Religione dell'India. In realtà più che di religione si dovrebbe
parlare di un complesso di confessioni religiose sorte in seno al brahmanesimo e
differenziate o nei riti o nell'importanza maggiore attribuita a questa o a
quella divinità. L'
I. è in sostanza la manifestazione
odierna e popolare del brahmanesimo; consiste prima di tutto nel culto delle
somme divinità della
trimurti (trinità), Brahma,
Visnù e Siva. Visnù, molto popolare per le sue imprese e
incarnazioni, è il dio della vita, della costruzione; molto diffuso
è anche il culto di Siva, il distruttore. Accanto a queste un gran numero
di divinità minori, come Ganesa, il dio-elefante dei commercianti, Kali,
la dea della morte, Kamadeva, il dio dell'amore; anche spiriti e altre figure
fantastiche trovano venerazione. Diffusa è la credenza nella
metempsicosi (trasmigrazione delle anime), con il relativo concetto di
karman, per cui ogni colpa viene scontata in questa vita o nella
successiva e le sofferenze di questa vita sono conseguenze di peccati commessi
in vite precedenti. Ne deriva il carattere asociale di questa religione che in
teoria ammette il dolore e la sofferenza degli uomini come giusta conseguenza di
un peccato, e perciò non agisce per alleviarli. Da qui il carattere
statico dell'
I., che oggi si va tuttavia perdendo. Proprio dell'
I.
è il culto per l'animale, considerato sede di anima, e la rigida
divisione della società in classi, formata da 4 categorie principali con
innumerevoli sottoclassi e un ceto, il più basso, di fuori casta, i
paria, considerati "intoccabili". Naturalmente, grazie anche
all'attività del Governo indiano e dei vari movimenti sociali, politici e
religiosi di riforma, questi residui, molto radicati nel popolo, vanno
scomparendo, come già sono scomparse usanze, quali l'uso che la vedova si
gettasse viva sul rogo dove bruciava il cadavere del marito.