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Heidegger, Martin.

Filosofo tedesco. Allievo di H. Rickert a Friburgo vi si laureò e prese la libera docenza nel 1915, divenendo l'anno seguente assistente di E. Husserl nella stessa università. Successivamente fu professore a Marburgo (1923-27) e nel 1928 fu chiamato nuovamente a Friburgo per occuparvi la cattedra che era stata di Husserl. Nel 1945 fu allontanato dall'insegnamento per il suo atteggiamento favorevole, almeno in un primo tempo, al Nazismo. Massimo rappresentante dell'esistenzialismo tedesco, H. ha tuttavia, in varie occasioni, respinto la qualifica di filosofo esistenzialista, ma tale rifiuto è possibile solo per l'"intimo H.", non per l'autore di Sein und Zeit (Essere e tempo, 1927), che rimane la sua opera fondamentale. Il problema centrale della filosofia di H. è quello dell'Essere; di qui il suo rifiuto della qualifica di esistenzialista e l'affermazione che ciò che lo preoccupa non è il problema dell'esistenza dell'uomo, bensì quello "dell'essere nel suo insieme e in quanto tale". Egli opera una distinzione tra un esserci Dasein, quale immediata realtà dell'essere presente che è l'esistere come esistenza banale dell'uomo) e un'esistenza autentica, superiore, che è il rivelarsi dell'esistenza a sé stessa. Di qui il concetto di verità come rivelazione dell'ente che si scopre a partire dall'oscurità iniziale. Di fatto, almeno per quanto riguarda il primo H., questa filosofia dell'Essere assume l'aspetto di un'antropologia i cui motivi essenziali sono: l'uomo è un essere nel mondo, in questo mondo vi sono cose, strumenti la cui caratteristica è quella di essere adoperati per uno scopo, e vi sono altri uomini con cui l'uomo sta in rapporto di concordia-discordia. L'essere nel mondo è uno stato di caduta, in cui l'uomo e venuto a trovarsi, gettatovi a sua insaputa. Tale stato di caduta corrisponde all'esistenza quotidiana nella sua banalità e si tratta di un'esistenza inautentica, posta sotto l'insegna della cura o sollecitudine, che è la categoria fondamentale dell'essere umano. Dallo stato di caduta l'uomo, attraverso l'angoscia di fronte al nulla che gli dischiude la verità del proprio essere, si riscatta, trovando la propria originaria verità, ossia la propria autenticità, nella risoluzione anticipatrice della morte, che fa dell'uomo un essere libero, senza pietose illusioni, consapevole del suo essere-per-la-morte. Nel pensiero di H. vanno distinti due periodi. Un primo periodo, e un secondo periodo in cui, abbandonate le posizioni iniziali, egli nega che dalla sua filosofia sia possibile trarre una concezione umanistica o antropologica. L'H. del secondo periodo ritorna a una metafisica di tipo ontologico che ha come protagonista l'essere, mentre l'uomo è ridotto a custode di tale essere a lui trascendente. Così, mentre il primo H. era soprattutto interessato ai problemi dell'esistenza umana e descriveva il passaggio dalle forme inautentiche di esistenza a quelle più autentiche, sia pure nell'orizzonte della morte, il secondo H. rifiuta l'uomo in nome di un essere raggiungibile solo a pochi e ponendo il problema in termini essenzialmente metafisici. Ciò lo ha portato su posizioni reazionarie, in polemica contro la democrazia, la scienza, la tecnica e, più in generale, contro l'operare umano e contro il mondo moderno, accusato di realizzare il progressivo distacco dalle fonti dell'essere. Opere principali: Essere e Tempo (1927); Kant e il problema della metafisica (1929); Dell'essenza del fondamento (1929); Il mito del realismo (1936); Dell'essenza della verità (1940); Sentieri interrotti (1950); Introduzione alla metafisica (1953); Che significa pensare? (1954); Rassegnazione (1959); In cammino verso il linguaggio (1959); Il problema della Cosa (1962); Le tesi kantiane sull'essere (1962); La tecnica e la svolta (1963) (Messkirch 1889-1976).