Scrittore persiano. Di nobile famiglia iraniana, studiò in Francia e
rimase spiritualmente legato a Parigi per tutta la sua vita; pessimista di
natura, lesse soprattutto Kafka, Poe, Khayyam, Cechov, Dostoevskij, formandosi
una vastissima cultura (aveva studiato anche il medio-persiano, lingua nella
quale tradusse le opere di numerosi autori). Per compiere delle ricerche sulla
vita di Zoroastro viaggiò moltissimo in India e in altre regioni
asiatiche. Scrisse numerosi romanzi, tra i quali
La civetta cieca,
tradotto anche in italiano.
Haggi Agha (1946), un vero inno all'ipocrisia
cantato da un grosso imbroglione. Ha pubblicato anche vari libri di racconti;
tra quelli più belli ricordiamo
Il cane randagio, Tre gocce di sangue,
Sepolto vivo, Dissolutezza, Chiaroscuro ed altri nelle quali
H. fa
uso di un linguaggio volgare e di un intenso realismo. Tra le opere teatrali
merita un cenno
Parvin, dramma storico persiano. Molte delle sue opere,
che comprendono anche scritti filologici, saggi di vario genere, descrizioni di
viaggi, furono tradotte in varie lingue. Morì suicida (Teheran 1903 -
Parigi 1951).