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Infiammazióne.

Combustione con fiamma. • Med. - Il termine i., sinonimo di flogosi, trae origine da uno dei maggiori sintomi di un processo reattivo che si svolge in un tessuto organico, quando questo sia sottoposto a uno stimolo che superi i limiti della sua capacità fisiologica di tolleranza. Caratteristiche di tale processo sono: calore, rossore, gonfiore, dolore. Sono questi, di solito, i segni più appariscenti della messa in moto del naturale meccanismo difensivo dell'organismo, determinatosi spontaneamente, in opposizione alla minaccia conseguente ad un'infezione, oppure allo scopo di riparare i danni provocati da una lesione qualsiasi, come una distorsione, un'ustione, una ferita, ecc. Il primo atto difensivo, di cui sono indici l'arrossamento e l'aumento di calore della parte colpita, è compiuto dai vasi sanguigni locali, che, dilatandosi, determinano un maggior afflusso di sangue. La gonfiezza che appare nel punto colpito è, in piccola parte, causata dalla congestione sanguigna e, in massima parte, dal versamento di linfa negli spazi dei tessuti, conseguente al ristagno dei vasi linfatici. Compito della linfa è quello di dissolvere, mediante l'azione chimica di certe sostanze in essa contenute, le cellule danneggiate a tal punto da non poter più esser riparate. Subito dopo, nei casi di una certa gravità, si addensano, nella parte infiammata, numerosi corpuscoli bianchi (lagociti, leucociti), i quali hanno il compito di distruggere o asportare germi nocivi o cellule morte. Qualche volta l'i. si estende nella zona circostante. Talvolta l'i. diventa purulenta, in seguito all'addensamento di corpuscoli bianchi del sangue, morti nella lotta contro l'invasione microbica. Il pus è appunto costituito dal miscuglio di cadaveri di corpuscoli bianchi, di linfa e di tessuti liquefatti. Quando il pus è costretto a raccogliersi in un piccolo spazio, si produce un ascesso. Per curare un'i. è necessario combatterne la causa, far riposare la parte colpita, eliminare i prodotti di rifiuto.