Sigla dell'
Istituto per la Ricostruzione Industriale. Fu costituito nel
1933 (R.D.L. 23 gennaio, n. 5) allo scopo di compiere operazioni di credito
mobiliare e di rilevare le partecipazioni azionarie e i crediti immobilizzati
delle principali banche italiane. Dopo la riforma bancaria del 1936, la sezione
finanziamenti cessò di esistere e i suoi compiti vennero assunti
dall'Istituto Mobiliare Italiano (IMI) mentre le partecipazioni di questo
passarono all'
IRI. Sulla base del nuovo statuto, approvato nel 1948,
l'
IRI è un ente finanziario di diritto pubblico che gestisce le
partecipazioni ed attività patrimoniali da esso possedute, secondo
l'indirizzo generale, stabilito dal Consiglio dei ministri con criteri di
pubblico interesse, e il cui bilancio è comunicato, in allegato al conto
consuntivo dello Stato, al Parlamento. Ad esso è attribuito un
particolare fondo di dotazione (nella misura iniziale di 120 miliardi); inoltre,
per effettuare le operazioni finanziarie che gli sono concesse dallo Stato nei
confronti delle imprese in cui esistono partecipazioni statali, tale istituto
può: 1) contrarre riporti su titoli ed effettuare anticipazioni su titoli
di Stato o garantiti dallo Stato anche presso l'istituto di emissione; 2) fare
anticipazioni su titoli industriali, sconti di effetti cambiari, rilasciare
certificati di credito e compiere altre operazioni passive onde procurarsi i
normali mezzi per i bisogni di cassa; 3) emettere obbligazioni in valuta legale,
rimborsabili in base a piani di ammortamento, anche con clausola di anticipato
riscatto parziale o totale; 4) emettere speciali serie di obbligazioni in
corrispondenza di determinate partecipazioni azionarie possedute, che devono
essere costituite in gestione separata a beneficio dei possessori delle
obbligazioni, con l'eventuale garanzia dello Stato per il capitale e gli
interessi nel caso di esigenze di pubblico interesse. Per meglio raggiungere i
suoi scopi l'
IRI ha costituito alcune società finanziarie: la
Società finanziaria marittima (FINMARE) nel 1936, per il settore dei
trasporti marittimi; la Società finanziaria siderurgica (FINSIDER) nel
1937, per il settore della siderurgia; la Società finanziaria meccanica
(FINMECCANICA) nel 1948, per il settore della meccanica e delle costruzioni
navali; la Società finanziaria elettrica nazionale (FINELETTRICA) nel
1952, per il settore elettrico. Per costituire e integrare i capitali delle
predette società finanziarie l'
IRI ha emesso alcune serie di
obbligazioni miste (
IRI-MARE,
IRI-FERRO, ecc.), convertibili in
azioni e con partecipazione agli utili. Per vincolare maggiormente l'azione
dell'
IRI all'attività amministrativa dello Stato, esso è
stato sottoposto al controllo del ministero delle Partecipazioni Statali. Allo
scopo di sanare il bilancio in passivo, a partire dalla metà degli anni
Novanta si è iniziato il processo di privatizzazione di società di
cui l'
IRI gestisce le partecipazioni. Dal 1993 al 2000 l'
IRI
è uscito completamente da molti settori economici: bancario, siderurgico,
impiantistico e alimentare. Nel settore bancario sono stati privatizzati il
Credito Italiano (1993), la Banca Commerciale Italiana (1994) e la Banca di Roma
(1997). Nel settore alimentare sono state vendute nel 1993 le finanziarie
Italgel e Cirio-Bertolotti-De Rica; nel triennio 1994-96 l'
IRI ha
venduto la SME cui facevano capo Autogrill e GS. Nel settore siderurgico ha
privatizzato la società AST (1994) e successivamente è stata
conclusa la vendita della ILVA laminati piani (1995); con la cessione della
Dalmine (1996) ha completato il processo di privatizzazione dell'intero
settore siderurgico. Nel 2000 il compito dell'Istituto si è
concluso avendo assolto pienamente il suo compito, cioè restituire al
settore privato ruoli imprenditoriali assunti dallo Stato in un periodo di
emergenza economica.