Scienza applicata che si occupa dello studio dei liquidi, sia per la ricerca
delle condizioni di equilibrio statico degli stessi sia per la determinazione
delle loro condizioni di moto. Questa scienza spazia dunque su un campo assai
vasto, che va dal calcolo dei recipienti di qualsiasi genere, compresi gli
invasi di grandi dimensioni (per i quali definisce le sollecitazioni esercitate
dal liquido), allo studio dei problemi di trasporto dei liquidi, sia a corso
libero (canali, fognature, fiumi) sia in condotte forzate (raccolta e
distribuzione di acqua). Dal punto di vista teorico essa è supportata
dagli studi e dalle formule della statica e dinamica dei continui deformabili,
in particolare da quella branca della meccanica che viene detta meccanica dei
fluidi. Mentre questa si occupa di tutti i fluidi per giungere alla formulazione
di equazioni del tutto generali, valide per tutti i fluidi (liquidi, gas),
l'
i. s'interessa solo dei liquidi, cioè di quei fluidi in cui la
comprimibilità è minima, poiché hanno una densità
poco dipendente dalla pressione cui vengono sottoposti. • St. - La
necessità di trasportare l'acqua, sia quella potabile sia quella
utilizzata per l'irrigazione, risale all'antichità; i Cinesi e gli
Assiro-Babilonesi prima, i Greci e i Romani poi, costruirono delle grandi opere
d'
i. Fra i più antichi residui di opere idrauliche si trovano i
cosiddetti
qanat, costruiti dagli antichi Persiani (1.000 a.C. circa) ed
ancora oggi in gran parte utilizzati. Si tratta di canali sotterranei nei quali
scorre a pelo libero l'acqua: essi entrano con lieve pendenza fino a raggiungere
la falda acquifera che viene da essi drenata e condotta a valle, dove viene
utilizzata per irrigazione o anche come acqua potabile. A questo sistema di
canali che in 30 secoli è stato continuamente ampliato, fino a
raggiungere più di 300.000 km di canali sotterranei, si deve la
fertilità dell'altopiano iraniano, una zona che altrimenti sarebbe
desertica. Anche gli Egiziani si applicarono allo studio dell'
i., se non
altro per il fatto che la fertilità della loro terra dipendeva
essenzialmente dal regime idrico del Nilo. I Romani applicarono all'
i. il
loro genio di costruttori. Ben noti sono i numerosi acquedotti che essi
costruirono sia per l'Urbe sia per altre città, come pure le loro famose
terme. A uno scrittore latino del I sec. d.C., Frontino,
curator aquarum
di Nerone, si deve il primo trattato d'
i. Dell'idrostatica, cioè
dello studio dei liquidi in quiete, si era però diffusamente occupato
Archimede con i suoi studi sul galleggiamento; la sua legge è
perfettamente valida e applicata ancor oggi. Dopo il Medioevo, insieme con le
altre scienze rifiorì anche l'
i. Da Leonardo da Vinci a G.
Galilei, da E. Torricelli ad Eulero, D. Bernoulli, J. d'Alembert, fino a H.
Navier, G. Stokes, J. Reynolds, G.B. Venturi e ai loro successori, l'
i.
si è via via andata arricchendo di scoperte e di formulazioni sempre
più precise. Ciò non toglie, però, che in molti casi essa
sia ancora una scienza sperimentale, che trae le sue conclusioni da formule
approssimate, verificate poi in pratica su modelli reali o su modelli matematici
al calcolatore. • Encicl. -
Caratteristiche dei liquidi: si
intendono per liquidi quelle sostanze che si trovano in un particolare stato di
aggregazione per cui, quando sono in quiete, non offrono alcuna resistenza alle
forze tendenti a modificarne la forma. Più semplicemente si può
dire che assumono la forma (ma non il volume) del recipiente che li contiene.
Utilizzando il sistema pratico (chilogrammo-metro-secondo) di unità di
misura, definiamo le principali grandezze che intervengono nello studio
dell'
i.: 1)
peso specifico γ:, espresso in kg/m
3;
per l'acqua dolce vale 1.000 circa, mentre per l'acqua del Mare Mediterraneo
vale 1.035 circa; 2)
densità δ: essa è legata al peso
specifico, in quanto δ = γ/
g, essendo
g l'accelerazione
di gravità (pari a 9,8 m/sec² circa); per l'acqua dolce vale quindi
102 kg sec²/m
4 circa; 3)
comprimibilità α:
è la diminuzione di volume quando la pressione aumenta di
un'unità, per cui si misura in m
2/kg; per l'acqua vale 46,5
· 10
10 a 20°C. Aumenta con il diminuire della temperatura.
La densità varia in funzione della pressione alla quale il liquido
è sottoposto: se si passa da una pressione p
0 (con la quale si
ha densità δ
0) a una pressione
p, la nuova
densità è data da

Dato il
piccolissimo valore di α, nella maggior parte dei casi si può
assumere δ = costante senza gravi errori. ║
Idrostatica: parte
dell'
i. che si occupa dei liquidi in quiete, in particolare delle loro
condizioni di equilibrio. È facile dimostrare che un liquido in quiete si
dispone in un recipiente in modo tale che il suo pelo libero formi un piano
perfettamente orizzontale (ad eccezione di una ristretta zona in
prossimità delle pareti solide). Nello stesso modo, se il liquido occupa
diversi recipienti comunicanti sotto il piano sopraddetto (che rappresenta un
confine fra liquido e aria, o altro già sovrastante), raggiunge lo stesso
livello in tutti i recipienti (legge di Stevino). Questa legge meglio si
esprime, affermando che per ogni punto del liquido deve essere costante la somma
della
quota geometrica Z (distanza del punto da un piano orizzontale
qualsiasi, assunto come riferimento) e della
quota piezometrica, definita
come il rapporto
p/γ, essendo
p la pressione relativa nel
punto (data dalla differenza fra la pressione assoluta e quella atmosferica che
si esercita sul pelo libero o, comunque, sulla superficie superiore del
liquido). Pertanto si può dire che:

è la formula che regola l'equilibrio di un liquido
immobile. Osserviamo che il termine
p/γ ha le dimensioni di una
lunghezza; il suo nome deriva dal fatto che esso ha il significato di distanza
del punto dal pelo libero del liquido, quando questo esiste, oppure dalla quota
alla quale esso si troverebbe se esistesse. Per mezzo di questa legge si
può ricavare il regime di pressioni che esiste in seno al liquido, nota
la
p di un certo punto. Nella maggior parte dei casi si ha che il pelo
libero è a pressione atmosferica per cui
p = 0 in quel punto.
║
Idrodinamica: parte dell'
i. che si occupa del moto dei
liquidi, in particolare del moto nelle condotte in pressione (tubi) o nei canali
(correnti a pelo libero). Nella derivazione delle formule viene sovente
ipotizzata l'esistenza di un fluido perfetto, assolutamente incomprimibile e
privo di viscosità. Esso, pertanto, oppone una resistenza infinita alle
forze che tendono a modificarne il volume (diminuendolo) e una resistenza nulla
a quelle che tendono a modificarne la forma, indipendentemente dalla
velocità di modificazione. In realtà, un siffatto fluido non
esiste perché l'esperienza dimostra che qualsiasi liquido oppone una
certa resistenza alle deformazioni di scorrimento che tendono a modificarne la
forma. Responsabile di ciò è la
viscosità o
attrito interno del liquido, secondo la definizione che risale a I.
Newton. Essa è detta anche
viscosità dinamica, per
distinguerla da un'altra grandezza talvolta impiegata, la
viscosità
cinematica V (ossia il rapporto fra la precedente e la densità),
cioè:
v = μ/δ
La viscosità
dinamica si misura in kg · sec/m
2; per comodità si
utilizza spesso un'altra unità di misura, il
centipoise
(abbreviato
cp):
1 cp = 1,019 · 10-4kg ·
sec/m2
La comodità di uso di questa unità
deriva dal fatto che l'acqua ha viscosità 1 cp circa (più
esattamente, varia con la temperatura da 1,827 cp a 0°C a 0,816 a 30°C
e ancor meno a temperature superiori). ║
Foronomia: parte
dell'
i. che studia l'efflusso di liquidi attraverso fori aperti nei
recipienti che li contengono. I casi tipici sono due: 1) l'orifizio aperto nella
parete (o fondo) del recipiente è completamente sommerso dal liquido per
cui si parla di
luce a battente o semplicemente
luce
(
battente o
carico h è la distanza del centro della luce
dal pelo libero del liquido); 2) l'orifizio aperto nella parete del recipiente
non è completamente sommerso dal liquido per cui si parla di
luce a
stramazzo o semplicemente
stramazzo. Nel caso delle luci a battente a
spigoli vivi si osserva che il getto di fluido che esce subisce una contrazione
per cui la sua sezione diventa sensibilmente inferiore a quella del foro: questa
sezione viene detta vena (o sezione) contratta. Gli stramazzi sono costituiti da
pareti verticali inserite su un canale (condotta di liquido non in pressione in
quanto a pelo libero, cioè aperta nella parte superiore) che troncano una
parte del corso di liquido, che le deve scavalcare; a valle di esse vi è
una caduta libera. In generale, essi sono inseriti nei canali allo scopo di
misurare la portata di liquido attraverso una misura della quota del pelo libero
rispetto al punto più basso aperto nella paratia, che costituisce lo
stramazzo stesso. I tipi più usati sono lo stramazzo rettangolare e lo
stramazzo Bazin: entrambi sono costituiti da una parete verticale che blocca la
corrente fluida e la lascia passare solo attraverso un intaglio superiore,
ricavato nella parete stessa. Nel primo caso questo ha una forma rettangolare,
nel secondo ha una forma tale da impedire la contrazione laterale della vena
fluida, che avviene anche per gli stramazzi come per l'efflusso da fori. Altri
tipi di stramazzo hanno un intaglio a forma di triangolo isoscele (con angolo al
vertice di 90°, rivolto verso il basso) o a trapezio isoscele, avente la
base minore rivolta in basso. ║
Teorema della quantità di
moto: l'applicazione del teorema della conservazione della quantità
di moto al moto dei liquidi permette di affermare che, considerato un certo
volume τ di liquido, è nulla la somma vettoriale delle seguenti
grandezze agenti in τ: 1) quantità di moto dovuta alla forza di
massa, cioè peso del liquido in τ; 2) quantità di moto per le
forze d'inerzia relative al volume τ; 3) quantità di moto dovuta al
fluido che entra nel volume considerato nell'unità di tempo; 4) lo stesso
vale per quello che ne esce, con il segno opposto; 5) quantità di moto
dovuta alle spinte che le pareti esterne esercitano sul fluido o viceversa.
Questo teorema permette di fare delle facili deduzioni sulle spinte che i
liquidi esercitano su pareti od oggetti solidi per effetto del loro moto; queste
azioni e le conseguenti reazioni sono ben diverse da quelle che si avrebbero in
condizioni di liquido fermo. In particolare, si può calcolare in questo
modo l'azione di trascinamento che il fluido esercita sulla condotta che lo
contiene, incluse le azioni su gomiti, curve, cambiamenti di sezione e
così via. ║
Misuratori di portata: il problema di conoscere
attraverso una misura la portata di una condotta forzata è quanto mai
comune; i principali sistemi sono due: 1)
tubo di Pitot; 2)
misuratori
di Venturi, oltre ai derivati e ai contatori volumetrici. In entrambi i casi
più che una misura di portata si esprime la misura della velocità
della corrente, dalla quale, nota la sezione, si risale alla portata. Il tubo di
Pitot consiste in un tubo trasparente che è ripiegato a 90° per un
tratto iniziale; questo viene immerso nel liquido in modo che il tratto piegato
sia parallelo ai filetti fluidi e questi siano diretti verso il suo ingresso.
Accanto a questo, ne viene immerso un altro che arriva alla stessa quota ma non
ha tratto ripiegato. Nel tubo ripiegato il liquido sale ad una quota superiore,
dovuta al fatto che i filetti si scontrano con la bocca del tratto di tubo
ripiegato e ristagnano qui, creando una pressione
p* maggiore di
p
di una quantità Δ
p =
p* -
p. In questo tubo il
liquido salirà quindi ad una quota data da
p*/ +
Z. Si
può dimostrare che questo incremento di quota piezometrica, pari a
Δ
p/γ, è uguale al termine
V2/2g per
cui da una misura della differenza di quota raggiunta dal liquido nei due tubi
si ricava la velocità
V del liquido. Questa velocità
è puntuale, nel punto in cui arrivano i due tubi immersi, per cui
è diversa dalla velocità media della corrente che va ricavata con
un fattore di correzione. Generalmente i tubi di Pitot sono costruiti con due
tubi concentrici o affiancati, trasparenti e sagomati in modo da non disturbare
la corrente; essi sono immersi nel centro della condotta. Nel caso di correnti a
pressione atmosferica si può usare un solo tubo, quello piegato,
perché l'altro avrebbe il liquido a un livello pari al pelo libero della
corrente. Il misuratore di Venturi consiste, invece, in un tratto di condotta
convergente-divergente, costituito da due bracci tronco-conici eventualmente
separati da un breve tratto rettilineo.
IDRAULICA
|
Sostanza
|
Viscosità dinamica (cp)
|
Temperatura (°C)
|
Acetaldeide Acetone Acido acetico Acido
solforico Acqua Ammoniaca Benzene Carbonio
tetra-cloruro Colofonia Eptano Glicol
etilenico Mercurio Olio di
oliva Ottano Stagno Zolfo
|
0,231 0,331 1,222 26,94 1,019 0,266 0,647 0,958 6
·
1018 0,416 17,33 1,684 100,8 0,542 1,678 10,94
|
20 20 20 15 20 33,5 20 21 20 20 25 0 15,6 20 280 123
|