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Hitler, Adolf.

Uomo politico tedesco. Figlio di un piccolo funzionario asburgico, trascorse l'infanzia nel villaggio austriaco in cui era nato, Braunau, sulle rive dell'Inn, al confine tra l'Austria e la Baviera. Soggiogato dal padre, duro e autoritario, e da lui contrastato nelle sue aspirazioni artistiche, si orientò, suo malgrado, verso gli studi tecnici, abbandonandoli nel 1905, due anni dopo la morte del padre. Nel 1907 moriva anche sua madre ed egli, che già s'era trasferito a Spittel, immergendosi nella lettura delle opere di Nietzsche e nell'ascolto della musica di Wagner, si stabilì a Vienna. Non essendo riuscito a ottenere l'ammissione all'Accademia di Belle arti, condusse per alcuni anni una vita di stenti. Deluso nelle sue aspirazioni artistiche, privo di mezzi di sussistenza, dominato dai propri sogni di grandezza e sprezzante di ogni forma di lavoro e di ogni manifestazione di mediocrità, ombroso e soggetto a rapidi cambiamenti di umore, passando da stati di depressione a stati di esaltazione, caratterizzati da accesa eloquenza, cominciò ad appassionarsi di politica, orientandosi verso concezioni pangermaniste, antiegualitariste e antisemitiche. Trasferitosi a Monaco nel 1913 per sottrarsi all'obbligo di leva, allo scoppio della guerra, nel 1914, si arruolò come volontario, ottenne il grado di caporale e la croce di ferro. Al termine del conflitto ritornò a Monaco dove, nel gennaio del 1919, era stato fondato il Partito degli operai tedeschi (Deutsche Arbeiter Partei), uno dei tanti piccoli movimenti di malcontento di quel periodo, basati sull'ideologia diffusa dal pangermanismo e su idee nazionalistiche. H. entrò a farvi parte in settembre e benché non vi assumesse alcuna carica ufficiale, ne divenne presto uno degli uomini di punta, grazie alle sue capacità oratorie e ai suoi legami con gli ambienti militari bavaresi, che consentirono al partito di ottenere anche aiuti finanziari. La sua tecnica oratoria consisteva nello sfruttare ed esasperare le contraddizioni e le paure del tedesco medio, soprattutto nei confronti dell'ebraismo, rifiutandosi di accettare la discussione e il dibattito. Nel marzo 1920, il partito, che allora contava cinquemila iscritti, assunse il nome di Partito nazionalista degli operai (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiter Partei-SND). Accentuò il proprio carattere antisemita, anticomunista e antiparlamentare, sostenuto dai resti del vecchio Alldeutsche Verband e da altre società patriottiche. Cardini del suo programma erano la protesta contro il trattato di pace, l'esasperato pangermanismo, nazionalista e antisemita, e un vago anticapitalismo. Approfittando delle drammatiche condizioni del dopoguerra tedesco e valendosi della travolgente oratoria di H., il partito ebbe una notevole espansione, soprattutto tra gli ex combattenti e i piccolo-borghesi, e si diede un'organizzazione armata, la Sturmabteilung (SA). Approfittando della situazione creata dall'occupazione francese della Ruhr, nel novembre del 1923, il partito, del quale nel frattempo H. aveva assunto i pieni poteri, tentò un putsch a Monaco, con la complicità delle forze reazionarie bavaresi del generale Ludendorff. Una sparatoria mise in fuga gli insorti, venne decretato lo scioglimento del partito e H. fu processato e condannato a cinque anni di reclusione, ottenendo poi un condono. Nel carcere di Laudsberg, dettò al compagno di cella, Rudolf Hess, il primo volume della sua autobiografia, Mein Kampf (La mia battaglia), in cui esponeva la dottrina culminante nell'idea della superiorità della razza ariana e gettava le basi teoriche del movimento che dieci anni più tardi avrebbe rovesciato la Repubblica di Weimar. Nel 1925 procedette alla riorganizzazione del partito, abbandonando gli infruttuosi metodi dell'insurrezione violenta e adottando quelli legalitari della conquista politica del potere, guadagnando adesioni grazie a un programma che si appellava contemporaneamente all'idea nazionalista e a quella socialista. Secondo la concezione di H., nazionalismo significava l'unione di tutti i Tedeschi in una grande Germania e l'espulsione da questo nuovo Reich di tutti gli elementi estranei, innanzi tutto degli Ebrei, mentre socialismo significava "l'abolizione dei redditi non prodotti da lavoro" e "l'abolizione della schiavitù dell'interesse", uno stato corporativo, simile a quello teorizzato dal Fascismo italiano, e un'organizzazione statale dell'intera vita sociale ed economica per accrescere la potenza dello Stato. Con questo programma, soprattutto dopo la crisi economica del 1929, H. riuscì ad assicurarsi, da un lato, l'adesione dei latifondisti, degli alti ufficiali e dei grandi industriali e finanzieri, dall'altro lato, quello delle classi impoverite dalla crisi economica e la cui adesione consentì al movimento nazista di diventare un partito di massa. Nelle elezioni politiche del settembre 1930, il partito hitleriano ottenne oltre sei milioni di voti e 107 seggi, affermandosi come il secondo partito tedesco (nel 1928 era riuscito a ottenere ottocentomila voti). Nel 1932, H. raccolse tredici milioni e mezzo di voti nelle elezioni presidenziali, contro i poco più di diciannove milioni del vecchio Hindenburg. Nel corso del 1931-32 il numero degli iscritti al Partito nazista raddoppiò, raggiungendo rapidamente i novecentomila tesserati, ottenendo considerevoli successi elettorali nelle diete dei vari stati, soprattutto in Prussia. Mentre il terrorismo delle SA dominava la piazza, i gruppi politici di destra - militari, industriali, finanzieri e grandi latifondisti - si contendevano il Governo, convinti tutti di poter utilizzare i nazisti ai propri fini. Al cancelliere H. Brüning, che aveva cercato invano di sconfiggere i nazional-socialisti sul loro stesso terreno, facendo professione di acceso nazionalismo e svolgendo una politica autoritaria, nel giugno 1932 succedette il cattolico di destra F. von Papen, con il tacito accordo dei nazisti, divenuti il maggiore partito del Reichstag. Le nuove elezioni del novembre 1932 videro un parziale regresso dei nazisti che perdettero due milioni di voti e 34 seggi. In dicembre divenne cancelliere K. von Schleicher, ma i febbrili intrighi di von Papen per ritornare al potere, portarono H. ad assumere la cancelleria il 30 gennaio 1933. Nel suo Gabinetto egli incluse solo tre nazisti, su dodici ministri, tra cui figurava von Papen come vicecancelliere, ed era su costui che facevano assegnamento gli uomini della destra conservatrice per sbarazzarsi al momento opportuno dell'"isterico" H., privo oltretutto di qualsiasi esperienza di governo. Essi avevano sbagliato i propri calcoli e H. non solo non si fece mettere fuori combattimento da von Papen, ma non tardò a impadronirsi interamente del potere. Le nuove elezioni politiche erano state fissate per il marzo 1933, ma il 27 febbraio l'edificio del Reichstag prese fuoco e venne arrestato uno squilibrato olandese che vi si trovava. Hermann Göring, ministro nazista senza portafoglio, affermò che esistevano prove di una responsabilità comunista e procedette ad arrestare i capi del Partito comunista. Le elezioni si svolsero in un clima di terrorismo e di sanguinose violenze naziste ai danni degli oppositori. Nonostante le intimidazioni, il partito hitleriano non riuscì ad ottenere che il 44% dei voti, ma furono sufficienti per consentire al nuovo Reichstag di concedere poteri dittatoriali a H. per un periodo di quattro anni. La definitiva conquista del potere fu compiuta con l'abolizione di tutti i partiti d'opposizione. Nell'ottobre successivo, la Germania abbandonò la Lega delle Nazioni e la Conferenza per il disarmo. Per il mese successivo fu indetto un referendum e il 96,3% dell'elettorato diede il proprio assenso alla politica hitleriana. Nell'agosto 1934 morì il presidente delle Repubblica Hindenburg, e H. si rifiutò di succedergli. In quanto Führer e cancelliere del Reich, egli assunse ugualmente i poteri presidenziali, compreso il comando supremo delle forze armate, ottenendo il consenso del 99% dei Tedeschi con un nuovo referendum. La prima e più grave minaccia a H. e ai suoi più stretti collaboratori venne dall'interno dello stesso Partito nazista. Infatti, tra coloro che erano confluiti nel partito negli anni precedenti la sua conquista del potere, figuravano uomini come Enst Röhm che aveva comandato le prime truppe d'assalto naziste, le SA, nonché cattolici di destra legati a von Papen, militari conservatori, capeggiati da von Schleicher e social-populisti, raggruppati intorno a Gregor Strasser. Giunto al potere, H., affiancato da Göring, trovò sempre più difficile soddisfare contemporaneamente le esigenze delle due "anime" del nazionalsocialismo e apparvero sempre più intollerabili le richieste che venivano dagli uomini delle SA e dall'ala socialisteggiante del partito, che chiedevano di far seguire alla "rivoluzione nazionalista" la "rivoluzione socialista". H. si limitò dapprima ad ammonirli, poi minacciò che avrebbe "soffocato qualsiasi tentativo di disturbare l'ordine esistente" e che avrebbe agito "spietatamente contro la cosiddetta seconda rivoluzione", infine decise di liquidare i fautori della "seconda rivoluzione", passando all'azione il 30 giungo 1934, nella famosa "notte dei lunghi coltelli". Lo strumento prescelto per l'epurazione furono le SS (Schutzstaffel o guardie nere), la formazione rivale delle SA, e gli uomini della Gestapo (Geheime Staatspolizei), la polizia segreta di Stato costituita da Göring nel 1933. Si trattava di due organizzazioni altamente disciplinate, costituite da giovani che obbedivano agli ordini di H. senza discuterli, considerando legge ogni parola del Führer. Alle due del mattino del 4 giugno 1934, H., insieme con Göbbels e con due fedeli esecutori, partì da Bonn in aereo. Due ore dopo atterrava a Monaco dov'era atteso da quattro auto cariche di uomini delle SS, che partirono per Wiessee dove Röhm, Heines e altri esponenti delle SA, trovati in stato di ubriachezza, vennero arrestati e uccisi. Ritornato a Monaco, H. promulgò decreti per riorganizzare le SA e ripartì per Berlino, dove erano entrati in azione distaccamenti delle SS e dell'esercito: Klausener, capo del Partito cattolico renano, venne ucciso mentre lavorava alla sua scrivania e la stessa sorte subirono due collaboratori di von Papen, Strasser e il generale Schleicher, mentre molti capi delle SA vennero trucidati o arrestati e sottoposti a processi sommari, conclusisi con la condanna a morte. A partire da allora, il potere di H. poggiò interamente sulle SS e sull'esercito. Nel frattempo veniva introdotta la coscrizione obbligatoria, violando il trattato di Versailles. La rinascita economica del Paese venne affidata al riarmo e le posizioni-chiave monopolizzate da un gruppo ristretto, comprendente Göring, Göbbels e Himmler. Venne adottata una politica estera che consentì a H. di liberarsi di molti dei gravami imposti dal trattato di pace e di iniziare un'aggressiva politica espansionistica che ebbe come primo bersaglio l'Austria. L'assorbimento dell'Austria nella Germania (Anschluss) era un obiettivo che H. si era proposto sin dalle prime pagine del Mein Kampf e rientrava nella sua idea dello spazio vitale (Lebenstraum) tedesco, oltre che nell'idea del Grande Reich, comprendente tutti i Tedeschi d'Europa. Esso rientrava inoltre nella personale ambizione di H. di conquistare il Paese natale, così che l'Austria divenne la prima tappa del suo programma di conquiste. Fallito un primo tentativo nel 1934, per l'opposizione dell'Italia mussoliniana, nel marzo 1938 venne pronunciata l'Anschluss e l'Austria fu ridotta a una provincia del Reich. Come seconda tappa del suo disegno pangermanista, nel settembre 1938 H. attaccò la Cecoslovacchia, approfittando della debolezza franco-inglese. Concluso un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica, il 1° settembre 1939 sferrò l'attacco alla Polonia, sapendo di scatenare una nuova guerra europea. La prima fase del conflitto vide la rapida conquista della Polonia, conclusasi entro un mese, mentre l'azione di H. verso Francia e Inghilterra assunse in un primo tempo l'aspetto di una proposta di pace. Si trattava di una mossa strategica, dovuta soprattutto a ragioni di propaganda interna e per creare in anticipo un alibi al regime per i sacrifici che la guerra avrebbe richiesto alla popolazione. Inoltre per accrescere la popolarità del Führer, l'8 novembre 1939 venne inscenato un attentato: un'esplosione distrusse una birreria di Monaco pochi minuti dopo che H. si era allontanato dal locale. Dopo sei mesi d'attesa, nell'aprile del 1940, i Tedeschi occuparono la Danimarca e la Norvegia. La marcia trionfale delle armate tedesche in Europa portò nel giro di pochi mesi all'occupazione del Belgio, Olanda, Francia, Jugoslavia, Grecia, rendendo H. padrone assoluto dell'Europa. I territori conquistati vennero trattati come vere e proprie colonie di sfruttamento e ad essi venne estesa la politica di sterminio degli Ebrei già intrapresa in Germania. L'entrata in guerra della Russia e degli Stati Uniti fu fatale alla Germania. Ostinato sino all'ultimo a negare l'evidenza della disfatta, il 28 aprile 1945 H. ordinò un'ultima disperata difesa della Cancelleria berlinese, dove una settimana prima egli aveva festeggiato il suo 56° compleanno. Poiché il palazzo della Cancelleria era stato gravemente danneggiato da un bombardamento russo, egli si rifugiò in un bunker di cemento armato scavato nel giardino dove il 30 aprile, due giorni dopo la fucilazione di Mussolini, mentre le truppe russe erano ormai a pochi isolati di distanza, si suicidò insieme con l'amica Eva Braun, che aveva sposato poche ore prima. Per suo ordine, i loro corpi vennero bruciati, in modo da non lasciare alcuna traccia (V. anche NAZISMO) (Braunau, Austria 1889 - Berlino 1945).
Adolf Hitler