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Immaginazióne.

Particolare forma di pensiero che non si trova sottoposta alle leggi della logica e non rispetta regole fisse. Si manifesta come una evocazione o produzione di immagini, cioè rappresentazioni mentali e costituisce un'elaborazione del tutto libera del contenuto di esperienze sensibili. L'i. può tradursi in un'attività di tipo sognante (fantasticheria), può dar luogo a creazioni di carattere artistico, può essere impiegata nella risoluzione di problemi pratici. L'i. viene infatti diretta sia a scopi conoscitivi, come nella ricerca speculativa e scientifica, che a scopi pratici o artistici. • Filos. - In filosofia è prevalsa la tendenza a considerare l'i. come la facoltà di tradurre in immagini i propri valori pratici o metafisici: meno frequente è invece la tendenza a considerarla come la riproduzione di oggetti esterni nel pensiero. Comunque l'i. viene contrapposta all'astrazione concettuale. Per lungo tempo il concetto di i. ha coinciso con quello di fantasia, da cui è andato distaccandosi nell'età moderna, mentre la filosofia contemporanea va sempre più acquistando coscienza dell'azione del pensiero riflesso sull'immagine. Kant considera l'i. come una specie di intermediario tra la sensibilità e l'intelletto; come il legame tra i fenomeni sensibili e le sue categorie. L'i., mediante i suoi schemi, avrebbe la funzione di ordinare per immagini il materiale sensibile in modo rispondente alle esigenze delle categorie (categorie kantiane), colmando così la distanza tra le due funzioni. G.B. Vico considera l'immagine come un prodotto della memoria, per cui si spiega come "nei fanciulli sia vigorosissima la memoria, quindi vivida all'eccesso la fantasia". Vico però ritiene che essa non riproduca semplicemente la realtà stessa e la considera contemporaneamente anche figlia della fantasia che concepisce come "memoria dilatata e composita". F. De Sanctis contrappone invece l'i. alla fantasia interpretandola in senso deteriore come facoltà che consiste nel dare forma a tutte le cose che le si presentano, senza però essere creatrice di valori umani. • Psicol. - In psicologia per i. s'intende la complessa attività mentale che consente all'individuo di riprodurre, integrare, creare immagini cui non corrisponde una realtà esteriore. Infatti si distinguono in genere tre forme di i.: riproduttrice, integratrice, creatrice. La prima, ossia l'i. riproduttrice, consiste nel rievocare rappresentazioni formatesi in seguito ai nostri contatti col mondo esterno: le immagini si ripresentano come apparvero la prima volta, ma in forme nuove, unite a elementi diversi, orientate verso una nuova direzione. L'i. integratrice è quella che serve a completare un dato sensoriale, percettivo, poco chiaro. A differenza dell'i. riproduttrice e integratrice che sono legate a dei dati concreti, l'i. creatrice è relativamente libera ed estrinsecandosi, assumendo le forme espressive dell'arte, si universalizza. L'i. è una delle più importanti componenti del giuoco sia dei bambini che degli adulti e in tale forma non ha uno scopo utilitario. È normale che i bambini abbiano un'i. vivace, dato che suppliscono con essa alla mancanza di esperienze della realtà e alla loro debolezza reale. L'i. arricchisce la vita del bambino e gli consente di sviluppare i suoi interessi, a meno che non assuma forme eccessive e tali da costituire un sintomo di malessere psichico. • Med. - I. delirante: falso ricordo, ossia disturbo della memoria che si basa su un atteggiamento ideativo delirante. Il soggetto è convinto di avere in passato vissuto episodi che si inquadrano nelle idee deliranti che egli ora coltiva (per esempio è convinto di avere già in passato subito atti persecutori simili a quelli che, secondo la propria ideazione delirante, sta subendo al presente). Non è da confondere con l 'interpretazione delirante, che è esclusivamente un disturbo del pensiero. L'i. delirante si inquadra quasi sempre in un'idea di grandezza (lodi, premi, onori, ecc.) o di persecuzioni (sevizie, minacce, ecc.).