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Hume, Joseph.

Uomo politico inglese. Alto funzionario della Compagnia delle Indie Orientali, dal 1799 al 1807 viaggiò a lungo in Oriente. Ritornato in Inghilterra, si orientò verso l'attività politica e nel 1812 fu eletto deputato. Passato dal gruppo Tory a quello liberale nel 1818, si distinse presto per le sue posizioni radicaleggianti, divenendo il portavoce parlamentare dell'opera riformatrice condotta da F. Place. Insieme con Place elaborò un progetto di legge che concedeva ai sindacati gli stessi diritti che già godevano le associazioni padronali e i suoi sforzi ebbero come risultato l'abrogazione (1824) della legge che vietava la costituzione di sindacati. Nel periodo immediatamente successivo, si ebbe in Gran Bretagna una grande fioritura di sindacati, mentre quelli preesistenti poterono uscire dalla clandestinità. L'ondata di scioperi successiva a tale disposizione fu tale da indurre il Parlamento ad abrogare la legge che portava il suo nome (1825), sostituendola con una nuova legislazione che riduceva di molto la sfera d'azione dei sindacati pur non imponendo un nuovo divieto assoluto. Anche negli anni seguenti H. svolse un'intensa attività in favore delle associazioni operaie e collaborò alla stesura della Carta del popolo, redatta da un gruppo di operai londinesi e pubblicata nel maggio del 1838, divenendo la bandiera del riformismo radicale. Essa fu emanata dalla Working Men's Association di Londra, con i dirigenti della quale H. si tenne in stretto contatto. Dopo il 1848, mentre il Movimento operaio andava acquistando un più spiccato carattere socialista, H. riordinò le file dei radicali borghesi, dando vita, insieme con J. Walmsley, alla Parliamentary and Financial Reform Association con il proposito di presentare una "Piccola Carta", in cui si richiedeva il suffragio per i capi famiglia, anziché il suffragio maschile universale (Montrose, Forfarshire 1777 - Nurnley Hall, Norfolk 1855).