Musicista tedesco naturalizzato inglese. Nato dal matrimonio del sessantenne
Georg, barbiere-medico alla corte di Sassonia, con Dorotea Taust di trent'anni
più giovane del marito,
H. è precocemente portato alla
musica, ma suo padre avversa tale vocazione non ritenendo la professione di
musicista degna di persone serie; perciò il giovane viene avviato alla
carriera giuridica. Fu il duca di Sassonia-Weissenfels che, avendo udito il
ragazzo suonare l'organo della cattedrale di Weissenfels, suggerì,
vincendo la contrarietà paterna, di fargli studiar musica; così
H., che aveva da poco compiuti gli otto anni, viene affidato alle lezioni
di Wilhelm Zachow (1663-1712), musicista illuminato, che gli insegna
contrappunto, composizione e strumentazione facendogli conoscere in pari tempo i
capolavori di tutte le scuole. A dodici anni,
H., rimasto orfano, in
omaggio alla volontà del padre, si iscrive al liceo e poi, nel 1702, alla
facoltà di Diritto di Halle; ma pensa tuttavia solo alla musica. Aveva
diciassette anni quando fu nominato organista nelle due più importanti
chiese della sua città. Poi abbandona quell'incarico e gli stessi studi
universitari per trasferirsi ad Amburgo, uno dei maggiori centri musicali
dell'epoca. La città era anche famosa per il Teatro dell'Opera retto da
Reinhard Keiser (1673-1730), il grande direttore d'orchestra e compositore;
questi gli offre un posto di secondo violino. Ad Amburgo il giovane musicista ha
modo di conoscere Mattheson e gli altri membri del gruppo amburghese che
qualcuno volle chiamare "Camerata amburghese" in ricordo della più nota
"Camerata fiorentina". Contemporaneamente prende lezioni da Keiser ed accetta
molto volentieri i consigli e i suggerimenti di Telemann e dello stesso
Mattheson. Purtroppo nel 1706 il teatro fallisce ed
H., allora, non
più trattenuto ad Amburgo perché il suo maestro Keiser è
costretto a fuggire per liberarsi dai creditori, decide di recarsi in Italia
forse sperando di essere assunto alla corte dei Medici. E, nel 1707, si mette in
viaggio per Firenze. Prima del trasferimento in Italia,
H. aveva
già composto due opere:
Almira, rappresentata con successo al
Teatro di Amburgo, e
Nera che lo stesso Keiser aveva molto elogiato.
Cimentatosi anche nella musica sacra aveva anche scritto una
Passione secondo
San Giovanni. In Italia
H. rimase quattro anni durante i quali
soggiornò a Firenze, a Roma, a Venezia e Napoli. Conobbe Agostino
Steffani, il Lotti, Alessandro e Domenico Scarlatti, Benedetto Marcello, ed
altri grandi musicisti italiani. Nel frattempo continuava a comporre;
soprattutto opere teatrali che egli riuscì anche a far rappresentare
particolarmente nei teatri di corte dove era noto come "il sassone". Tra le
opere rappresentate ricordiamo
Rodrigo (1708, a Firenze);
Agrippina (Venezia, 1709); compose anche Rinaldo, altra opera di gusto
italiano che però non venne rappresentata in Italia ma che andò in
scena, con grande successo, nel 1711 a Londra. Tornato in Germania, dopo che
Corelli, a Roma, aveva portato al trionfo i suoi due grandi oratori
La
Resurrezione e
Il trionfo del Tempo e del Disinganno, ottenne
l'incarico di maestro di cappella alla corte dell'elettore di Hannover prendendo
il posto appena lasciato dal vescovo musicista Agostino Steffani, rientrato in
Italia. Per recarsi in Inghilterra onde assistere alla prima del
Rinaldo,
H. aveva ottenuto il permesso dell'elettore di Hannover ma, poiché la
sua permanenza a Londra si protrasse oltre il previsto, perdette il favore del
potente signore tedesco che lo licenziò. Il "sassone" allora si
stabilì a Londra dove si sentiva protetto dalla regina Anna, durante il
cui regno egli poté rappresentare altre sue opere all'italiana. Ma nel
1714 la regina morì e il suo trono venne occupato proprio dall'elettore
di Hannover che assunse il nome di Giorgio I. Con il nuovo re, ancora irritato
per il comportamento di
H., le cose si misero piuttosto male per il
musicista; fortunatamente egli godeva le simpatie di molti lord inglesi che, non
solo lo aiutarono -
H. fu per tre anni organista e direttore d'orchestra
presso il duca di Chandos - ma ottennero di farlo riconciliare con il re.
Tuttavia egli stesso, per farsi perdonare dal sovrano, aveva composto una famosa
pagina strumentale, la
Wassermusik, che venne eseguita durante una
passeggiata di Giorgio I lungo il Tamigi e che il re apprezzò moltissimo.
Nel 1716, in occasione di un suo viaggio in Sassonia, l'ex Elettore condusse con
sé
H., ben felice di poter rivedere i suoi; durante la permanenza
in Germania scrisse anche una
Passione su testo di Brokes che venne
eseguita ad Amburgo quand'egli era già tornato in Inghilterra nel 1717.
Nel 1719 venne fondata a Londra l'Accademia Reale di Musica e ad
H. fu
affidato un incarico direttivo assai importante: doveva allestire le opere,
scritturare i cantanti, dirigere l'orchestra ed anche comporre un certo numero
di opere all'italiana. Fu un lavoro sfibrante a causa dell'indisciplina degli
artisti ed anche della rivalità sorta tra lui e il Bononcini, che con
Ariosti reggeva pure le sorti dell'Accademia. Tuttavia le opere da lui scritte
in questo periodo ebbero grandissimo successo e lo resero popolarissimo. Ma
l'opera italiana cominciò a stancare il pubblico e
H. si
trovò ad avere molti oppositori; la rappresentazione di
The Beggar's
Opera di Gay e
Pepusch, che metteva in caricatura l'opera
all'italiana, ebbe un tale successo che il Teatro dell'Accademia, svuotato di
pubblico, dovette chiudere i battenti.
H. si recò allora subito in
Italia per cercare opere nuove di compositori italiani; costituì quindi
un nuovo complesso di artisti e riaprì l'Accademia. L'iniziativa
incontrò per un periodo di tempo il favore del pubblico; ma questo
durò poco anche per la concorrenza di altre compagnie teatrali sorte nel
frattempo.
H. tentò ancora la fortuna dando spettacoli al Covent
Garden, il nuovo teatro di Londra, ma presto dovette cedere le armi. Oltre che
distrutto moralmente era anche rovinato finanziariamente. Da allora si
disinteressò di imprese teatrali e ricominciò a scrivere opere per
una compagnia italiana che lavorava in Inghilterra. Ma anche la sua ripresa
artistica non corrispose alle speranze. L'ultima opera
Daidamia,
rappresentata nel 1741, era andata in scena tre volte soltanto.
H. non
aveva più un soldo. Rischiò anche di venire incarcerato per
debiti; fortunatamente i suoi creditori ebbero fiducia in lui e non lo
molestarono eccessivamente. E fu un bene perché
H., animo forte e
combattivo, dopo il grandioso successo ottenuto dal suo oratorio
Il
Messia (1742), si lanciò nuovamente nella mischia, dando spettacoli,
concerti d'organo; diresse orchestre, lavorando senza sosta, senza un attimo di
respiro; a poco a poco si rimise in piedi e cominciò a soddisfare i suoi
impegni di denaro. Nel 1750 - aveva nel frattempo composto 10 oratori tra cui
Giuda Maccabeo o
Sansone - era riuscito a risanare completamente
la sua situazione finanziaria. Ma, nel 1751, mentre stava scrivendo il suo
ultimo oratorio
Jephta, si accorse che stava perdendo la vista.
Subì tre delicati interventi ma alla fine divenne cieco del tutto.
Cessò tuttavia soltanto la sua attività di compositore ma
continuò a dare concerti d'organo, a dirigere orchestre fino al momento
della dipartita. Venne sepolto nell'Abbazia di Westminster, il pantheon
londinese. Nella sua casa vennero trovati i suoi risparmi: ventimila sterline!
L'opera di
H. comprende 46 opere teatrali; 122 composizioni di musica
vocale da camera (duetti, terzetti, cantate per voce solista o accompagnata); 37
sonate per vari strumenti, suites, e fughe per clavicembalo; 18 concerti per
organo, musica d'occasione, e 32 oratori. I pregi dell'opera "all'italiana" di
H. che ha ben poco di italiano nel senso generico dell'espressione ma che
è più "personale" haendeliana - consistono particolarmente nelle
purissime melodie, nella ricca armonizzazione con modulazioni alquanto ardite
per quei tempi grazie alla continua ricerca del nuovo, dell'imprevisto nei suoi
recitativi spesso in forma di "aria" o dell'"arioso". Anche la strumentazione
è fuori del comune. Tuttavia oggi le opere di
H. non potrebbero
più essere rappresentate con successo appunto perché la concezione
operistica di
H. si allontana sensibilmente da quella che è la
vera tradizione italiana. Tra le più interessanti pagine di musica
strumentale ricordiamo: le
ouvertures delle sue opere e degli oratori,
spesso espresse nella forma adottata da Lulli: "Lento, Rapido e Lento"; ma
talvolta l'ouverture è costruita in un solo pezzo o assume l'aspetto di
un vero poema sinfonico (
Esther, Debora, Belsazar, Occasional Oratorio,
ecc.). Assai geniale appare la famosa
Wassermusik dalla strumentazione
più che notevole. Per soli strumenti a fiato è la
Firework
music scritta per essere suonata all'aperto. Innovazioni importanti furono
apportate da
H. nei
Concerti grossi; più tradizionali,
invece, i suoi
Concerti per organo. La parte più cospicua nella
produzione haendeliana è tuttavia rappresentata dagli
Oratori che
però risentono indubbiamente dell'influenza italiana e, in particolare,
del Carissimi. Essi si distinguono in
Oratori, propriamente detti,
ritenuti indipendenti dalla chiesa e dalla liturgia; e in
Passioni che,
viceversa nel concetto tedesco, sono strettamente legate al culto. La "passione"
poi, si trasforma in
Messiade quando si riferisce alla vita del Nazareno.
Tipico esempio di quest'ultima è
Il Messia. Poiché
H. ha quasi sempre preferito affidare al coro la parte narrativa,
anziché al testo per solisti, in realtà egli ha trasformato questo
genere di musica in un immenso poema drammatico, epico e descrittivo dove le
grandi verità religiose ed umane sono cantate, rappresentate e commentate
con tutto ciò che è in grado di dare una sincera emozione espressa
nel linguaggio musicale. A Londra
H. compose vari oratori per il teatro
(
Debora, Atalia, Sansone, Saul). Ma poiché essi costituivano una
forma di profanazione vennero proibiti da Gilson, allora vescovo della capitale
inglese. Ciò nonostante 16 dei 32 oratori sono di ispirazione profana, a
sfondo mitologico e allegorico (
Il Trionfo; L'Allegro, il pensieroso e il
moderato), oppure a carattere pastorale (
Aci e Galatea) o galante
(
Semele). Altri oratori profani sono:
Ercole, La festa di
Alessandro, l'"oratorio intimo"
Piccola ode a Santa Cecilia. Tra gli
oratori biblici segnaliamo:
Joseph, Israel, Jephte, Debora, Salomone,
Susanna, Belsazar, Esther, Teodora, Judas, ecc. La composizione di Jephte,
supremo testamento artistico di
H., fu interrotta dalla sopravvenuta
cecità. La maggior parte dei manoscritti di
H. è conservata
presso il British Museum di Londra; sono 97 volumi. Ricordiamo anche alcuni
titoli delle principali opere teatrali del grande sassone:
Rinaldo
(1711);
Il pastor fido (1712);
Egitto (1724);
Rodelinda
(1725);
Alcina (balletto, 1735);
Atalanta (1736);
Berenice
(1737);
Serse (1738);
Ezio e Radamisto (Halle, Sassonia 1685 -
Londra 1759).