(o
Gènghis khān). Titolo onorifico dell'imperatore dei tartari
Temucin, fondatore dell'Impero mongolico. Rimasto orfano del padre, un
capotribù della Mongolia orientale, a dodici anni ne prese il posto.
Allargò rapidamente il proprio potere conseguendo brillanti vittorie
sulle tribù rivali e arrivò a controllare nel 1203 tutta la
Mongolia orientale, e a estendere, nel 1206, la propria signoria sull'intera
Mongolia. Dopo aver unificato sotto il proprio potere tutte le tribù
mongole, Temucin, ormai chiamato col solo appellativo onorifico di
G.K.
(Sovrano potente o universale), intraprese una spedizione armata contro l'Impero
cinese, giungendo a espugnare la stessa Pechino, e ottenendo la piena
indipendenza del territorio mongolo (1215) che sino allora era soggetto a un
rapporto di vassallaggio. Intensificò allora le scorrerie verso
occidente, ed entrato in conflitto con la potenza del Khwarizm,
assoggettò (1218-25) anche vasti territori musulmani sino a comprendere
un'area che si allargava agli attuali territori dell'Afghanistan e dell'Iran.
Fedele alla tradizione guerriera mongola, si rivolse nuovamente verso Oriente.
Non riuscì tuttavia a portare a termine la conquista dell'Impero cinese.
L'impresa venne infatti interrotta dalla sua morte, nell'agosto 1227, mentre
stava avanzando nella provincia del Kansu. Sovrano autoritario e guerriero
temibile, ebbe la capacità politica e militare di conservare i vasti
territori conquistati, tanto che anche dopo la sua morte l'impero mongolo rimase
saldo, sotto l'autorità dei suoi quattro figli e la sovranità del
primogenito (1167 circa-1227).