Elemento chimico, primo della tavola periodica degli elementi, di numero atomico
1, peso atomico 1,00797 e simbolo H. È il più leggero di tutti gli
elementi: per questo è stato oggetto di moltissimi studi volti a chiarire
la struttura dell'atomo ed i legami molecolari. L'
i. fu scoperto nel 1766
da H. Cavendish; Lavoisier nel 1783 dimostrò che era uno dei due
componenti dell'acqua (insieme con l'ossigeno) e gli diede nome
i.,
ovvero "generatore di acqua". Nel 1815 Proust enunciò una teoria secondo
la quale l'atomo di
i. era la base di tutta la materia; tutti gli altri
elementi erano ottenuti per combinazione di atomi di questo elemento. Questa
teoria, per quanto allora infondata e poi smentita, non è poi tanto
lontana dalla verità in quanto attualmente si ritiene che l'
i. sia
il costituente primario dell'universo poiché, mediante processi di
fusione nucleare, da esso deriverebbero (almeno teoricamente) l'elio e tutti gli
altri elementi. L'
i. fu per lunghi anni assunto come unità nella
determinazione dei pesi atomici degli elementi (e di conseguenza anche dei pesi
molecolari di tutte le sostanze); in seguito fu sostituito dall'atomo di
ossigeno assunto come uguale a 16. Nel 1961, nella scala fondata sul carbonio
12, esso ha avuto il peso atomico sopra detto, cioè 1,00797
amu.
Il peso reale di un atomo d'
i. leggero in quiete (cioè
dell'isotopo H) è 9,10324 · 10
-28 g. ║
Stato
naturale: l'
i. è presente in natura in quantità
relativamente elevate sia allo stato libero che combinato. Nella crosta
terrestre (litosfera e idrosfera), di cui costituisce circa lo 0,88% in peso, si
trova combinato nell'acqua, negli idrocarburi, nelle sostanze organiche in
generale e negli organismi viventi. L'atmosfera contiene invece
i. in
quantità minima, nell'ordine di 10
-4%, in quanto le sue
molecole, leggere e veloci, non possono essere trattenute dal campo
gravitazionale terrestre e tendono a sfuggire verso gli strati più alti
dell'atmosfera e poi negli spazi cosmici. Infatti l'
i. è assai
abbondante nell'universo di cui costituisce circa il 55% di materia. Vi sono tre
isotopi naturali di
i.: il cosiddetto
i. leggero o
prozio
1H (che costituisce il 99,85% in atomi del totale), il
deuterio ²H o anche D, di massa 2, (relativamente abbondante: 0,015%
degli atomi) ed il
trizio 3H o anche T, che esiste sul nostro
pianeta solo in quantità minime (un atomo ogni 10
7 atomi di
1H circa). Quest'ultimo isotopo, la cui massa tre è formata da
un protone e due elettroni, è radioattivo e si forma in seguito a
reazioni nucleari o in alta quota a causa del bombardamento che l'
i.
atmosferico subisce ad opera dei raggi cosmici. ║
Proprietà
fisiche: l'
i. si presenta a temperatura ambiente come un gas
incolore, inodore ed insapore, molto più leggero dell'aria (il suo peso
specifico è 14,38 volte minore di quello dell'aria a temperatura media e
pressione atmosferica). Per questa sua caratteristica, a dispetto dell'alta
infiammabilità che lo rendeva molto pericoloso, l'
i. fu a lungo
usato per il riempimento di palloni aerostatici e dirigibili. In condizioni
ambientali si presenta con molecole biatomiche, H
2, che però a
temperature elevate si dissociano in atomi liberi, sempre più numerosi in
percentuale col crescere della temperatura stessa: per lo 1% circa a
2.000°C, per il 10% circa a 3.000°C ed è quasi completa (oltre
il 95%) a 5.000°C. L'
i. è un gas difficilmente coercibile:
liquefa solo a -239,9°C (temperatura critica) sotto una pressione di 12,8
atmosfere (pressione critica). A pressione ambientale passa allo stato liquido a
-252,8°C (cioè 20,38°K) e cristallizza a -259,2°C
(cioè a 15,9°K) nel sistema esagonale compatto, lo stesso di molti
metalli. Solido, al punto di fusione, ha peso specifico 0,0808 mentre liquido,
al punto di ebollizione, ha peso specifico 0,0709. Per quanto riguarda la
solubilità dell'
i., osserviamo che questo è poco solubile
in acqua fredda (2,1 cm
3 ogni 100 g di acqua a 0°C) ed ancor
meno in acqua calda (0,85 cm
3 ogni 100 g di acqua a 80°C).
È un poco più solubile in altri solventi organici, mentre è
facilmente assorbito, anche in volume consistente, da vari metalli dell'ottavo
gruppo come platino, palladio e nichel allo stato finemente suddiviso, che
dissociano le molecole biatomiche di
i. in atomi liberi reattivi. ║
Ortoidrogeno e paraidrogeno: la molecola biatomica di
i. esiste in
natura secondo due forme isomere di
spin nucleare
(V. SPIN): un
orto-i. in cui i due spin
nucleari sono paralleli (vettori con uguale direzione e verso) e un
para-i. in cui i due spin nucleari sono antiparalleli (vettori con ugual
direzione ma verso opposto). Questa
isomeria di spin conferisce ai due
isomeri molecolari proprietà chimiche uguali, ma caratteristiche fisiche
lievemente diverse riguardanti, ad esempio, il punto di fusione, spostato di
qualche centesimo di grado, o quello di ebollizione o la capacità di
conducibilità termica. L'esistenza di due forme di
i., infatti, fu
postulata per la prima volta nel 1927 da Heisemberg e Hund per spiegare la
diminuzione del calore specifico dell'
i. alle bassissime temperature; nel
1929 fu poi confermata sperimentalmente mediante studio degli spettri di
emissione e di assorbimento. A temperatura ambiente l'
i. comune è
una miscela degli isotopi composta per il 75% circa da orto-
i. e per il
restante 25% circa da para-
i., mentre al decrescere della stessa prevale
aumenta la percentuale dell'isotopo para. La differenza di proprietà
fisiche dei due isotopi è stata sfruttata attraverso applicazioni
pratiche in alcuni campi. Ad esempio i missili più potenti oggi in uso
utilizzano come combustibile
i. liquido, in cui orto e para-
i.
sono presenti nella proporzione ambientale. In esso si provoca poi, con le
opportune variazioni di temperatura, la conversione della forma orto in forma
para che può essere conservata senza alcun pericolo. Le proprietà
fisiche del para-
i. puro sono sensibilmente diverse dalla miscela dei due
isomeri. I due isomeri, oltre ad essere stati riconosciuti per via
spettrografica, sono anche stati isolati per via analitica, ad esempio per
cromatografia su allumina a bassissima temperatura. ║
Proprietà
chimiche: da un punto di vista chimico l'
i. è un elemento a
carattere anfotero, cioè di semi-metallo: le due valenze stabili sono la
+ 1 (più comune) e la - 1 (più rara). Allo stato molecolare e a
temperatura ambiente non è molto reattivo in quanto l'energia di legame
fra i due atomi della molecola è molto elevata (circa 103 kcal/mole). In
presenza di opportuni catalizzatori (platino o palladio spugnosi, nichel
finemente suddiviso) o di altre fonti di eccitazione (arco elettrico, punta di
platino rovente) oppure per riscaldamento fino a temperature assai elevate,
risulta invece estremamente attivo. In tali condizioni si combina ad esempio con
ossigeno (a dare acqua), con cloro (a dare acido cloridrico), con fluoro (a dare
acido fluoridrico) in reazioni marcatamente esotermiche. La miscela
ossigeno-
i. in rapporto stechiometrico (1:2 in volume) è detta
gas tonante in quanto è inerte a temperatura ambiente, ma
riscaldata o posta in presenza di un innesco quale una scintilla o un
catalizzatore in un punto della massa gassosa, esplode violentemente. La fiamma
di
i., quando il comburente sia ossigeno allo stato puro, è
fortemente calorifica e può raggiungere i 2.800°C, come nel
cannello ossidrico o nella spinta generata nei più potenti razzi a
combustibile liquido. In presenza di catalizzatori efficaci (spugna di platino)
o per accensione l'
i. brucia con fiamma molto calda anche in aria. La
combinazione dell'
i. con un elemento può essere definita
riduzione quando il suo esito comporti una riduzione del numero di
ossidazione dell'elemento stesso. Un esempio sono le riduzioni, che si
verificano a caldo, di ossidi di metalli pesanti in ossidi inferiori o metallo
libero:
Fe
2O
3+H
2
2FeO+H
2O
FeO+H
2 Fe+H
2O
In
alcuni casi però (quando l'
i. assume valenza negativa) è
improprio parlare di riduzione in quanto in realtà è l'
i.
che si riduce mentre l'altro elemento si ossida. In generale l'
i. tende a
combinarsi con la maggior parte dei metalli e non metalli, esclusi i gas nobili,
come pure a reagire con la maggior parte dei composti organici. Le operazioni
d'
idrogenazione, cioè somma di
i. ad un composto, oppure
riduzione, per sottrazione dalla molecola di un composto di atomi di ossigeno,
cloro, ecc., da parte dell'
i., sono estremamente comuni nella chimica
organica. Si parla generalmente di
i. nascente quando si ipotizza
l'esistenza labile di una molecola monoatomica H in determinate condizioni,
quali la produzione di
i. gassoso entro una soluzione (ad esempio da
zinco metallico e acido solforico). Più propriamente si ritiene che in
questi casi non si tratti di un
i. atomico H ma di un
i.
molecolare, cioè H
2, le cui molecole, essendosi appena formate
secondo una reazione
H + H → H
2molto
esotermica, si trovano ancora in uno stato ad alto contenuto energetico
(cioè eccitate) e quindi altamente reattive. Caratteristica essenziale
del cosiddetto
i. nascente è infatti una reattività
estremamente marcata che lo rende capace di sottrarre ossigeno ed altri atomi a
sostanze organiche ed inorganiche molto stabili, comportandosi come un
fortissimo riducente anche a freddo. Questo tipo di
i. viene spesso
prodotto per favorire certe reazioni di idrogenazione o di riduzione
particolarmente difficili, nella soluzione stessa in cui deve avvenire la
reazione (non è infatti possibile conservarlo). Per la produzione si
utilizza in generale una soluzione acquosa trattata con amalgama di piombo e
sodio o di sodio e mercurio oppure si ottiene per via elettrochimica. L'
i.
monoatomico vero e proprio si può invece produrre per riscaldamento
al rosso di una punta di metallo refrattario (tungsteno, platino, palladio,
ecc.) immersa in una atmosfera di H, a bassa pressione. Questo
i.,
costituito da una miscela di H
2 e di H (come si dimostra dallo
spettro), è estremamente reattivo. Si combina con molti elementi e
metalli, dando anche composti non stechiometrici instabili. ║
Composti: il più comune composto dell'
i. è
senz'altro l'
ossido di i. o
acqua, molto diffuso su tutta la
crosta terrestre e nella biosfera (complesso della materia vivente del nostro
pianeta) oltre che nell'atmosfera sotto forma di vapor acqueo. Un altro esito di
composizione con l'ossigeno è il
perossido di i.
H
2O
2, la cui soluzione è nota come
acqua
ossigenata (V.). Fra gli altri composti di
i. con non metalli citiamo l'ammoniaca, l'idrazina, gli acidi
fluoridrico, cloridrico, bromidrico, iodidrico, solfidrico e cianidrico, la
fosfina, la arsina, la stibina. Inoltre si deve ricordare che tutti gli
acidi e le
basi contengono nella loro molecola almeno un atomo di
i. Un cenno a parte meritano gli
idruri, cioè i composti
dell'
i. con i metalli. Gli
idruri salini sono quelli formati con i
metalli alcalini ed alcalino terrosi composti: sono altofondenti ed
altobollenti, ed hanno un legame di tipo prevalentemente ionico, in cui
l'
i. si trova come anione (cioè ione negativo) H
-.
Tipico esempio di questo genere di composti è l'idruro di sodio NaH. La
maggior parte dei metalli e non metalli danno
idruri volatili,
cioè composti in cui il legame
i.-metallo ha un carattere in
prevalenza covalente. Gli
idruri polimerici hanno molecola dimera o
polimera e sono formati da alcuni elementi come berillio, magnesio, boro,
alluminio, gallio e tellurio. Gli idruri delle terre rare hanno carattere
intermedio fra i salini e le leghe metalliche. I metalli del gruppo VIII ed in
generale quelli di transizione e la maggior parte di quelli non citati non danno
composti veri e propri ma piuttosto delle leghe metalliche o pseudometalliche in
cui l'
i. è presente, come si è detto, in posizione
interstiziale. Fra gli idruri di particolare interesse, l'idruro di carbonio
CH
4 è il
metano; i relativi polidruri sono tutti gli
idrocarburi. Analogamente si ha l'
idruro di boro BH
3,
instabile, e tutta la serie di polidruri di boro che sono detti
borani e
l'
idruro di silicio SiH
4, detto anche
silano o
silicometano, con la relativa serie di polidruri, ugualmente detti, per
estensione,
silani. Queste due serie di polidruri, del tutto simili a
quella degli idrocarburi, possono essere prodotte sinteticamente e,
benché la loro importanza pratica sia molto minore, hanno interessanti
applicazioni ed hanno stimolato studi di grande interesse teorico. Sempre fra i
composti dell'
i. vanno poi annoverate pressoché tutte le sostanze
organiche, che costituiscono una serie quasi infinita di composti. ║
Preparazione: tra i principali metodi di preparazione in laboratorio
dell'
i. che sono ancora ampiamente usati si ricordano: spostamento
dell'
i. componente un acido per mezzo di un metallo di bassa
nobiltà, reazione che in genere si ottiene all'interno di un macchinario
opportuno, come l'apparecchio di Kipp; scissione delle molecole di acqua
mediante un metallo alcalino o alcalino terroso, da cui si ottengono basi e
i. Di solito si utilizzano sodio, magnesio o ferro, in funzione delle
condizioni in cui si può operare, essendo i più economici (al
posto dei metalli si possono anche utilizzare degli idruri instabili in presenza
di acqua come quello di calcio CaH
2). Un altro metodo è quello
della reazione di basi con metalli o semimetalli, basata sulla sostituzione di
i. ad opera di altri elementi. ║
Preparazione industriale:
come si è detto l'
i. è coinvolto in numerosissime reazioni
sia nel campo della chimica inorganica che della chimica organica. La sua
preparazione richiede quindi anche una dimensione di produzione industriale. I
metodi utilizzati sono diversi e possono essere più o meno economici in
funzione delle disponibilità locali di risorse e dell'uso cui il prodotto
è destinato. Tra i metodi principalmente usati vi è il
processo
elettrochimico, realizzato attraverso elettrolisi di acqua resa conduttrice
con soda o potassa caustica in concentrazioni elevate, da cui si ottiene un
i., detto
i. elettrolitico, con elevato grado di purezza, quale
è richiesto ad esempio per reazioni di idrogenazione che avvengono su
catalizzatori a base di nichel, molto sensibili alla presenza di sostanze
esterne. Il procedimento da
gas di cokeria è fondato sul
frazionamento dei gas prodotti dalla raffinazione del carbon fossile e
sull'eliminazione dagli stessi di elementi estranei. Essendo dotati in origine
di un elevato contenuto di
i., lo forniscono dopo il trattamento allo
stato gassoso fruibile praticamente allo stato puro. Il
procedimento al gas
d'acqua, sfrutta la reazione di conversione del carbone con vapor d'acqua
che produce
i. mescolato ad un ugual volume di ossido di carbonio
(miscela che può essere utilizzata tale e quale per la produzione, ad
esempio, di metanolo ed è chiamata
gas di sintesi). Se attraverso
questo metodo si vuole produrre
i. puro si deve operare la separazione
dei due gas, che però è molto costosa; è preferibile quindi
operare una seconda conversione (catalitica) del CO a CO
2 con vapore
d'acqua e conseguente produzione di altro
i. L'anidride carbonica
può essere separata semplicemente per assorbimento in acqua o in
soluzione basica oppure per liquefazione frazionata. I processi maggiormente
usati sono però il
cracking idrocarburi e la
conversione del
metano. Il primo, sia catalitico sia termico, permette, in condizioni
opportune, di trasformare qualsiasi idrocarburo in
i. e nerofumo, dato
che a temperature superiori a 800°C circa nessun idrocarburo è
stabile agli altri elementi. L'
i. però è spesso un
sottoprodotto di cracking prodotti in raffineria per altri scopi: produzione di
nerofumo (o carbon black), di etilene, propilene ed olefine in genere, cracking
per produrre distillati leggeri da altri pesanti e così via. Molto
dell'
i. prodotto viene utilizzato nelle raffinerie stesse per
idrogenazioni (produzione di idrocarburi saturi da olefine, produzione di
cicloesano, idrodesulfurazione per eliminare lo zolfo contenuto nel grezzo,
ecc.) ma sovente ne rimane un quantitativo che può essere utilizzato per
altre sintesi chimiche. Spesso per evitare le spese di depurazione e
compressione dell'
i. così prodotto, che ne renderebbero
antieconomica la vendita, lo si utilizza come combustibile. Nel processo di
conversione del metano, il gas prodotto è sempre inquinato da CO e
CO
2; il recupero dell'
i. si raggiunge attraverso la
conversione del CO a CO
2 e la successiva separazione degli elementi
della nuova miscela: si ottengono
i. e azoto in rapporto volumetrico 3:1,
che possono essere utilizzati direttamente per la sintesi di ammoniaca. ║
Usi: la maggior parte dell'
i. prodotto viene consumato
dall'industria chimica per operare reazioni di sintesi di prodotti organici o
inorganici (ammoniaca, metanolo, acido cloridrico, ecc.). Sovente pertanto gli
impianti di produzione di
i. sono collocati nelle immediate vicinanze
degli impianti di sintesi, in modo da evitare gravose spese di trasporto. In
certi casi la produzione di
i. è addirittura integrata
nell'impianto di sintesi. L'
i. è utilizzato largamente in reazioni
di
idrogenazione (V.) soprattutto di
composti organici; anche in questo caso si tende ad impianti integrati o almeno
contigui per evitare il trasporto. La metallurgia utilizza
i. per
ottenere metalli molto puri attraverso reazioni di riduzione dei rispettivi
ossidi in presenza di
i. Tutti questi processi sono però alquanto
costosi e quindi vengono applicati solo alla produzioni di metalli non comuni
(tungsteno, molibdeno, terre rare) oppure a quella di metalli comuni ma di
particolare purezza. Un'altra applicazione è quella riguardante la
sintesi di idruri metallici. Per il trasporto l'
i. viene compresso in
grandi cisterne, ma comunemente lo si impiega in bombole di acciaio delle
dimensioni standard, compresso a 150 atmosfere circa: il colore distintivo di
tali bombole nel codice colori internazionale è il rosso. Nella fiamma
ossidrica l'
i. permette il taglio e la saldatura dei metalli. Allo stato
liquido è utilizzato essenzialmente per la propulsione di razzi,
costituendo il combustibile bruciato insieme con ossigeno (caricato anch'esso
allo stato liquido): la miscela
i.-ossigeno è la più
diffusa nei razzi polistadi a grande potenza in quanto libera un calore molto
più elevato di altri combustibili a parità di peso ed inoltre
dà come prodotto di combustione acqua che è inerte e a basso peso
molecolare. Notevoli quantità di
i. impuro vengono utilizzate
anch'esse come combustibile, sia perché molte volte il frazionamento di
i. miscelato con altri prodotti sarebbe antieconomico, sia perché
esso è già presente in forti percentuali nei combustibili gassosi
artificiali. Ad esempio il gas illuminante ne contiene oltre il 50% (in volume),
il gas d'acqua il 50% circa, il gas misto dal 5 al 20%, il gas povero dal 2 al
6%. Il potere calorifico superiore dell'
i. è 3.052
kcal/Nm
3, cioè alquanto basso (ad esempio il metano ha un
potere calorifico superiore di 8.600 kcal/Nm
3) ma l'assenza completa
di residui può in certi casi essere un vantaggio. ║
I.
solfonato: gas incolore, la cui composizione fu studiata da Scheele nel
1777. Ha una densità di 1,2 e liquefa a -62°C. Tossico, dal
caratteristico odore di uova marce, è una delle maggiori cause
dell'inquinamento dei pozzi neri. Si decompone facilmente. Brucia all'aria
producendo vapor acqueo e biossido di zolfo; se l'ossigeno ambientale,
però, è scarso si ottiene zolfo elementare. In presenza di alcune
sostanze porose, che agiscono come catalizzatori, le soluzioni contenenti
i.solfonato subiscono una trasformazione in acido solforico, mentre le
sue reazioni a caldo con metalli danno origine a solfuri. Inoltre, essendo un
acido debole bibasico, combinandosi con gli alcali produce due tipi di sali: gli
idrogenosolfuri e i solfuri. In natura è reperibile nel materiale
vulcanico e in alcune sorgenti minerali. In laboratorio si può ottenerlo
mediante reazione di acido cloridrico diluito con solfuro di ferro sintetico
FeS.