Rapporto sessuale fra due persone unite da un vincolo di consanguineità
che impedisca di contrarre matrimonio. • Etn. - La nozione d'
i. si
modifica con il passaggio del gruppo umano dallo stato di clan (collettivo),
allo stato della famiglia patriarcale (individualistico). Nel clan è
i. l'accoppiarsi con chiunque sia interno al gruppo, quindi l'individuo
è spinto a cercare la propria moglie fuori dal clan (
esogamia). Il
motivo principale della proibizione dell'
i. va ricercato nella
necessità di assicurare la tranquillità sociale nel gruppo,
altrimenti travagliato da contrasti interni di origine sessuale. Più o
meno in tutte le società i gradi matrimoniali considerati incestuosi sono
gli stessi; nella linea ascendente l'unione tra genitori e figli, in quella
collaterale tra fratelli e sorelle figli degli stessi genitori, tra fratelli
uterini, tra zii e nipoti; la gravità dell'i. varia a seconda della
prossimità delle parentele naturali. Nei clan primitivi, la pena per
l'
i. grave è generalmente la morte, perché questa unione
viene considerata apportatrice di sventura sul gruppo. • Psicol. - Freud
considera l'
i. una tendenza insita nell'individuo (se non superata in
età infantile, può portare ai complessi di Edipo nei maschi e di
Elettra nelle femmine). Levi-Strauss ritiene la proibizione dell'
i. una
costante significativa dal passaggio dello stato di natura ad una società
umana, anche se primordiale. • Dir. - Il codice penale italiano punisce
con la reclusione chi commette
i. con un ascendente o con un trasversale,
quando da ciò derivi pubblico scandalo. Quando un genitore viene
condannato per
i., automaticamente perde la patria podestà. Se
l'
i. è commesso da un maggiore d'età con un minore di
diciotto anni, la pena è superiore per la persona maggiorenne. Alcuni
codici penali stranieri (francese, belga, olandese, portoghese, ecc.) non
considerano la relazione incestuosa passibile di pena.