ispirati a soggetti italiani (Il Mercante di Venezia, Romeo e Giulietta, ecc.). Le opere di Shakespeare comprendono commedie (Come vi piace, La tempesta, ecc.), drammi sulla storia britannica (Riccardo III, Enrico IV, Enrico V, ecc.), tragedie (Amleto, Re Lear, Macbeth, Otello, Giulio Cesare, Coriolano, ecc.) e 154 sonetti. Un altro drammaturgo, abile particolarmente nelle commedie, fu B. Jonson. Fra i poeti si distinsero J. Donne, paragonato al Marino ma certo a lui superiore, che fondò la scuola detta dei poeti metafisici; Herrick, G. Herbert e, infine, J. Milton, noto per il poema Il paradiso perduto; Milton ebbe una grande fede puritana ed una ricca sensibilità poetica. Fra i prosatori figura anche Browne. Seguono il periodo detto della Restaurazione e l'età del classicismo (XVII-XVIII sec.). I. Bunyan, autore del Viaggio del Pellegrino (da questo mondo a quello che è da venire), è il tipico esempio del puritano inglese; di lui si disse che passò metà della sua vita nel terrore di immaginari peccati e l'altra metà in uno stato di esaltazione evangelica. Importante e popolare fu anche J. Dryden, drammaturgo, prosatore, ma soprattutto poeta; scrisse numerosi drammi e poemi (Annus mirabilis, Assalonne e Achitofel, La cerva e la pantera, ecc.) ed il Saggio sulla poesia drammatica. Nel 1632 nacque il filosofo J. Locke, autore del famoso Saggio sull'intelletto umano e dei Trattati del governo, in cui confutò la dottrina del diritto divino dei re e cercò di giustificare la rivoluzione; incerta è invece la nascita di D. Defoe, il popolare autore del Robinson Crusoe. Defoe può considerarsi il padre del romanzo moderno: per primo espresse la particolare atmosfera della città in Moll Flanders. Tra il 1600 ed il 1700 visse l'immortale autore dei Viaggi di Gulliver, J. Swift, il cui disprezzo per i vizi, la vanità ed il pregiudizio degli uomini fu alla base delle opere letterarie della sua stessa vita, piuttosto tormentata da una cupa misantropia; Swift può essere considerato uno dei più grandi prosatori del mondo. I poeti e scrittori che illustrano l'I. del 1700 e dei primi anni del 1800, oltre a Switf, sono S. Addison, poeta, traduttore dal latino e saggista; A. Pope, fecondo autore di poemi, liriche, satire e saggi vari; l'eroicomico poemetto Rapimento del Ricciolo è il suo capolavoro; figurano inoltre H. Fielding, autore di romanzi fra cui Tom Jones; S. Johnson, L. Sterne, il cui Viaggio sentimentale fu tradotto dal Foscolo; il poeta T. Gray, classicista nelle Odi pindariche, poi preromantico e sentimentale nella poesia sepolcrale dell'Elegia in un cimitero campestre. O. Goldsmith ha dato all'I., fra l'altro, un capolavoro con il romanzo Il vicario di Wakefield; Burke, di origine irlandese, fu sommo scrittore politico nelle Riflessioni sulla Rivoluzione francese; fama mondiale ebbe l'opera di Gibbon Decadenza e fine dell'Impero Romano; alla commedia si dedicò R. B. Sheridan (I rivali, La scuola dello scandalo, Il critico, ecc.). Figura complessa, strana ed interessante, fu il poeta W. Blake, che visse fra allucinazioni ed estasi, scrivendo poemi e poesie, espressioni di un mondo ora infantile ora angelico, surreale e mistico (Canti dell'innocenza, Canti dell'esperienza, I libri profetici, Il matrimonio del Cielo e dell'Inferno, ecc.). I sentimenti ed il mondo naturale ed umano degli Scozzesi furono espressi dal poeta R. Burns, di cui sono particolarmente note le poesie Il mio cuore è sugli altipiani e Maria degli altipiani. L'Ottocento vide la vittoria su Napoleone e l'epoca della massima affermazione dell'I. nel mondo, l'epoca vittoriana. La borghesia inglese, forte, sicura, intelligente, conscia della propria importanza nell'affermarsi della nazione inglese, espresse attraverso una serie di artisti la sua potenza ed opulenza, la sua ferma certezza, basata sulla saldezza della religione, sull'onestà dei costumi, sulla forza della flotta e della sterlina. Gainsborough fu, con Reynolds, il pittore della classe dirigente inglese; W. Wordsworth ne espresse il sentimentalismo, l'amore per il romantico e per la natura (Il sonetto composto sul ponte di Westminster, Le giunchiglie, ecc.). Il rappresentante tipico del Romanticismo inglese fu W. Scott, poeta (La signora del lago) e romanziere (Ivanhoe, ecc.). Intensa fu la vita di S.T. Coleridge che, anche sotto l'influsso dell'oppio, scrisse visioni poetiche di fantastiche età medioevali ed orientali (Christabel, Kubla Kan). All'opposto si può collocare J. Austen, autrice di numerosi romanzi borghesi, con studio sottile dei caratteri (Orgoglio e pregiudizio); più vicino a Coleridge, anche per la ricerca di una più incondizionata ispirazione nell'effetto della droga, fu T. de Quincey, autobiografico (Le confessioni di un fumatore d'oppio), saggista, ed uno dei più perfetti prosatori inglesi. Espressione massima dell'ideale romantico in arte fu G.G. Lord Byron, autore del Childe Harold, del Don Giovanni, dei drammi Manfredo e Caino. Contemporaneo ed amico di Byron fu il grande poeta P.B. Shelley, autore di liriche immortali; né meno grande, anzi più composto nella forma, che raggiunse una purezza greca, fu il poeta J. Keats, noto per la sua Ode su un'urna greca. Altro poeta notevole fu T. Hood, collaboratore, fra l'altro, della rivista Punch. T. Carlyle, contemporaneo di Hood, scrisse la Storia della Rivoluzione francese, il Sartor resartus e Gli eroi. T. Babington lord Macauly si occupò di storia (La storia dell'I., Saggio su Federico il Grande). La poetessa E. Barret Browning, vissuta a lungo in Firenze, fu assertrice entusiasta del Risorgimento italiano. Altro poeta di grande valore fu A. Tennyson (Idilli del re, Enoch Arden, I mangiatori di loto, Ulisse, ecc.). Illustrarono inoltre l'Ottocento inglese i poeti R. Browning, marito della Barret; D.G. Rossetti, fondatore della Fratellanza preraffaellita; C.G. Rossetti, sorella del precedente. Uno dei maggiori poeti preraffaelliti fu A.C. Swinburne. Fra i prosatori del pieno Ottocento primeggia C. Dickens, autore degli immortali romanzi Il Circolo Pickwick, Oliver Twist, David Copperfield. Altri grandi prosatori furono W.M. Thackeray, che scrisse numerosi romanzi e racconti, prediligendo il genere burlesco; la scrittrice C. Brontë, che scrisse, fra l'altro il romanzo Jane Eyre; G. Eliot, autrice di romanzi notevolissimi, fra cui Silas Marner, il suo capolavoro. Saggisti di valore furono J. Ruskin, M. Arnold e G. Meredith. A. Carroll è l'autore del racconto fantastico per ragazzi Alice nel paese delle meraviglie. Critico d'arte e saggista di valore fu W. Pater, autore di un saggio notevole su Leonardo da Vinci. R.L. Stevenson, poi, è autore di romanzi freschi e di particolare bellezza (L'isola del tesoro). Verso la fine del secolo lavorarono O. Wilde, romanziere ed esteta decadente; J. Conrad, autore di libri di mare e di avventure, di fresca vena poetica (Il negro del Narciso; Lord Jim); R. Kipling, il poeta ed il romanziere dell'India e dell'imperialismo inglese (Kim; Il Libro della giungla); il poeta W.B. Yeats, assertore di una Rinascita celtica, profondo e poetico interprete dello spirito irlandese; il commediografo G.B. Shaw; il romanziere H.G. Wells, autore di romanzi utopistici e satirici (La macchina del tempo) e di una Breve storia mondiale; sir A. Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes ed autore di romanzi polizieschi; J. Galsworthy, romanziere, interpretò e criticò costumi e pregiudizi del ceto medio inglese (La saga dei Forsyte); G.K. Chesterton, scrittore e poeta cattolico; D.H. Lawrence, autore di opere profondamente umane e in lotta contro le convenzioni e le ipocrisie sociali (Figli e amanti, L'amante di Lady Chatterley, Il serpente piumato); A.L. Huxley, saggista; la scrittrice K. Mansfield. Un gruppo a parte formano i poeti georgiani, che operarono intorno al 1910, e che promossero un rinascere del Romanticismo ed un ritorno sentimentale alla natura. Fra gli ultimi letterati figurano: V. Woolf, Morgan, Aldington, Sackville-West, Somerset Maugham, Greene, Toynbee, Priesteley, Macanly, Trevelyan, Russel, J. Joyce (Ulisse), Cronin, Auden, D. Thomas, T.S. Eliot (Assassinio nella cattedrale), Osborne, Waugh.

ARTE

Arch. - I pochi resti dell'architettura cristiana anteriore alla conquista normanna sono sufficienti ad indicare i progressi dell'architettura anglosassone e le influenze che vi si esercitarono: nel Nord i missionari irlandesi portarono lo stile del loro Paese: nel Sud ebbero molta influenza i numerosi resti dell'architettura romana. Pochissime sono le chiese anglosassoni conservate nella forma originale, costituita essenzialmente da un'alta e stretta navata con presbiterio più basso e torre spesso a tetto aguzzo. Compare l'architettura romanica nel 1055, quando Edoardo il Confessore iniziò la ricostruzione dell'abbazia di Westminster, ma il romantico si affermò in Inghilterra solo dopo l'invasione normanna (1066), con le grandi cattedrali e le chiese abbaziali erette fra il 1070 e il 1170. Nel cinquantennio seguente l'architettura inglese equilibrò le caratteristiche gotiche e romaniche in una interessante fase di transizione (Temple Church di Londra). Si passò al gotico con il coro della cattedrale di Lincoln (1192), opera di un architetto anglo-normanno. Alla metà del XIV sec. si osserva quella forte tendenza a semplificare le forme che, rafforzandosi alla fine del secolo, crea uno stile tipicamente inglese. Tutte le costruzioni del XV sec. mantengono la medesima rigida rettilineità. Nel XVI sec. il rinnovato interesse per l'architettura classica provoca la ricerca di decoratori italiani, più tardi soppiantati dai fiamminghi e tedeschi, che arricchirono di ornati rinascimentali palazzi e monumenti di disegno gotico. Inigo Jones orientò il gusto inglese in senso strettamente classico, trovando un compromesso tra lo stile palladiano e le stranezze del Rinascimento elisabettiano. Christopher Wren, il più famoso architetto inglese, la cui attività coincise con la necessità di ricostruire Londra dopo l'incendio del 1666, ricostruì San Paolo, il suo capolavoro, ed altre 53 chiese. Nel XVIII sec. la reazione palladiana creò una corrente accademica che gli Adam, alla fine del secolo, vitalizzarono di raffinata sensibilità personale. Nei primi decenni del XIX sec. gli architetti inglesi si diedero ad imitare i monumenti greci e romani, più tardi il Rinascimento italiano. Accanto al classicismo si sviluppa la corrente romantica; aumentata dalle teorie estetiche di Ruskin, che sfocia nel neogotico, a sua volta gradualmente superato da un ritorno al Rinascimento inglese (Palazzo di Scotland Yard, Londra). Fra il 1845 ed i primi del XX sec. negli edifici inglesi regnò un disordinato eclettismo, che fece oscillare l'architettura gotica tra lo stile classicista ed il neogotico. Tra le due guerre mondiali l'architettura inglese subì essenziali cambiamenti di gusto, testimoniati dagli edifici eretti dal 1929 al 1935 circa. Tra il 1930 ed il 1940 la presenza in I. di architetti stranieri, quali Mendelsohn e Gropius, accelerò il processo di assimilazione di tecniche ed espressioni moderne, soprattutto nelle realizzazioni industriali e sociali del dopoguerra. ║ Pittura: la Riforma, con il conseguente sequestro di beni ecclesiastici, e l'iconoclastica dei puritani nel XVIII sec. hanno reso esiguo il numero di pitture e di affreschi medioevali superstiti. Influenzata dalla pittura francese nel XIII sec., la pittura inglese acquistò caratteri propri soltanto nel XIV sec. Nella prima metà del XV sec. agli influssi francesi subentrarono quelli fiamminghi. Nel XVI sec. influì l'opera di Hans Holbein, che fu in Inghilterra dal 1532 e vi eseguì molti ritratti di Enrico VIII, delle sue mogli e dei cortigiani. Carlo I, salito al trono nel 1626, protettore delle arti, chiamò presso di sé Rubens e nominò pittore di corte van Dyck. Questi, operosissimo, pose nella pittura inglese un fermento vitale che maturò lentamente, nella grande ritrattistica, dopo che Hogarth aveva fondato una scuola propriamente inglese. Da Hogarth derivarono i pittori di interni con gruppi di famiglia, fra i quali Gainsborough che portò alle estreme conseguenze le eleganze di van Dyck. Alla sua scuola si educarono quasi tutti gli artisti della generazione seguente. Tra questi, Joshua Reynolds fu il primo presidente della Royal Academy, William Blake, poeta e pittore, sperimentò tecniche personali. Nel paesaggio, accanto a Gainsborough emerse Richard Wilson, rievocatore dello stile di Claude Lorrain e di Poussin. John Constable fu considerato giustamente migliore, per la sua facilità nel rendere luce, movimento e varietà di toni. Verso il 1840 ebbe inizio il movimento dei preraffaelliti, con Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriele Rossetti, assertori di un ritorno alla natura quale fu vista dai maestri anteriori a Raffaello, ed oppositori decisi della Royal Academy. Intorno al 1890, superato il gusto preraffaellita, gli artisti inglesi si orientarono sempre più verso la Francia. L'influenza francese penetrò in I. per opera di Alphonse Legros, dalla cui scuola uscirono Johu, Orpen e Tonks. L'esposizione di post-impressionisti francesi alla Grafton Gallery, organizzata nel 1911 da Fry, determinò l'influenza di Cézanne, Gauguin e Van Gogh sul gruppo "New English", che finì con l'essere sostituito dall'avanguardista "London Group". Il movimento del Vorticismo, sintesi di Futurismo e Cubismo, fu ostacolato dalla prima guerra mondiale, dopo la quale si svilupparono tre correnti, l'astrattista, la tradizionalista, che si rifaceva all'Impressionismo, e la neoromantica espressionista. Dopo l'ultimo conflitto mondiale si sono accentuate le tendenze d'avanguardia, espressionismo, astrattismo e surrealismo. ║ Scultura: rozza e intrisa di elementi scandinavi nel periodo normanno, la scultura inglese si fa sensibile, nel XII sec., a influenze bizantine, per raggiungere, in periodo gotico, una tipica austerità nella cattedrale di Wells (1225-42). Durante il regno di Enrico III essa si ingentilisce sugli esempi francesi (sculture dell'abbazia di Westminster) e rivela grazia e scioltezza all'epoca di Edoardo I (Croce di Waltham). L'ultima fase della scultura gotica, alquanto grossolana, è testimoniata dalle figure della cappella di Enrico V nell'abbazia di Westminster (metà XV sec.). Tipicamente inglese, durante il XIV e XV sec., fu la produzione di sculture in alabastro per altari. Nottingham ne fu il centro principale. La scultura funeraria ebbe sviluppo eminente durante il Medioevo (monumenti nella Temple Church di Londra, XIII sec.). Dai tempi di Enrico III i mausolei reali furono fusi in bronzo. Il più bell'esempio di scultura funeraria del XV sec. è la tomba di R. Beauchamps nella chiesa di St. Mary a Warwick. Con il XVI sec. cominciarono a predominare le influenze straniere (tomba di Enrico VII e della consorte nell'abbazia di Westminster, di P. Torrigiani). Nel XVII sec. ebbero personalità originale N. Stone e G. Gibbons celebre scultore in legno. La fine del XVIII sec. fu caratterizzata dal ritorno all'ellenismo puro. A. Stevens, il più noto scultore inglese del XIX sec., fu allievo di B. Thorwaldsen. I molti notevoli scultori operanti alla fine del XIX sec. e al principio del XX testimoniano il volgere del gusto dallo stile classico al naturalismo decorativo. Inglesi sono alcuni degli scultori contemporanei più notevoli: J. Epstein, H. Moore, Barbara Hepworth, F.E. Mac William, L. Chadwick. ║ Incisione: l'I. comincia ad occupare un posto importante nella storia dell'incisione con la tecnica della maniera nera (mezzotinto). L'incisione a punteggio ebbe pure gran voga durante la seconda metà del XVIII sec. Primeggiò in tal campo, in Inghilterra, l'italiano F. Bartolozzi (1728-1813); W. Blake (1757-1827) esordì con l'incisione lineare, ma importanti sono i suoi saggi di stampe a colori. La xilografia, praticata per l'illustrazione dei libri dal XV sec. al XVII, e poi sostituita dall'incisione su metallo, alla fine del XVIII sec. fu portata ad alto grado di perfezione da T. Bewick. J. Whistler e F. Seymour Haden, nel XIX sec., dettero nuova vita all'incisione di paesaggi, seguiti da una schiera di eminenti acquafortisti. ║ Miniatura: la prima manifestazione dell'arte anglosassone va ricercata nelle miniature prodotte a Winchester nel X sec. Il più famoso libro di quel tempo è il Benedictional di St. Aethelwold. La conquista normanna provocò il graduale formarsi di una maniera enfatica, della quale tipici prodotti sono le enormi Bibbie del XII sec. Nel XIII sec. lo stile si orienta verso la levità del gotico francese. I più caratteristici prodotti inglesi del XIV sec. furono i salteri riccamente miniati dell'I. orientale. Con Riccardo II (1377) cominciò un nuovo stile, con influssi dell'Europa centrale del quale sono esempi al British Museum la grande Bibbia e il Messale e il Libro delle Ore. ║ Pittura su vetri: le vetrate del XII sec. sono molto vicine a quelle francesi; le più belle vetrate del XIII sec., decisamente gotiche, si trovano a Canterbury e nella cattedrale di York. In quest'ultima città si trovano anche i vetri più notevoli del XIV e XV sec. Nel XV sec. i centri principali di quest'arte sembrano essere stati Londra e York. A Londra lavorò J. Prudde, al servizio di Enrico VI, noto per aver dipinto le vetrate nella cappella dei Beauchamps a Warwick. Le pitture su vetro cessarono, nel XVI sec., con la Riforma. Una ripresa di quest'arte si ebbe solo verso la metà del XIX sec. con l'impulso dato alle arti minori da W. Morris. ║ Oreficeria, intaglio in avorio, ricamo: durante il Medioevo l'oreficeria, l'intaglio in avorio e il ricamo raggiunsero un alto grado di perfezione. Ma, tranne che per il ricamo, non è sempre facile distinguere i prodotti inglesi da quelli francesi, specialmente nel XIII sec. Tra le opere prodotte: il pastorale di William of Wykeham, del XIV sec.; le coppe dei fondatori dell'Università di Cambridge. Il ricamo, di cui i primi esempi sono la stola e il manipolo di St. Cuthbert, del X sec., a Durham, e le famose tappezzerie di Bayeux, del XI sec., diventò un ramo caratteristico dell'artigianato inglese con l'adozione, verso la fine del XIII sec. di una tecnica chiamata opus anglicanum (cappa di Syon, XIII sec. nel Victoria and Albert Museum).

MUSICA

I primi movimenti d'ordine musicale in I. si notano verso la fine del VI sec. con l'introduzione della pratica del canto liturgico romano. Irrobustita nei secoli tale pratica e già viventi ormai le prime polifonie, si rendono possibili le notazioni di canti a due voci del Tropario di Winchester, nei XI-XII sec., e il sensibile sviluppo melodico-polifonico della celebre rota (canone circolare) composta (1260 circa) nella abbazia di Reading. Solo indirette testimonianze ci giungono invece dal XIV sec. circa le pratiche musicali dei Gallesi e degli Scozzesi. Celebri piuttosto i teorici, tra i maggiori del tempo: J. Cotton, J. Hothby, J. da Garlandia, W. Odington. Ricco, specialmente in fatto di fervida creatività polifonica, il XV sec., ha i suoi esponenti in: J. Dunstable L. Power, J. Benet e poi (XV-XVI sec.) R. Fayrfax, W. Cornysshe, H. Aston, J. Taverner, Chr. Hye. La guida del movimento musicale europeo passa dopo Dunstable, al fiammingo G. Duafay. Il periodo più luminoso per valori d'espressione è quello del XVI-XVII sec. Dopo Taverner e Tye, ad altezza anche superiore giungono T. Tallis e W. Byrd, W. Munday e R. White. In Byrd l'epoca elisabettiana ha il suo maggiore rappresentante, degno di essere ravvicinato a O. di Lasso e al Palestrina. Uno sviluppo di musica madrigalistica è dovuto nel medesimo tempo, oltre che allo stesso Byrd, anche a molti altri compositori eminenti, quali Th. Weelkes, H. Wilbye, Th. Morley, T. Tomkins, J. Ward e il grande Gibbons. Questa madrigalistica è spesso concertata con strumenti e ama informarsi a modelli italiani. A metà del XVII sec. si fa strada in I. l'influsso dell'opera italiana, sensibile dapprima ne L'assedio di Rodi (1656), con musiche di H. Lawes, H. Cooke e altri, su testo di W. D'Avenant, che fu il primo saggio di musica teatrale inglese. Con l'arrivo a Londra di una compagnia operistica francese (1673) e dopo anni di oscuramento, nascono le massime realizzazioni che l'I. abbia avuto in tal genere, le opere di H. Purcell: Didone ed Enea (1689), Re Arturo (1691), La regina delle fate (1692). Dopo Purcell, la scuola nazionale britannica s'indebolisce, cedendo il passo all'opera italiana e alla musica di Händel. Nel corso del Settecento, quel che si nota per maggior carattere nazionale è dato dall'Opera dei mendicanti (1728). Tra i migliori compositori chiesastici (M. Greene, W. Boyce, J. Battishill) emergeva Th.A. Arne, pur noto anche per musiche teatrali e per l'inno Rule Britannia. Notevoli, in fatto di musica strumentale, le sinfonie e sonate da camera di W. Boyce, le sonate violinistiche di J. Gibbs e le composizioni per cembalo e per organo di C.F. Stanley, F. Nares e dei fratelli Kelway. L'I. attraversa tra il tardo Settecento e l'ultimo ventennio dell'Ottocento un periodo di abbassamento della cultura e della sensibilità musicale. Le due maggiori figure del tempo sono il pianista J. Field, autore di Notturni preludenti alle forme di F. Chopin. e W. Sterndale Bennett, sinfonista di valore. Un primo risollevamento della scuola inglese si nota nell'ultimo ventennio del XIX sec., grazie all'opera sinfonica e oratoriale e all'azione didattica di H. Parry e di Ch. V. Stanford, maestri della maggior parte dei musicisti inglesi della generazione successiva tranne E. Elgar, autore di oratori, sinfonie, concerti, ouvertures di stile eclettico. Già con Stanford e con il suo allievo Ch. Wood (noto anche quale direttore d'orchestra) l'assimilazione della musica popolare britannica assurgeva a grande importanza nella coscienza nazionale dei compositori. Anche più forte e decisiva essa si mostra nel primo Novecento presso R. Waughan Williams, sinfonista e operista, e presso F. Delius e G. Holst. La scuola contemporanea è rappresentata, oltreché dagli anziani H. Holbrooke e R. Boughton, da A. Bax, A. Bliss, W. Walton e C. Lambert e B. Britten. L'opera resta un genere non molto coltivato dagli Inglesi, che rimangono ancora attaccati soprattutto alla tradizione corale, investita nell'oratorio, nel glee e simili. Notevoli i centri d'educazione musicale, tra cui la Royal Academy of Music, il Royal College, la Guildhall School, le facoltà di Oxford e di Cambridge, gli istituti di Edimburgo, Glasgow, Manchester, Birmingham, ecc.
Londra: Buckingham Palace

Londra: Tower Bridge

Il castello di Warwich, in Inghilterra

"Gli Inglesi e la natura" di Edward Archer

La cattedrale di Canterbury