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Illuminismo.

Movimento di idee che, sorto in Inghilterra verso la fine del XVII sec. e affermatosi in Francia nel XVIII (detto per questo anche "secolo dei lumi"), proclamava la necessità di un rischiaramento dell'umanità e della vita, che aprisse la via al progresso attraverso un ordine razionale, dopo il predominio oscurantistico della Controriforma. Il movimento nacque in Inghilterra con i nuovi equilibri raggiunti dalla borghesia che aveva definitivamente conquistato il potere, rappresentando un "lume" per la cultura degli altri Stati europei ancora dominati dall'assolutismo e dilaniati da lunghi conflitti. Filosofo dell'i. inglese si considera J. Locke. Dall'Inghilterra il movimento passò presto in Francia, dove raggiunse il massimo sviluppo, volgendosi su un più vivace piano di polemica ideale e politica. Con il giusnaturalismo e con Rousseau, la libera ragione rifiuta tutti i tabù del passato, dall'oscurantismo clericale alla corruzione dei costumi derivata dagli obblighi di società. In Francia l'i. ebbe illustri esponenti: Voltaire scrisse pagine con vibranti appelli alle riforme; Montesquieu si considera il fondatore delle dottrine liberali, come autore dello Spirito delle leggi; Diderot, tra i primi materialisti, scrisse Principi di filosofia morale; con D'Alembert riceve massima propulsione l'opera che sarà il monumento dell'i., l'Enciclopedia delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri, della quale il primo volume uscì nel 1751. All'i. diedero notevole contributo anche il matematico Condorcet e il naturalista Buffon. Ricordando l'opera della quale era stato tra i maggiori collaboratori, Diderot scrisse: "L'Enciclopedia non poteva essere che il tentativo di un secolo filosofico. Ho detto questo perché una tale opera richiede in ogni campo più ardire di quanto non se ne abbia nei secoli pusillanimi. Bisogna tutto esaminare, tutto rimuovere, senza eccezione e senza riguardo; osar vedere come ora cominciamo a convincercene. Bisogna spazzar via le vecchie puerilità, rovesciare le barriere che contro la ragione sono state elevate; rendere alle scienze e alle arti una libertà che è ad esse preziosa". Gli enciclopedisti furono bersagliati in vari modi dal potere durante i lunghi anni di compilazione dell'opera. Il Consiglio di Stato del re nel 1759 troncava le lettere di privilegio causando un'interruzione dell'opera. Alle misure persecutorie amministrative si affiancò un'attività libellistica promossa soprattutto dai gesuiti. Nei teatri parigini venne rappresentata una mediocre commedia, Philosophes, nella quale si faceva camminare Rousseau su quattro zampe e si attaccava la vita privata di Diderot e di Helvetius. Clemente VIII infine mise all'indice l'opera, ingiungendo ai fedeli di consegnare tutte le copie, sotto pena di scomunica, perché fossero bruciate. Nei Paesi tedeschi, dove una rivoluzione del pensiero era in corso da oltre due secoli con il protestantesimo, l'i. ebbe un carattere più marcatamente filosofico. Comunque non mancò di influenzare anche uomini politici e sovrani che per questo furono detti illuministi o, più spesso, illuminati. Ricordiamo Federico II di Prussia, che si ispirò ai principi del dispotismo illuminato, e cioè dell'esercizio paternalistico del potere non conferito da Dio, ma, una volta per tutte, dal popolo. Altri sovrani europei influenzati dall'i. si considerano Giuseppe II d'Austria e Caterina di Russia. In Italia l'i. ebbe ferventi seguaci soprattutto a Milano e a Napoli. Le esigenze borghesi di ammodernamento dei vecchi Stati italiani cominciarono a fondersi con i motivi e le rivendicazioni nazionali che, nel successivo periodo romantico, ispireranno il Risorgimento. Tra gli illuministi milanesi sono da ricordare Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria. A Napoli operarono, tra gli altri, Mario Pagano, Vincenzo Cuoco, Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri. Nella capitale borbonica, l'i. influenzò anche i protagonisti della Repubblica Partenopea (1799) come il giacobino e utopista Vincenzo Russo.