Stato (112.088 kmq; 4.708.000 ab.) dell'America centrale. Confina ad Ovest con
il Guatemala ed El Salvador, a Sud con il Nicaragua, a Nord e ad Est si affaccia
sul Mar dei Caraibi. Capitale: Tegucigalpa. Città principali: Puerto
Cortés, El Progreso, Tela, Ampala. Ordinamento: Repubblica. Il presidente
della Repubblica, eletto a suffragio universale ogni quattro anni, è
titolare del potere esecutivo; il Parlamento (
Congreso Nacional) è
titolare del potere legislativo. Moneta:
lempira. Lingua ufficiale:
spagnolo; sono diffusi dialetti indii. Religione: cattolica. La popolazione
è formata da meticci (90%) e da esigue minoranze di indios, neri e
bianchi.
GEOGRAFIAIl Paese,
prevalentemente montuoso, è percorso da Nord a Sud da una depressione,
pianura fertile e coltivata. Nelle vallate, orientate in direzione Est-Ovest,
scorrono fiumi per gran parte navigabili, i principali dei quali sono: Patuca,
Ulua, Aguán, Segovia. Il clima, più temperato sui monti, è
caldo umido sulle coste.
Cartina dell'HondurasECONOMIAL'economia
si basa principalmente sull'agricoltura; banane e caffè sono i principali
prodotti d'esportazione del Paese. Le altre coltivazioni sono rappresentate da
canna da zucchero, tabacco, olivo, noce di cocco, mais, riso, fagioli.
Sviluppati sono anche l'allevamento bovino e la pesca. Lo sfruttamento del
patrimonio forestale alimenta la locale industria del legno. Il sottosuolo
è ricco di rame, ferro, piombo, zinco e, in misura minore, di oro e di
argento. L'industria manifatturiera è limitata alla lavorazione dei
prodotti agricoli: zucchero, birra, cotone, sigarette.
STORIAPrima della
conquista europea l'
H. era sede di un fiorente Stato Maya; in seguito fu
abitato dagli Aztechi. Assoggettato alla Spagna all'inizio del XVI sec., il
territorio dell'
H. entrò a far parte del Capitanato generale del
Guatemala e ne seguì le sorti sino all'indipendenza (1821) e allo
scioglimento della Federazione dell'America Centrale nel 1838. Costituitosi in
Repubblica autonoma, per vari anni dovette difendere la propria indipendenza
contro le rivendicazioni territoriali degli Stati confinanti. Riuscito a
sottrarsi alle mire espansionistiche delle Nazioni vicine e alla loro tutela,
l'
H. cadde sotto quella degli Stati Uniti, che riuscirono ad imporre il
loro dominio attraverso una massiccia penetrazione economica e frequenti
interventi militari. Forte dell'appoggio delle grandi compagnie statunitensi
operanti nel Paese, l'oligarchia locale, pur di conservare i propri privilegi
feudali, si oppose a ogni esperimento di governo moderatamente liberale e
progressista. Nel 1963 venne decretata la caduta del presidente liberale R.
Villeda Morales, eletto nel 1957, e i pieni poteri furono assunti dal colonnello
Osvaldo López Arellano. Eletto alla presidenza nel giugno 1965, per un
periodo di sei anni, Arellano non impostò alcun serio programma di
sviluppo e, successivamente, l'
H. non fu più teatro di avvenimenti
di grande rilevanza internazionale, tranne il conflitto di frontiera con El
Salvador (luglio 1969). La sua realtà continuò tuttavia a essere
quella di un Paese privo dei beni atti a soddisfare le più elementari
esigenze di vita, mentre il regime militare soffocava ogni voce di protesta. Nel
1971 Arellano indisse nuove elezioni presidenziali che portarono all'elezione
del candidato nazionalista Ramón E. Cruz, che subentrò ad Arellano
nel 1972. Nonostante si trattasse di un rappresentante dell'oligarchia
tradizionale e non avesse intrapreso alcun serio programma per la trasformazione
del Paese, nel dicembre 1972 venne rovesciato da un golpe militare capeggiato,
ancora una volta, da Arellano. Nel 1975 fu attuato un nuovo colpo di Stato
militare che portò all'insediamento del generale Juan Alberto Melgar
Castro, esponente delle forze conservatrici. Nel 1976 scoppiò una rivolta
contadina che indusse il Governo a intervenire militarmente. Il regime di Melgar
Castro durò fino al 1978, quando il generale Policarpo Paz García
attuò un nuovo golpe e formò un Governo composto da quattordici
ministri, dodici dei quali civili, con lo scopo di preparare il passaggio del
potere a una giunta civile. Le nuove elezioni (novembre 1981), tenutesi un anno
dopo la firma del trattato di pace con El Salvador, decretarono la maggioranza
dei voti al Partito Liberale, il cui leader, Roberto Suazo Córdova, venne
eletto presidente della Repubblica. Il potere era di fatto detenuto da Gustavo
Alvárez Martínez, capo di Stato maggiore delle forze armate. La
vittoria dei Sandinisti nel 1979 nel vicino Nicaragua portò gli Stati
Uniti a svolgere in
H. una politica di contenimento del Comunismo e di
isolamento nei confronti del Nicaragua; il debole Governo di Tegucigalpa
accettò tacitamente la presenza delle basi "contras" sul proprio
territorio in cambio di ingenti aiuti statunitensi da investire
nell'ammodernamento del Paese. Nel 1983, sotto l'amministrazione Reagan, venne
resa ufficiale in
H. la presenza dei "Berretti verdi", le forze speciali
americane, come istruttori dei partigiani anticomunisti nicaraguegni, in
collegamento diretto con il Governo honduregno. Un gruppo di militari dell'ala
moralizzatrice attuò nello stesso anno un golpe interno che
determinò le dimissioni di Martínez. Nel 1986 José Azcona
Hoyo assunse la carica di presidente. Come previsto dalle risoluzioni dei
vertici centro-americani anche i sandinisti, nel 1989, lasciarono le loro basi.
Nello stesso anno fu eletto presidente della Repubblica Rafael Leonardo
Callejas, che avviò un piano di severa ristrutturazione economica -
basato su svalutazione, licenziamenti, aumento di prezzi e imposte - suscitando
manifestazioni di protesta popolare. Verso la fine degli anni Ottanta,
l'
H. si trovò coinvolto nelle polemiche internazionali sul
narcotraffico. I primi anni Novanta furono caratterizzati da un notevole
peggioramento della situazione economica. Come conseguenza di questo fatto, le
corrotte forze armate honduregne cercarono di sopravvivere arricchendosi con
ogni sistema. I
bandoleros, ex guerriglieri antigovernativi, invece di
combattere le forze armate, le appoggiarono. Soltanto gli appartenenti al
rivoluzionario Movimento Chiconero continuarono la guerriglia contro i militari,
al fine di limitarne gli abusi di potere. Si dovette attendere il 1994
perché il Governo, con il nuovo presidente Carlos Roberto Reina,
prendesse seri provvedimenti contro la corruzione delle forze armate. Dal 1997
il Paese, guidato da Carlos Flores Facussé, rafforzò ulteriormente
i legami economico-politici con gli USA. Il passaggio dell'uragano "Mitch" nel settembre 1998 causò danni ingentissimi, provocando la morte di circa 6.000 persone e lasciando 1.300.000 senzatetto. Nello stesso anno venne raggiunto un accordo con El Salvador che risolse le controversie di frontiera: venne garantito all'
H. lo sbocco sull'Oceano Pacifico. Nel 1999 si riaprì la crisi diplomatica con il Nicaragua per la ratifica del trattato Ramirez-Lòpez da parte del Governo honduregno. Il trattato riconosceva alla Colombia la sovranità sulle isole San Andrés e Providencia e sulle acque circostanti, rivendicate anche dal Nicaragua. All'inizio del 2000 al confine tra i due Paesi le truppe vennero poste in stato di allerta e scambi di artiglieria si verificarono al largo tra le due flotte. Nel 2000 il Governo dovette fronteggiare uno sciopero generale che bloccò il Paese (nel mese di giugno), organizzato per protestare contro i mancati aumenti salariali (il blocco delle attività mise ulteriormente in difficoltà la Nazione, ancora provata dalle devastazioni provocate degli uragani), e uno stato di allerta nazionale per la forte impennata dei casi di meningite, soprattutto tra i neonati. Nel gennaio 2001 la Commissione per la difesa dei diritti umani dell'
H. rese noto che più di 1.000 bambini e ragazzi di strada furono assassinati nel corso del 2000 dalle squadre della morte, spalleggiate dalla polizia. Le elezioni presidenziali tenutesi nel novembre 2001 decretarono la nomina di Ricardo Maduro, del Partito nazionale.