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Immunologìa.

Scienza che studia i fenomeni collegati all'azione degli antigeni, alla genesi degli anticorpi ed alla specifica reazione di questi ultimi con gli antigeni relativi. La nascita dell'i. seguì di poco la nascita della batteriologia, da questa anzi prese origine e per lungo tempo ne fu parte integrante; oggi è divenuta totalmente autonoma. Già molto tempo prima che l'i. nelle infezioni diventasse oggetto di indagine scientifica, e venissero in tal modo create le basi della moderna i., se ne conoscevano naturalmente gli aspetti più comuni ed evidenti. Si sapeva ad esempio che l'avere superato certe malattie contagiose rende gli individui refrattari alle stesse malattie e si cercava con la vaiolizzazione di provocare forme benigne di vaiolo a scopo immunizzante; si aveva un'idea dell'immunità naturale poiché era noto che certe infezioni degli animali non si propagavano all'uomo e viceversa; certamente come sappiamo dagli studi condotti da Bordet i selvaggi conoscevano la possibilità di immunizzarsi contro il veleno dei serpenti. Verso la metà del 1700 si ha la scoperta della vaccinazione jenneriana (antivaiolosa) la quale, trasportando sul terreno pratico un'osservazione di cui l'esperienza rapidamente dimostrò l'inestimabile valore, deve essere a giusto titolo considerata come la prima pietra sulla quale più tardi è stato costruito l'edificio dell'i. Quando, nella seconda metà del secolo scorso, furono scoperti i microorganismi, causa delle più comuni malattie infettive, e si poterono artificialmente coltivare allo stato di purezza e studiarne le proprietà biologiche, le empiriche osservazioni di Jenner rivelarono a Pasteur il loro significato generale: donde i tentativi, coronati dal successo, di attenuare la virulenza dei germi al fine di poterli impunemente inoculare creando, con una malattia larvata, uno stato di immunità. Le vaccinazioni contro il colera dei polli, contro il carbonchio, il mal rosso dei suini, ottenute con germi attenuati con vari artifizi, sono le prime fortunate affermazioni del nuovissimo metodo: la teoria della vaccinazione attiva per mezzo della vaccinazione con microorganismi attenuati aveva ricevuto le più ampie conferme. Seguendo gli stessi principi, Pasteur giunse alla vaccinazione contro la rabbia, e coloro i quali ne proseguirono gli studi isolarono ben presto vaccini per la peste, il carbonchio sintomatico, l'aborto epizootico e iniziarono a sperimentare la vaccinazione antitubercolare utilizzando il cosiddetto vaccino B.C.G. In seguito si constatò che anche i germi uccisi conservavano il potere immunizzante e l'utilizzazione di vaccini morti si è sempre più diffusa ed ha in gran parte sostituito l'uso dei vaccini vivi. Si devono a Salomon, Smith, Roux, Chamberland e Charrin le prime ricerche sui vaccini morti che permisero ben presto di produrre vaccini contro la pertosse, la peste suina e più tardi, attraverso il contributo decisivo di Wright, contro il tifo. Negli ultimi anni l'i. si è orientata verso lo studio delle tossine batteriche, studio che è culminato nella scoperta da parte di Ramon delle cosiddette anatossine attraverso le quali si sono potuti approntare degli anavaccini, utilizzati per la preparazione di una vasta gamma di sieri antiofidici e per la prevenzione della difterite. Sempre negli ultimi anni lo studio delle correlazioni tra vaccini vivi e vaccini morti ha permesso di individuare i vaccini anti-poliomelitici attraverso le ricerche dei professori Salk e Sabin.