Azione dell'indurre, del persuadere. • Filos. - Procedimento mediante il
quale, a partire dall'esame di casi particolari, si giunge alla formulazione di
leggi generali, universali. Aristotele contrappone l'
i. alla
deduzione sillogistica e ne individua i limiti: questo tipo di
dimostrazione consente di raggiungere risultati del tutto parziali in quanto
prende in considerazione solo alcuni casi particolari. Infatti, esisterà
sempre un caso che non verificando la conclusione del procedimento di
i.,
le toglierà ogni valore. Nel
Novum Organum Francesco Bacone si
oppone alla svalutazione aristotelica dell'
i. e fa del processo induttivo
la base principale della scienza. Per la prima volta, vengono formulate le
regole per la formulazione di leggi universali, a partire dall'esame di singoli
casi. Contro il legame che Bacone stabilisce tra universale e
i. si
scaglia David Hume nel
Trattato sulla natura umana. Egli osserva che i
ragionamenti induttivi si basano sulla credenza nell'uniformità della
natura e nella necessità del rapporto tra causa ed effetto. Le
riflessioni di alcuni filosofi del nostro secolo hanno riaffermato
l'impossibilità di scoprire leggi generali con l'ausilio di regole
meccaniche. Tuttavia l'importanza del metodo induttivo nella ricerca scientifica
è stato ampiamente riconosciuto. L'
i. viene oggi considerata una
tecnica in grado di raggiungere conclusioni molto generali, valide, per
individui di una certa classe non ancora esaminati, solo con un grado maggiore o
minore di probabilità. J. Keynes, W. Kneale, H. Reichenbach ed altri
hanno tentato di determinare i vari gradi di probabilità che una
conclusione induttiva raggiunge a seconda dell'universo di individui osservati.
• Elettr. - Il termine trova tre accezioni distinte: i
. elettrica, i.
elettromagnetica e
i. magnetica. ║
I. elettrica.
Grandezza vettoriale

ottenuta moltiplicando il campo elettrico vettore

per la costante
dielettrica ε del mezzo. Il vettore

è
parallelo e proporzionale al campo elettrico vettore

. Il
vettore

gode inoltre delle seguenti
proprietà: a) il modulo del vettore
i. elettrica alla superficie
di un conduttore è uguale, in valore assoluto, alla densità di
carica superficiale nel punto considerato; b) la componente normale del vettore
i. elettrica è continua quando attraversa la superficie di
separazione di due dielettrici (isotropi) diversi. L'unità di misura di
i. elettrica nel Sistema Internazionale è il
coulomb al
metro quadrato (C/m²). ║
I. elettromagnetica: fenomeno che si
manifesta quando campi e correnti variano in funzione dei tempo. L'
i.
elettromagnetica fu scoperta quasi simultaneamente, nel 1830 circa, da M.
Faraday e da J. Henry. Il fenomeno, nelle sue linee fondamentali, può
essere illustrato nel seguente modo. Se ad un circuito C, in cui è
inserito un galvanometro e nel quale in condizioni normali non fluisce corrente,
si avvicina o si allontana un circuito C' percorso da corrente, il galvanometro
segnala un passaggio di corrente d'intensità diversa da zero fino a
quando persiste il moto di C'. Il fenomeno si manifesta ugualmente se,
mantenendo fissa la posizione del circuito C', si muove rispetto ad esso il
circuito C. La corrente che percorre il circuito C si chiama
corrente indotta
ed è generalmente variabile nel tempo. Si potrebbe ugualmente
ottenere corrente indotta modificando la geometria del circuito C in modo tale
da produrre una variazione del flusso di
i. magnetica, dovuto a C', con
esso concatenato; oppure facendo variare nel tempo l'intensità della
corrente che circola in C' senza modificare né posizione né forma
di C e C'. Le leggi fondamentali dell'
i. elettromagnetica possono essere
così enunciate: a) ogni volta che per una qualsiasi causa varia il flusso
di
i. magnetica concatenato con un circuito, si genera corrente indotta
nel circuito stesso. b) L'intensità della corrente indotta, in generale
variabile da istante a istante, è proporzionale alla velocità di
variazione del flusso concatenato con il circuito; se questo obbedisce alla
legge di Ohm e se R è la sua resistenza totale, si ha in valore assoluto
e con le solite unità di misura:

c)
Legge di Lenz: la corrente indotta ha verso tale da produrre un flusso
d'
i. concatenato con il circuito indotto stesso che è di segno
opposto alla variazione di flusso che l'ha provocata e tale quindi da tendere ad
annullare questa variazione. La corrente indotta è data in valore e segno
dalla formula


che ha le dimensioni di una differenza di potenziale,
chiamasi
forza elettromotrice indotta ed è, in generale, variabile
nel tempo. Il fenomeno dell'
i. elettromagnetica ha trovato applicazioni
di fondamentale importanza in elettrotecnica, in particolare nelle macchine per
produzione, conversione ed utilizzazione dell'energia elettrica. ║
I.
magnetica: consideriamo un generico punto di un campo magnetico in un mezzo
isotropo non ferromagnetico di permeabilità magnetica assoluta µ. Si
definisce
i. magnetica una grandezza vettoriale

il cui
valore assoluto è dato dal prodotto del valore del campo H in quel punto
per la permeabilità magnetica µ del mezzo e la cui direzione e verso
coincidono con quella di

. Usando come corpo di prova una
particella di carica q, possiamo dare anche la seguente definizione del

: se una carica di prova positiva q passa per il punto P con
una velocità

e si constata che una forza
(trasversale)

agisce sulla carica in movimento, nel
punto P esiste una
i. magnetica

dove il

soddisfa la relazione:

= q

∧

. Il modulo della forza

sarà F = qvBsen θ, essendo θ l'angolo fra

e

. L'unità di misura
dell'
i. magnetica nel Sistema Internazionale è il
weber al
metro quadrato (Wb/m²). • Fis. -
I. nucleare:
i.
magnetica dovuta al momento magnetico dei nuclei di un campione. Può
essere osservata misurando la forza elettromotrice indotta in una bobina
rivelatrice che circonda il campione quando si provoca in esso una risonanza
magnetica nucleare. • Mat. -
Metodo di i.: metodo di dimostrazione
usato in matematica che può essere applicato a quelle proposizioni che
dipendono da una variabile intera. È basato sul seguente principio: un
enunciato è vero per ogni numero naturale n se sono soddisfatte le
seguenti condizioni: 1)
L'enunciato è vero per n = 1. 2)
La
verità dell'enunciato per ogni numero naturale n = k
implica la
sua verità anche per il numero naturale successivo n = k + 1. Va
sottolineato il fatto che una dimostrazione ottenuta col metodo di
i.
matematica richiede le dimostrazioni di entrambe le condizioni 1 e 2. Per casi
molto complicati, la formulazione delle due condizioni deve essere modificata
nel seguente modo: a) talvolta, per dimostrare che l'enunciato è vero per
n = k + 1, è necessario sapere che esso è vero anche per n = k e n
= k - 1, cioè per i due numeri che precedono k + 1. In questi casi,
invece della condizione 1 si deve dimostrare l'enunciato per due consecutivi
valori di n. b) Talvolta si vuole dimostrare un enunciato per tutti i valori di
n maggiori o uguali a un numero intero m. In questi casi si deve verificare
nella prima parte della dimostrazione che l'enunciato è vero n = m e, se
necessario, anche per certi valori maggiori di n. Il principio di
i.
matematica può essere presentato sotto altre forme. Per esempio, G.
Peano, definendo assiomaticamente la classe dei numeri interi assoluti,
considera il principio di
i. come 3ª proposizione primitiva e ne
dà la seguente enunciazione: sia C una classe e sia zero un elemento di
questa classe: supponiamo ancora che se x è un numero appartenente a
questa classe C, si deduce, qualunque sia x, che anche il successivo di x
appartiene a questa classe; allora ogni numero è in C. Lo stesso
principio può essere enunciato nel seguente modo. Sia P una
proprietà: se lo zero ha questa proprietà, se ogni volta che un
numero ha questa proprietà, anche il successivo ha la stessa
proprietà: allora ogni numero ha la proprietà. P.P. de Fermat ha
applicato a problemi relativi alla teoria dei numeri il principio di
i.
in un'altra forma, detta
principio della discesa infinita, che può
essere così formulata. Sia C una classe alla quale non appartiene lo
zero: supponiamo inoltre che se x è un numero diverso da zero
appartenente a questa classe, si deduce, qualunque sia x, che esiste un altro
numero x' minore di x appartenente alla classe C: allora la classe C è
vuota.