Filosofo, storico ed economista scozzese. Portò ad estreme conseguenze
l'empirismo, per cui tutte le nostre idee non sono che una copia sbiadita delle
impressioni sensibili, risolvendolo in un fenomenismo scettico. Egli negò
la sostanza materiale e la sostanza spirituale; criticò il principio di
causalità, affermando che il rapporto di causa ed effetto tra due
fenomeni non è una connessione fondata su una necessità oggettiva,
ma nasce da una nostra abitudine di considerare costanti i rapporti tra certi
fenomeni osservati. Anche nei problemi etico-religiosi egli applicò un
rigoroso metodo empiristico. Egli fu considerato, a ragione, il teorico del
deismo e uno degli ispiratori dell'Illuminismo. Tra i 23 e i 26 anni di
età scrisse la sua opera più importante: il
Trattato della
natura umana (1738), che però incontrò la totale indifferenza
dei suoi contemporanei. Dedicatosi a studi di politica e di economia politica,
riscosse in seguito maggior successo; il primo volume dei
Saggi morali e
politici, che egli pubblicò nel 1742, si esaurì in pochi mesi.
I successivi
Discorsi politici, pubblicati nel 1751, includono i
più significativi saggi dedicati da
H. ai problemi economici, dei
quali considerò soprattutto quelli concernenti la moneta, il tasso
d'interesse e il commercio con l'Estero, sempre distinguendosi per la grande
lucidità e l'acume intellettuale. Tra le opere filosofiche ed estetiche
citiamo:
La storia naturale della religione, Le passioni, La tragedia, Il
criterio del gusto. Durante un viaggio a Parigi (1763), strinse amicizia con
d'Alembert, con Turgot e anche con Rousseau. Il suo pensiero esercitò una
profonda influenza su tutto il pensiero inglese e su quello kantiano, ma se ne
ritrovano tracce anche nel neoempirismo contemporaneo (Edimburgo
1711-1776).