Errore dei sensi, quando questi percepiscono un oggetto con caratteri in qualche
modo diversi da quelli realmente presentati dall'oggetto stesso. È
originato dalla sovrapposizione deformante di una immagine mentalmente
preconcetta, sull'oggetto che viene percepito. L'
i. più frequente
è quella ottica. • Filos. -
I. metafisica: secondo Kant,
tendenza insita nell'uomo ad applicare le categorie dell'intelletto alle idee
della ragione (anima, mondo, Dio), vale a dire ciò che trascende i limiti
dell'esperienza, con pretesa di voler conoscere la realtà metafisica.
• Fisiol. -
I. ottica: stato apparente dei corpi diverso dal reale,
quanto a colori, posizione, grandezza, ecc. • Psicol. - Le
i.
vengono considerate dalla psicologia medica come percezioni reali (oggettive)
falsate dal soggetto percepiente. L'
i. differisce sia
dall'
allucinazione, in quanto è dovuta a un'errata interpretazione
di un'esperienza reale, sia dal
delirio, in quanto non sussiste come in
questa il problema di quelle che sono le convinzioni della persona. Pertanto le
i. non vengono considerate fenomeni patologici e interessano maggiormente
gli psicologi, in particolare gli studiosi della percezione, che non gli
psichiatri e gli psicoanalisti. Al di fuori del suo significato più
consueto, il termine è stato adottato e usato dallo psicoanalista inglese
W. Winnicott in un senso del tutto particolare. Egli infatti si è valso
del termine per descrivere l'esperienza del bambino nelle occasioni in cui
questa realizza concretamente le sue aspettative, ossia quando le allucinazioni
(ossia le percezioni apparenti di un oggetto esterno non realmente presente,
proprie della prima infanzia), intese a esaudire i suoi desideri, si incontrano
e coincidono col reale comportamento materno. Secondo il Winnicott, lo sviluppo
psichicamente sano dell'individuo dipende da questo tipo di esperienze. Anche il
meccanismo di difesa dell'
idealizzazione è stato considerato come
una specie di
i. psichica.