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Ideologìa.

(dal francese idéologie). Complesso sistematico di concetti, principi, idee che costituiscono la base teorica di una classe, un movimento politico, ecc. Il termine viene spesso usato in senso negativo; per evitare confusioni ed equivoci è invalso l'uso, soprattutto da parte degli studiosi marxisti, di sostituire il termine i. con ideologismo, quando si vuole mettere in rilievo l'astrattezza dei principi di un sistema ideologico. L'ideologismo viene, infatti, considerato una degenerazione o involuzione dell'i., tale da compromettere la libertà di ricerca, irrigidendo il pensiero in forme chiuse. • Filos. pol. - Il termine venne introdotto nel 1796 da A.L. Destutt de Tracy, il rappresentante di maggior rilievo della corrente filosofica sviluppatasi in Francia alla fine del XVIII sec. e all'inizio del secolo successivo, che si chiamò appunto i. Essa si richiamava all'Illuminismo, soprattutto attraverso Condillac, e si proponeva di analizzare empiricamente il processo conoscitivo. Nel significato datole da Destutt de Tracy nella sua più importante opera, Eléments d'idéologie (1801-17), i. significava analisi delle sensazioni e delle idee. Ciò in quanto si intendeva ridurre l'attività del pensiero umano alla pura sensibilità (volere, giudicare, sentire, ricordare sono le facoltà umane di base e si originano soltanto dalla sensazione), escludendo quindi volutamente l'indagine psicologica e quella metafisica. Coerentemente con il suo programma filosofico, Destutt De Tracy si fece assertore di un'educazione fondata soprattutto sulle scienze fisiche. Nell'ambito di questa corrente filosofica operò anche il medico e filosofo P. Cabais, che studiò le facoltà dell'uomo nella loro intima connessione con il corpo; il fisico e il morale vennero, pertanto, considerati come omogenei e strettamente connessi: il morale dipendente dal fisico. Il contributo speculativo dell'i., come corrente di pensiero, non fu di grande importanza; essa rappresentò un anello di congiunzione tra l'Illuminismo e il Positivismo, come pure tra l'Illuminismo e lo Spiritualismo. L'i. non mancò tuttavia di riflettersi sulla letteratura del tempo (in particolare nell'opera di Stendhal) e sulla vita politica, dapprima in appoggio alla politica napoleonica, poi in opposizione dopo la caduta di tutte le aspirazioni democratiche. ║ I. e Marxismo: assai poco è rimasto dell'esperienza della corrente filosofica denominata come i.; attualmente, quando si parla di i., più che a Destutt de Tracy e ai suoi seguaci si fa riferimento a Marx e al Marxismo. Secondo la concezione marxista, tutte le idee, siano esse religiose, filosofiche, giuridiche o politiche, altro non sono che i., ossia sovrastrutture, costruzioni mentali che non hanno una propria autonomia, ma sono espressioni trasfigurate di una sottostante realtà economica (struttura) rappresentante l'elemento-base. Questa concezione marxista deriva da quella hegeliana che, in opposizione all'Individualismo, affida un ruolo preminente alle condizioni storiche, sociali, economiche; tali condizioni determinano la coscienza individuale, la cui natura religiosa, morale, razionale non potrebbe sostenersi senza di esse. Criticando l'Individualismo e lo Spiritualismo, Hegel metteva in evidenza il fatto che la struttura psicologica della personalità singola è intimamente legata alla struttura della società in cui una persona vive e alla sua posizione in questa società: le leggi, le consuetudini, le istituzioni, i giudizi morali di un popolo riflettono la sua mentalità, ma forgiano anche questa mentalità e continuamente la rimodellano nel loro sviluppo. Pertanto, la morale dell'individuo e il suo aspetto intellettuale sono inseparabili dalla morale e dall'aspetto della società, come anche dai rapporti all'interno della società cui l'individuo partecipa attraverso la cittadinanza, la classe sociale, l'affiliazione religiosa. Marx si preoccupò non tanto di perfezionare il materialismo dialettico come filosofia della storia, quanto di applicarlo a situazioni concrete nell'elaborazione di un programma d'azione per il proletariato. Secondo Marx, l'individuo è importante soprattutto per la sua appartenenza alla classe, in quanto le sue idee (convinzioni morali, preferenze estetiche, forme di ragionamento) sono in gran parte un riflesso delle idee generate dalla classe. Pertanto, le idee riflettono una profonda realtà economica, sono sue mistificazioni, almeno finché la loro vera origine non è stata smascherata. La novità del pensiero marxista consiste nell'importanza preminente attribuita ai fattori economici (struttura) e nella posizione subordinata assegnata alle idee (sovrastruttura), pur non misconoscendo il ruolo che esse esercitano nei processi storico-sociali. Le idee, dunque, riflettono una profonda realtà economica e, come movimenti ideali o ragioni di condotta, sono soltanto apparenze o manifestazioni di qualche cosa che, nella sua vera natura, è del tutto diverso. Per quanto sembrino valide e costruttive a chi le possiede, la loro forza propulsiva è in realtà qualcosa che si trova al di fuori della consapevolezza di chi le considera proprie; essa va ricercata nella posizione sociale della classe di appartenenza e nei suoi rapporti con la produzione economica. L'intero processo storico è dialettico e la sua forza interna proviene dalle tensioni create dalla disparità tra il nuovo sistema produttivo in evoluzione e l'i. del precedente sistema che ancora persiste. Così, un nuovo metodo produttivo si trova a operare in un ambiente ideologico ostile che, perciò, deve dissolversi prima che possa svilupparsi pienamente il nuovo sistema. Si determina così una situazione transitoria, finché la frizione tra l'i. del vecchio sistema e le nuove esigenze economico-sociali raggiunge il punto di rottura: una nuova classe sociale, con un bagaglio ideologico adeguato a quella che è la sua posizione nel nuovo sistema produttivo, giunge a un aspro conflitto con le classi dominanti e con le loro i. Engels ampliò ulteriormente questi concetti di Marx sull'i. e sui suoi rapporti con il sistema economico. La validità che gli uomini esigono per la legge, la morale, la politica, l'arte, la religione e la filosofia sarebbe una falsa consapevolezza o un riflesso ingannevole degli interessi che il sistema di produzione assegna alle varie classi in esso impegnate. Il pensatore non è chiaramente consapevole dei moventi che lo fanno agire, ma crede che le sue idee siano vere in sé e per sé. Secondo Engels, però, non tutte le i. sono ugualmente false e non vi è dubbio che l'i. del proletariato è superiore a quella della borghesia: ciò sia per la consapevolezza che le idee che si vogliono affermare sono idee di classe, ossia idee della classe proletaria e della posizione assunta da questa nella lotta di classe; sia perché il proletariato è la classe in ascesa nell'epoca storica a cui Engels si riferisce, e la sua i. è quella destinata a prevalere nell'immediato futuro. ║ I. e Leninismo: Marx aveva affermato che l'emancipazione dei lavoratori sarebbe stata operata dai lavoratori stessi, secondo il principio che i rapporti produttivi creano l'i. rivoluzionaria caratteristica del proletariato e che tale i. è la sorgente di una vera rivoluzione sociale. Poiché la concezione dell'organizzazione leninista non poteva accordarsi con questa impostazione marxista, Lenin operò un ardito cambiamento nella teoria stessa. Secondo Lenin un movimento operaio non può sviluppare da sé un'i. rivoluzionaria e, del resto, la filosofia socialista di Marx e di Engels sarebbe una conferma di ciò, in quanto creata dai rappresentanti della intellighenzia borghese e introdotta in Russia da un gruppo analogo. Il giudizio di Lenin sui sindacati operai russi era analogo a quello di Marx sulla piccola borghesia e sui contadini, classi politicamente impotenti, a meno che non seguano la borghesia o il proletariato. Egli però applicava tale giudizio al proletariato stesso: il popolo, eccetto che sotto la guida degli intellettuali rivoluzionari, sarebbe sonnolento e inerte. Essendo incapace di produrre una propria i., la classe operaia oscillerebbe tra i partiti che rappresentano l'i. borghese e quelli che rappresentano l'i. rivoluzionaria socialista. Per valutare la particolare posizione leninista rispetto a quella classica marxista, va tenuto presente che Lenin non si preoccupava di creare un sistema filosofico; ciò che lo interessava era l'esigenza di disporre di un forte partito rivoluzionario e di una forma organizzativa efficiente, non dispersiva: la sua teoria dell'i. socialista era strettamente connessa con le esigenze pratiche del Partito e della particolare situazione russa. Questa concezione della funzione educativa del Partito provocò aspre critiche sia da parte di coloro (revisionisti antirivoluzionari) che si richiamavano alla tradizione marxista dell'Occidente, sia da parte di rivoluzionari come Rosa Luxemburg, secondo la quale quella che Lenin chiamava la disciplina proletaria non rappresentava l'autodisciplina volontaria della democrazia socialista, bensì la disciplina del Comitato centrale del Partito. ║ I. e Ideologismo: la critica contro la falsa i., ossia contro il fanatismo ideologico e l'uso indiscriminato delle idee come strumenti di parte, cioè contro l'ideologismo, si basa per gran parte su quanto puntualizzato da K. Mannheim (Ideologie und Utopie, 1929; trad. it. Ideologia e Utopia, 1957). L'ideologismo crea l'illusione di conoscere la realtà ancor prima di averla studiata e indagata; poiché non è possibile ridurre la realtà in formule, l'ideologismo è costretto a smentire continuamente se stesso per la logica stessa delle situazioni o a deformare la realtà. Pertanto, l'ideologismo tende ad assumere sempre un carattere assolutistico, presentandosi come un sistema di idee o come una concezione del mondo vissuti come fede e come religione, in base alle quali si tende a considerare illegittimo e colpevole tutto ciò che non rientra in tale ordine. Anche il Marxismo, nel momento in cui da i. diviene ideologismo, ossia si dogmatizza e si cristallizza, perdendo la sua capacità fondamentale di interpretare scientificamente le situazioni reali, può finire con l'isolarsi dai processi vivi della storia e della cultura. Perciò, quando le nuove situazioni storiche non sono più affrontabili con categorie interpretative logore e mitizzate, anche un'i. che si richiami al Marxismo può diventare uno strumento inservibile per le stesse masse. In ogni caso, però, poiché il Marxismo colloca nel finito, nell'empirico, nell'umano, quei valori assoluti e metafisici che la tradizione filosofica pone al di fuori dell'esperienza vissuta, gli ideologi che si richiamano al Marxismo hanno con la realtà storica e con l'esperienza vissuta un rapporto più diretto e concreto rispetto a quanti collocano i loro sistemi al di fuori della realtà, nelle sfere rarefatte della pura speculazione.