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Hartmann, Eduard von.

Filosofo tedesco. Compiuti gli studi ginnasiali, frequentò la scuola d'artiglieria e d'ingegneria, dove ebbe i primi contatti con ammiratori e seguaci di Schopenhauer, che esercitarono una influenza determinante sulla sua formazione. Dedicatosi agli studi filosofici, nel 1867 conseguì la laurea. Due anni dopo (1869), pubblicò la sua prima e più significativa opera, Filosofia dell'inconscio. La filosofia di H., ricollegantesi a motivi di Hegel, di Schelling e, soprattutto, di Schopenhauer, rappresenta una delle più tipiche manifestazioni neo-romantiche di reazione al trionfale positivismo della seconda metà dell'Ottocento. Partendo dall'osservazione di fatti naturali, quali i fenomeni della vita organica e della vita psichica, che rivelano una intrinseca finalità, H., con una concessione solo formale alla metodologia positivistica, ritiene di poter giungere, per via induttiva, alla affermazione di un Principio Assoluto del mondo. Tale Principio è l'Inconscio. Nella sua costituzione, confluiscono i caratteri della Idea hegeliana e della Volontà di vivere schopenhaueriana. L'incontro di H. è volontà che si attua nel mondo; in essa e per essa si realizza l'Idea, come suo ineliminabile contenuto. Di qui l'alternativa pessimismo-ottimismo ricorrente nell'opera di H. Il mondo e l'esistenza sono un male radicale, se considerati nella loro immediatezza fenomenica, come prodotto del volere, ma, visti nella loro costitutiva necessità ideale, e quindi nel loro sviluppo progressivo, sono condizioni del riscatto dell'uomo, del trionfo della coscienza sulla volontà. Così, attraverso Hegel, H. ritiene di aver dato un fondamento di necessità metafisica all'ascesi liberatrice di Schopenhauer, estesa dall'individuo alla specie (Berlino 1842 - Gross-Lichterferld 1906).